Tanti anni fa, le donne non potevano esprimere appieno il loro pensiero, così alcune di loro decisero di farlo attraverso la pittura: una tra tutte è Eva Gonzalès.
Eva Gonzalès, considerata tra le più sensibili interpreti dell’Impressionismo, nasce a Parigi il 19 aprile del 1849, da una famiglia appartenente all’alta borghesia francese. La madre, Marie Céline Ragut, è conosciuta per essere una nota musicista belga e il padre Emmanuel, di origini spagnole, è un colto romanziere apprezzato da Émile Zola. Questo ambiente, decisamente stimolante, regala alla piccola Eva la possibilità di frequentare letterari e artisti che incentivano in lei il desiderio di diventare una pittrice.
I genitori assecondano la sua vena artistica facendola studiare, dal gennaio del 1866, presso l’atelier di Charles Chaplin, uno stimato artista dell’epoca che metteva a disposizione il suo talento per un corso di pittura rivolto a ragazze di buona famiglia, impossibilitate per via del loro sesso a frequentare l’Ecole des Beaux-Arts. Da lui, Eva apprende i primi fondamenti e le tecniche pittoriche, cominciando a esercitarsi nel disegno e nella prospettiva.
La sua prima prova è Le Chignon, un dipinto che risente grandemente dello studio accademico di Chaplin, ma che annovera quella grazia che sarà distintiva nelle sue future opere. Una grazia che denota un grande estro che, dopo un po’ di tempo, Chaplin non riuscirà più a stimolarle. Ed è a questo punto che entra in scena il celebre Édouard Manet.
Nel 1868 Manet diventa il suo maestro e con lui Eva instaura un rapporto fatto di stima reciproca e di grande intesa a livello artistico, un sodalizio quasi simbiotico e di grande produttività. La donna si dedica, soprattutto, nel disegnare interni ed esterni, ritratti, nature morte, soggetti che le permettono di catturare nella tela momenti della vita quotidiana. Tuttavia, Eva cerca di non trascurare nemmeno alcune opere di carattere mondano, come possiamo vedere nel dipinto A Loge at the Theatre des Italiens, datato 1874.
Ma Manet oltre ad apprezzarne le doti artistiche, ne apprezza anche la bellezza: come la maestosità dei suoi lunghi capelli neri e la sua pelle lattea. Ed è grazie a queste caratteristiche, e al fatto che il pittore sia da sempre sensibile al fascino femminile, che Eva diventa una sua modella, una musa che fin da subito si rivela una spina nel fianco per la favorita Berthe Morisot.
L’evidente ostilità di Morisot non ferma affatto la sua ascesa. Grazie alla guida di Manet, Eva espone per la prima volta presso il Salon de Paris nel 1870, attirando l’attenzione di critici d’arte come Émile Zola, che elogia le sue tinte fresche e diafane. Passano gli anni e Gonzalès diventa sempre più autonoma, tanto da sviluppare un proprio stile pittorico. Il cambiamento della donna viene subito colto dal celebre maestro che in breve tempo ritorna tra le braccia di Morisot. Tuttavia, Eva non si allontanerà mai dal suo eterno insegnante.
Infatti, nel 1879 sposa il pittore e incisore Henri Guérard, amico di Manet e membro del gruppo “la bande á Manet”. Malgrado la sua nuova condizione, Eva continua a godere dell’appoggio di grandi intellettuali, come Zola e Castagnary. Il talento della donna suscita sempre maggiori consensi, fino a quando nel 1882 dipinge il suo ultimo lavoro dal titolo: Nel giardino (o Colazione sull'erba, dettaglio). Il dipinto raffigura la sorella Jeanne e mostra il punto più alto a livello tecnico raggiunto dall’artista, ovvero uno sfondo indefinito, evanescente in cui viene accentuato il profilo e il busto del soggetto rappresentato.
Circa un anno dopo, la carriera della donna viene bruscamente interrotta, esattamente il 6 maggio del 1883 a Parigi, a causa di un’embolia durante il parto. Eva Gonzalès muore a soli trentaquattro anni, appena sei giorni dopo la morte del suo maestro Édouard Manet. Una morte che avanza infiniti pettegolezzi sul rapporto tra i due artisti, tanto da far supporre l’ipotesi che la donna, affranta dal dolore per la perdita del maestro, sia deceduta per lo sforzo di intrecciare una ghirlanda di fiori da portare come ultimo omaggio sulla sua tomba. Non sapremo mai se tra i due ci sia mai realmente stata una vicinanza amorosa, ma è giusto sottolineare, ed è l’unica cosa importante, che Gonzalès, con le sue opere, ha contribuito a segnare un’epoca.
Eva Gonzalès verrà sempre ricordata come una donna che si è creata il suo spazio in un mondo dominato dagli uomini, un mondo di colori che il critico Octave Mirabeau descrive alla perfezione:
Quello che più colpisce del talento di Eva Gonzalès è la sua semplicità, la sua sincerità. La sua arte non concede nessuno spazio ai sentimentalismi femminili, né desidera essere gradevole, o esteticamente piacevole eppure, che fascino squisito vi si avverte.
Tamar Garb, The Painted Face: Portraits of Women in France, 1814-1914, New Haven, Yale University Press 2007
Referenze iconografiche:
Prima immagine: Da un album di ritratti appartenuto a Édouard Manet, ritratto fotografico di Eva Gonzalès, 1870 circa. Fonte BNF. Immagine in pubblico dominio.
Seconda immagine: Eva Gonzalès, La fenêtre, 1865/1870 circa. Denver Art Museum. FOnte: Sotheby's. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2019
Ultimo aggiornamento: 2023