La storia di Simonetta Cattaneo Vespucci presenta ampi vuoti documentari. La tradizione letteraria ed artistica di stampo più simbolista e preraffaellita (nelle accezioni più ampie dei termini) 1 nata e consolidata durante tutto l’Ottocento europeo, raccogliendo la sua fama dalle fonti 400esche, riprende l’idea di Simonetta come “la donna più bella del Rinascimento Italiano”2, la musa prediletta di Botticelli 3 e di Piero di Cosimo, colei che appare nelle opere di Lorenzo il Magnifico sotto le vesti di una “chiara stella”4: la verità, seppur spiacevole - in questo caso, come per molti altri casi, misteri ed interrogativi della Storia dell’Arte - è che come ad oggi non esistano molte certezze storiche riguardo alla vita di Simonetta, così non si è in nessun modo sicuri della sua presenza all’interno di un qualsiasi dipinto o componimento prodotto da artisti e poeti durante il periodo della sua vita e negli anni immediatamente successivi. L’«impressione» intorno a Simonetta, tuttavia, trascorre sino ai media contemporanei come il nome collegato alla bellezza del Rinascimento, quando non alla Bellezza tout court.

Questa certezza - riguardante la complicazione “biografica” di Simonetta e il riconoscimento del suo volto - così comune per moltissimi personaggi storici vissuti nei secoli passati, lungi da essere un punto a sfavore nello studio e nell’approfondimento di queste tematiche, è anzi occasione per approfondire sempre più a fondo e con punti di vista sempre più diversificati una storia che, per ogni nuova scoperta portata alla luce, risulta essere sempre più complessa, stratificata e dunque, intrigante e sorprendente.

La storia di Simonetta, qui presentata, ripercorrerà le tappe fondamentali della sua vita, seguendo quindi i suoi spostamenti in tutte le città in cui ha vissuto e dove il suo passaggio ha lasciato le più interessanti tracce documentarie, letterarie ed artistiche.

Genova Simonetta Cattaneo Vespucci, nata nel 1451 secondo le fonti storiche più canoniche (o forse nel 1453, secondo un documento dell’Archivio di Stato di Firenze) e ultima dei dodici figli di Caterina Violante Spinola e Gaspare Della Volta-Cattaneo, trascorse presumibilmente i primissimi anni della sua vita nell’“aspra Liguria”5, dimorando insieme alla sua numerosa famiglia tra il palazzo di proprietà della famiglia Cattaneo a Genova e la grande villa di rappresentanza della famiglia a Fezzano, costruita intorno alla metà del ‘400 e della quale oggi non rimangono altro che poche spoglie della struttura esterna. I genitori di Simonetta appartenevano a due delle più importanti famiglie di notabili genovesi del tempo, come testimoniato dai documenti che sono giunti fino a noi - seppur in numero esiguo - che le descrivono come tra le famiglie più attive nei commerci marittimi, nella fondazione di nuove colonie e nella gestione di numerose cartelle del Banco di San Giorgio (che a quel tempo, nella zona di Genova, era secondo solo al Banco dei Medici quanto ad importanza e autorevolezza).

Inoltre, grazie alle loro abilità nell’amministrare i propri beni e alle loro competenze in campo governativo, i Cattaneo furono in grado di rivestire cariche politiche di grande rilievo come consoli, dogi e capitani marittimi. Il padre di Simonetta, Gaspare, venne nominato anziano per ben due volte nella Repubblica Ligure e fu una delle più importanti figure politiche della città di Genova. Caterina, madre di Simonetta, sposò Gaspare Cattaneo dopo essere rimasta vedova del doge Battista Campofregoso, dal quale aveva avuto due figli, Battistina (che fu mandata in sposa a Jacopo III Appiani, signore di Piombino) e Pietro, che sarebbe diventato doge di Genova nel 1450. Fu la salita al potere di Pietro Campofregoso la causa della decadenza rapida (seppur momentanea) della famiglia Cattaneo.

A causa di numerosi scontri politici ed economici tra il governo genovese rappresentato da Pietro e il re di Francia Carlo VII, Gaspare Cattaneo fu costretto ad abbandonare la città, lasciare disabitate le residenze di Genova e di Fezzano e cercare rifugio presso la corte del genero di Caterina, Jacopo III Appiani, portando con sé tutta la sua famiglia a Piombino.

