Regina d’Italia dal 1900 al 1946, Elena di Savoia (o del Montenegro) fu – e rimane – una delle figure più amate e destinate a rimanere nella memoria, ben oltre le generazioni che l’hanno conosciuta1. Ancor’oggi, infatti, sono numerose le istituzioni e le associazioni a lei intitolate e il suo nome rientra tra le dediche più frequenti nella toponomastica dei comuni italiani2.

Elena (Јелена Петровић Његош, Jelena Petrović-Njegoš) nacque a Cettigne, antica capitale reale dell’allora Principato del Montenegro, il 27 dicembre 1872 del calendario giuliano (8 gennaio 1873 del c. gregoriano) nella già numerosa famiglia reale di Nicola I (Nikola I Mirkov), appartenente al casato dei Petrović-Njegoš e di Milena Vukotić di Čevo. Dal carattere riflessivo e appartato, Elena ricevette sin da subito una profonda educazione, incentrata sulle lettere (si ricordino, in particolare, l’istitutrice Louise Neukomm e l’insegnante di francese Eugénie Frejainger), sulla storia patria e sulle tradizioni di famiglia e del Montenegro. Compì i suoi studi presso l’Istituto Smol’nyj di Pietroburgo, lo stesso frequentato anche da tre delle sue sorelle maggiori, collegio di studi femminili dedicato delle figlie dell’alta nobiltà e sostenuto dalla stessa zarina di Russia, che ne decideva la linea educativa e nominava la direttrice.

Quelli trascorsi nell’Istituto per nobili fanciulle furono anni cardine per la crescita e la formazione personale della futura regina d’Italia. Nonostante le difficoltà - prima fra tutte la morte della sorella maggiore Zorka (1890) - Elena portò a termine il suo percorso di studi, affiancandolo alla letteratura, alla composizione poetica e alle arti. Nei medesimi anni, Elena ebbe modo di frequentare assiduamente la corte dei Romanov, ove venne presa in considerazione quale possibile moglie per l’erede al trono Nicola, segnando il definitivo debutto nell’alta società europea dell’epoca.

L’incontro con Vittorio Emanuele III, avvenuto per la prima volta a Venezia nel 1895 in occasione dell’inaugurazione della Biennale, segnò un importante cambiamento, sia per le vicende personali dei protagonisti sia per la dinastia sabauda. Se da tempo, infatti, la regina Margherita e l’allora presidente del consiglio Francesco Crispi avevano caldeggiato l’unione con la principessa montenegrina per estendere l’influenza italiana sul paese balcanico e per rinnovare la Dinastia – indebolita, come accaduto in altre famiglie regnanti europee, dalle numerose nozze tra consanguinei –, dall'altro, quello tra il futuro re d’Italia ed Elena fu un’unione profonda, solidamente basata su un sincero sentimento d’amore.
Ufficializzato il fidanzamento nel 1896, Elena lasciò il Montenegro a bordo del panfilo reale Savoia e il 21 ottobre 1896, insieme a Vittorio Emanuele III, sbarcò a Bari dove, nella basilica di San Nicola, sarebbe avvenuta – secondo le cronache dell’epoca3 – l'abiura del credo ortodosso a favore del cattolicesimo.

Le nozze, realizzate senza particolari sfarzi in memoria della vicina sconfitta nella battaglia di Adua, furono celebrate il 24 ottobre 1896 in due momenti separati: la cerimonia civile si svolse al Quirinale, quella religiosa nella basilica romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. Dal matrimonio nacquero cinque figli: Iolanda, Mafalda (langravia titolare d’Assia dal 1940 al 1944, deceduta nel campo di concentramento di Buchenwald), Umberto (re d’Italia nel 1946), Giovanna (zarina di Bulgaria dal 1930 al 1943) e Maria Francesca.
Divenuta regina consorte nel 1900 in seguito alla successione di suo marito al padre Umberto I, Elena assunse il titolo di Regina d’Italia e, successivamente, di Imperatrice d’Etiopia (1936) e di Regina di Albania (1939).

Elena fu una personalità di primo piano nel panorama socioculturale dell’Italia novecentesca. Nel 1908 intervenne in prima persona nel soccorso e nel sostegno delle popolazioni terremotate di Reggio Calabria e Messina. Durante la Grande guerra, Elena fece l'infermiera a tempo pieno e, con l'aiuto della regina Margherita, promosse l’istituzione di un ospedale da campo sia presso il Quirinale sia presso Villa Margherita; lei stessa realizzò una "fotografia autografata" che, venduta nei banchi di beneficenza, aveva lo scopo di reperire fondi e sovvenzioni, mentre alla fine del conflitto propose la vendita di parte dei tesori della corona per contribuire all’estinzione dei debiti di guerra.
Con lo scoppio della Seconda guerra mondiale, pur ponendosi fermamente al fianco del marito, nel 1939 si rivolse alle regnanti d’Europa con un appello alla pace e nel luglio del 1943 rimproverò a Vittorio Emanuele III l’avvenuto arresto di Mussolini nella dimora reale di Villa Ada, a sprezzo del valore dell’ospitalità - qualunque sia l’ospite.

