Ni una mujer menos, ni una muerta mas.

Saranno le donne uccise a Ciudad Juarez che spingeranno l’antropologa Marcela Lagarde a introdurre in Messico per la prima volta la parola femminicidio. Tra queste Susana, a soli 36 anni.

Susana Chavez Castillo nasce il 5 novembre 1974 e inizia a scrivere a undici anni, diventando una poetessa conosciuta nella sua città, partecipando a letture e festival letterari. Nel suo blog, Primiera Tormenta, dove scrive anche dei suoi studi universitari di psicologia presso l’Universidad Autonoma de Ciudad Juárez, pubblica le sue poesie, che non riusciranno a vedere la luce prima della sua morte.

A Ciudad Juarez, al confine con gli Stati Uniti, gli USA costruiscono grandi stabilimenti industriali in cui vengono assemblati prodotti che poi torneranno al paese di origine. Qui lavorano le maquiladoras, moltissime donne, le più esposte alle violenze atroci delle bande e alla morte.
I resti di queste donne martoriate spesso vengono abbandonate ai margini del deserto, come monito a non lavorare negli stabilimenti americani. Contro questo sistema, che porterà al raggiungimento di numeri tristemente da record, lotta Susana, anche con la poesia.

Leggiamo nel suo blog che, tra le sue letture di poesia, risultano alcune presso il Comitato per le Prostitute di Juarez, durante le marce per le donne morte e scomparse della sua città. Il suo lavoro è anche presentato in Elementos, una performance di Verónica Leiton.
Sarà lei che per prima urlerà ni una mujer menos, ni una muerta mas, che diventerà lo slogan ni una menos, che diventerà uno degli slogan simbolo della quarta ondata del femminismo, e che in Italia sarà Non una di meno.

Il suo è il canto delle bambine, delle donne, delle madri, è una poesia permeata dalle immagini di un paesaggio desertifico, in cui la morte e la violenza sono ombre ingombranti costantemente presenti: he perdido la cuenta de tus huesos (ho smarrito il conto delle tue ossa) è una poesia di corpi che subiscono violenza, una poesia in cui c’è Dio ma ci sono anche i culti antichi, in un sincretismo unico.

Una delle sue poesie più famose, Donna ascia, ci lascia una immagine limpida, chiara, di una donna che lotta:

Mujer intante,
hacha
que arrastras,
que cortas lenguas esparciéndolas
en la mano de Dios que se retuerce de risa contigo.
Fugitiva de tu captura saldré
sabiendo perfectamente
que eres invencibile.

(Donna istante,/ ascia/ che trascini,/ che tagli lingue e le spargi/ nella mano di Dio che si contorce dalle risate con te./ Fuggitiva della tua cattura andrò via/sapendo perfettamente/ che sei invincibile)

Susana morirà ventuno giorni dopo Maria Escobedo Ortiz, la madre che organizzava marce e proteste in tutta Chihuahua per chiedere giustizia per il femminicidio della figlia Rubí Marisol Frayre Escobedo, a cui Susana aveva anche dedicato una poesia.
Verrà uccisa la notte tra il cinque e il sei gennaio 2011, il corpo seminudo abbandonato sulla strada, la testa avvolta in un sacco nero e una mano mozzata, come si faceva nei delitti della criminalità organizzata. I tre ragazzi accusati e poi condannati per il suo omicidio, membri della banda Los Aztecas, otterranno diverse riduzioni di pena e saranno liberi dal 2016 (uno tornerà in carcere poco dopo per possesso di droga). Le stesse autorità hanno creato ad arte una situazione fittizia, in cui Susana, un’attivista per di più lesbica, si sarebbe incontrata volontariamente con i tre ragazzi, decidendo poi di andare a casa di uno di loro: la morte sarebbe stata causata da una lite esacerbata dal mix di droghe e alcol.

Al funerale di Susana la madre lascerà sulla tomba la sua poesia Sangre, che si chiude quasi premonitore:

Sangre istante donde nazco adolorida
Nutrida de mi última presencia.
(Sangue istante nel quale nasco sofferente,/Nutrita dalla mia ultima presenza.)

La sua eredità è viva ogni volta che viene urlato ni una menos, così come dalla sua morte nasceranno le più disparate proteste e movimenti, oltre che l’ormai famosa installazione delle Zapatos Rojos, le scarpe rosse, creata da Elina Chauvet nel 2009 e per la prima volta realizzata a Ciudad Juárez.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Susana Chavez Castillo

Primera Tormenta - blogspot
Susana Chavez, Primiera Tormenta, Non una di meno, non una morta di più, traduzione, introduzione e cura di Chiara Cretello, Gwynplaine edizioni, Camerano, 2020.

Lorenzo Spurio, Susana Chávez Castillo, Quando la poesia si paga con la vita, in «Il Mangiaparole. Trimestrale di poesia, critica e contemporaneistica», edizioni progetto cultura, anno 4, n. 13, gennaio/marzo 2021.



Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024