Piombino Giunti i Cattaneo a Piombino tra il 1458 ed il 1459, Simonetta aveva dunque, secondo le stime storiche, circa sei anni. Fu qui che iniziò, presumibilmente, il suo percorso educativo. Alla corte di Jacopo III - una delle prime corti che recepirono e concretizzarono i nuovi stimoli culturali umanistici, tanto da diventare spunto d’ispirazione per molte influenti famiglie del tempo 6 - Simonetta venne probabilmente istruita secondo i dettami educativi ritenuti più adeguati a una giovane donna del tempo, il tutto probabilmente aggiornato rispetto alle nuovissime tendenze letterarie e filosofiche tipiche della nuova scuola umanistica 7 . Nella realtà dei fatti storici fino ad oggi conosciuti, nessun testo scritto di suo pugno è giunto fino a noi. Questo non testimonia quindi un’attività letteraria o intellettuale da parte sua, come non testimonia del resto la sua capacità effettiva di leggere o di scrivere. Sembra improbabile che nei suoi dieci anni di permanenza alla corte di Piombino, Simonetta non abbia ricevuto un’istruzione quantomeno degna di una nobildonna del tempo: come quinta figlia femmina e ultima della famiglia, non avrebbe infatti potuto essere facilmente accasata, se non attraverso una felice combinazione di bellezza fisica e vivace fascino intellettuale.

Tuttavia, qualsiasi fosse la sua condizione durante gli anni di permanenza alla corte di Piombino, il 1468 fu, in questo senso, l’anno della sua svolta sociale. Giunto a Piombino Piero Vespucci - importante politico, uomo d’affari, diplomatico e parente del famoso Amerigo - per conto di Lorenzo il Magnifico, i contorni degli accordi familiari, politici ed economici tra Appiani e Cattaneo iniziarono ad offuscarsi. Dopo la lunga permanenza a Piombino, i figli di Gaspare e Caterina erano ormai totalmente affidati alle cure ed al sostentamento di Jacopo III (tanto che, quando Piero Vespucci chiese la mano di Simonetta per il figlio Marco, la dote della ragazza venne offerta da Jacopo stesso).

Da qualche tempo, Piombino era inoltre in assiduo contatto con la signoria fiorentina, motivo per il quale Piero era costantemente presente a corte come ambasciatore: Lorenzo il Magnifico stava per diventare il reggente ufficiale della banca Medici, quindi Jacopo III, essendo a conoscenza dell’impatto economico e politico del regime mediceo sulla penisola Italiana, aveva certamente tutto l’interesse di rendersi amico del giovane che possedeva già tutte le premesse per diventare il principe perfetto della moderna corte rinascimentale 8. Tra il 1468 ed il 1469, Piero, mirando presumibilmente ad un rafforzamento dei rapporti politici ed economici fra la corte di Piombino e Firenze, combinò un ricco e prestigioso matrimonio tra suo figlio Marco e Simonetta, entrambi all’epoca sedicenni, matrimonio che fu festeggiato sia alla corte degli Appiani che a Firenze, città natale, oltre che di residenza, di Piero e Marco.

Firenze La ragione per cui Piero scelse Simonetta come sposa per Marco era molto probabilmente più pratica e “propagandistica” che genuinamente affettiva, come spesso accadeva all’epoca 9. Essendo dotata – secondo l’ispirazione di fonti poetiche sue contemporanee - di una straordinaria bellezza 10 e probabilmente vivace e istruita, Simonetta rappresentava una candidata perfetta per aggiungere lustro e splendore ai “tesori” della famiglia Vespucci. Portandola a Firenze e facendola entrare nel lignaggio del figlio, non soltanto Piero guadagnava in elogi e ammirazione da parte delle altre famiglie fiorentine, ma, diventando parente diretto degli Appiani, poteva anche godere di tutti quei privilegi che una corte raffinata come quella di Piombino poteva offrire.