In proposito, è importante precisare il rapporto che intercorse tra la sovrana e Benito Mussolini. Elena, infatti, non nutrì mai simpatie per il dittatore italiano a cui preferì sempre rivolgersi come Signor presidente piuttosto che col termine duce, mantenendo di fatto – anche secondo le testimonianze – un rapporto piuttosto formale e distaccato. Il regime, dal canto suo, riuscì a enfatizzare a proprio vantaggio la popolarità della regina. Si ricordi, in particolare, quanto avvenuto il 18 dicembre 1935, durante la Giornata della fede. In quell’occasione Elena, patronessa dell’evento, donò il proprio anello nuziale davanti alla mole del Vittoriano e pronunciò un breve discorso agli italiani invitandoli a seguire il suo esempio per sostenere le spese della guerra d’Etiopia.

Durante il regno, la regina Elena fu anche promotrice di numerose attività benefiche, a sostegno di malati, ex-combattenti, e di ricerche e aggiornamenti professionali per la cura di malattie come il cancro, la tubercolosi e la poliomielite - attività che nel 1941 le valsero la laurea honoris causa in medicina. Il suo costante prodigarsi per il sostegno, la cura e l’assistenza dell’altro contribuì in maniera importante alla popolarità della sua figura presso il popolo e, il 15 aprile 1937, lo stesso papa Pio XI le conferì la Rosa d'oro della Cristianità, la più importante onorificenza possibile, a quei tempi, per una donna da parte della Chiesa cattolica.
Con l’abdicazione di Vittorio Emanuele III, Elena partì per l’esilio il 9 maggio 1946, ritirandosi a Villa Jela – presso Alessandria d’Egitto - fino alla morte del marito il 28 dicembre 1947.

Malata di cancro da qualche anno, tornò in Europa per le ultime cure, spegnendosi il 28 novembre 1952 a Montpellier (Francia) dove fu sepolta nel cimitero locale di Saint-Lazare fino al 2017, anno del rientro in Italia della salma e della successiva tumulazione, insieme a Vittorio Emanuele III, nella cappella di San Bernardo nel Santuario di Vicoforte.

Tra i membri di casa Savoia maggiormente ricordati e apprezzati, Elena è ancora oggi ricordata per il vivo interesse rivolto all’altro, la costante presenza accanto ai più bisognosi e per la profonda spiritualità espressa dalle sue azioni. Ne conservano il ricordo numerose istituzioni, sia pubbliche sia private, quali scuole, ospedali, associazioni oltre alle numerose intitolazioni e ai monumenti diffusi nelle diverse città. Nel 2001 la Chiesa cattolica, con l’apertura del processo di beatificazione e canonizzazione, ha dichiarato Elena serva di Dio.

Note


1 Cfr. “Prefazione di D. Agosto” in Siccardi (2002).
2 In particolare, Margherita, Elena – prima e seconda regina della proclamazione del Regno d’Italia - e la contessa Eleonora d’Arborea sono le uniche laiche tra le prime dieci figure femminili più frequenti nella toponomastica dei comuni italiani. Toponomastica femminile.
3 Da alcune documentazioni, infatti, emerge come l’abiura - necessaria per il matrimonio, sia per questioni politiche sia per esplicita insistenza della regina Margherita – sia, in realtà, avvenuta a bordo del panfilo reale durante la traversata dell’Adriatico, mentre nella basilica barese Elena abbia ricevuto solamente i sacramenti. Cfr. Regolo (2024), 180-186.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Elena di Savoia

Su Casa Savoia:
D. Mack Smith, I Savoia re d’Italia, tr. it. di A. Serafini, Milano 1992 [or. Italy and its Monarchy, 1989].

G. Oliva, I Savoia. Novecento anni di una dinastia, Milano 2018 [1998].

Su Elena di Savoia:

R. Barneschi, Elena di Savoia. Storia e segreti di un matrimonio reale, Milano 1986.

L. Regolo, La regina Elena. Una vita all’insegna dell’amore, Milano 2024.

C. Siccardi, Elena, la regina mai dimenticata, edizione riveduta e corretta, Roma 2002.

Elena di Savoia (Enciclopedia Treccani)



Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024