A Piero e a Marco non mancarono di certo le occasioni per mostrare la nuova componente della famiglia. Tra le molte cerimonie, banchetti e festeggiamenti di quegli anni 11, un evento in particolare fu lungamente ricordato e celebrato dai poeti fiorentini: la giostra di Giuliano de’ Medici 12 - fratello di Lorenzo il Magnifico - tenutasi nel 1475. Di questo momento, altamente mondano e celebrativo, composto da una sequenza di cerimoniali e di festeggiamenti tutti organizzati per celebrare il fratello del Magnifico, Agnolo Poliziano - uno dei più illustri poeti della corte medicea - fu incaricato di narrare nei minimi dettagli tutti gli avvenimenti e i personaggi partecipanti. Nacquero così le Stanze per la giostra, dove le gesta cavalleresche di Iulo (Giuliano) si mescolano con il corteggiamento di una bellissima giovane, che si presenta come Simonetta in persona.

“ …ma là sovra Arno innella vostra Etruria sto soggiogata alla teda legittima; mia natal patria è nella aspra Liguria, sovra una costa alla riva marittima, ove fuor de’ gran massi indarno gemere si sente il fer Nettuno e irato fremere. (…) quinci il tornare a mia magione è accorto, qui lieta mi dimoro Simonetta, all’ombre, a qualche chiara e fresca linfa, e spesso in compagnia d’alcuna ninfa.”13

Questo monologo non è certamente una trascrizione fedele delle parole di Simonetta durante quell’occasione, ma piuttosto ci presenta la figura della donna attraverso lo stile del canone letterario in voga al tempo. In ogni caso, nonostante la grande considerazione che di lei avevano i poeti della corte medicea - primo fra tutti lo stesso Lorenzo, poeta, oltre che politico - in pochissimo tempo la vita di Simonetta cambiò drasticamente. Dal momento del suo arrivo a Firenze come giovane donna ricca e indipendente (considerata l’indipendenza sociale tipica delle donne di cultura genovese dell’epoca e considerata la notevole dote ricevuta da Jacopo III), Simonetta si ritrovò in pochi anni straniera in una città che la considerava e valorizzava principalmente per il suo aspetto “esotico” ed il suo portamento “alla moda” 14.

Fu quindi proprio a Firenze che il mito di Simonetta prese forma, grazie alle stesse personalità di politici, letterati ed artisti che la circondavano. Molti si sarebbero prodigati nel ritrarre la sua incomparabile bellezza e grazia in dipinti e poesie: artisti del calibro dei già citati Lorenzo il Magnifico, Botticelli, oltre al Ghirlandaio, a Piero di Cosimo, a Luigi Pulci e Poliziano. Tuttavia, nessuna delle opere di questi artisti presenta con ragionevole certezza un ritratto realistico di Simonetta: possiamo soltanto cercare somiglianze e tratti in comune in tutti i capolavori che portano il suo nome.

Epilogo Un anno dopo la giostra di Giuliano, Firenze è ancora una fucina di feste, cerimonie mondane ed eventi spettacolari, tutti volti ad affermare – e dunque continuamente consolidare – l’influenza della famiglia Medici su Firenze e su tutta la penisola. La famiglia Vespucci, però, dal punto di vista economico, non era più all’apice successo: numerosi, infatti, furono i dissesti e le sfortune finanziare che portarono Piero e Marco quasi in rovina 15.

Fu forse questo il motivo per cui entrambi non riuscirono, negli anni, a reclutare un medico sufficientemente valido per curare le malattie di Simonetta, nonostante l’aiuto economico apportato anche da Lorenzo in persona 16. Costantemente colpita da “un male” che la rendeva debole ed inferma (testimoniato anche in alcuni componimenti di Luigi Pulci 17 ), Simonetta morì il 26 aprile 1476 con solenne corteo a bara aperta – come era forse solito fare per le morti premature delle fanciulle, quasi un omaggio estremo a una bellezza in fiore duramente interrotta – e venne seppellita con il compianto di tutta la città nella Chiesa di Ognissanti di Firenze. La tomba di Simonetta non è più chiaramente rintracciabile tra le sepolture presenti nella chiesa. Come in vita Simonetta fu elogiata per le sue virtù di perfetta dama di corte, così in morte la sua figura fu elevata al grado massimo di armonia e di raffinatezza di ispirazione classica, tipica del gusto rinascimentale fiorentino, e sublime anche per quel connubio fra bellezza, giovinezza e nostalgia suscitata da una morte precoce; tema che avrà molta fortuna proprio durante quell’Ottocento letterario che la renderà immortale:

“Sembra quasi che distruzione di documenti, smarrimenti, errori fuorvianti abbiano voluto svincolare dalla storia la figura di Simonetta per aprirle la porta del mistero e del mito”.18

Note


1 Da H. BIRCHALL, I preraffaelliti, Taschen, 2016
2 Riferimento a R. FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001, pag.9-10, pag.44-45
3 Da J.L ALLAN, Simonetta Cattaneo Vespucci. Beauty, Literature, Politics and Art in Early Reinassance Florence, University of Bristol, 2014
4 Lorenzo de’ Medici, primo sonetto del suo Commento
5 Riferimento a A. POLIZIANO, Stanze per la Giostra di Giuliano de’ Medici, Primo Libro, ottava 51, 1478
6 Riferimento a R. FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001, pag.26-27 e da P. MELI e S. TOGNETTI, Il Principe e il mercante nella Toscana del Quattrocento, il Magnifico signore di Piombino Jacopo III Appiani e le aziende Maschiani di Pisa, Olschki, 2006
7 Da R. FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001 e da M. VANNUCCI, Le Donne di casa Medici, da Contessina de’ Bardi ad Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina, tutte le protagoniste della storia della grande famiglia italiana, Newton Compton, 2011
8 Da J. M. NAJEMY, Storia di Firenze, 1200-1575, Einaudi, 2014
9 Da J. LUCAS-DUBRETON, La vita quotidiana a Firenze ai tempi dei Medici, Rizzoli, 1991
10 Nei suoi componimenti, Poliziano descrive spesso Simonetta come dotata di una bellezza sfolgorante, degna di nota tra tutte le dame fiorentine del tempo.
11 Da P. VENTRONE, Le temps revient: 'l tempo si rinuova: feste e spettacoli nella Firenze di Lorenzo il Magnifico: Firenze, Palazzo Medici Riccardi, 8 aprile - 30 giugno 1992, Silvana Editoriale, 1992
12 Da R. GUARINO, Teatro e culture della rappresentazione: lo spettacolo in Italia nel Quattrocento, Il Mulino, 1988
13 Riferimento a A. POLIZIANO, Stanze, ed. di riferimento S. ORLANDO, Poesie Italiane, Rizzoli, 1988
14 Da R. FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001
15 Riferimento a R. FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001, pag. 33
16 Riferimento a R. FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001, pag. 100/105
17 In particolare, B. PULCI, Venite sacre e gloriose dive, riportato in A.NERI, La Simonetta, in “Giornale storico della letteratura italiana”, V; 1885, pp. 131-147
18 Riferimento a R. FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001, pag. 15


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Simonetta Vespucci

RACHELE FARINA, Simonetta, Una donna alla corte dei Medici, Bollati Boringhieri, 2001
GAIA SERVADIO, Il Rinascimento allo specchio, Salani, 2007

JOHN M. NAJEMY, Storia di Firenze, 1200-1575, Einaudi, 2014

JUDITH RACHEL ALLAN, Simonetta Cattaneo Vespucci. Beauty, Literature, Politics and Art in Early Reinassance Florence, University of Bristol, 2014

MARCELLO VANNUCCI, Le Donne di casa Medici, da Contessina de’ Bardi ad Anna Maria Luisa, Elettrice Palatina, tutte le protagoniste della storia della grande famiglia italiana, Newton Compton, 2011

JEAN LUCAS-DUBRETON, La vita quotidiana a Firenze ai tempi dei Medici, Rizzoli, 1991

PAOLA VENTRONE, Le temps revient: 'l tempo si rinuova: feste e spettacoli nella Firenze di Lorenzo il Magnifico: Firenze, Palazzo Medici Riccardi, 8 aprile - 30 giugno 1992, Silvana Editoriale, 1992

PATRIZIA MELI e SERGIO TOGNETTI, Il Principe e il mercante nella Toscana del Quattrocento, il Magnifico signore di Piombino Jacopo III Appiani e le aziende Maschiani di Pisa, Olschki, 2006

RAIMONDO GUARINO, Teatro e culture della rappresentazione: lo spettacolo in Italia nel Quattrocento, Il Mulino, 1988

HEATHER BIRCHALL, I preraffaelliti, Taschen, 2016



Voce pubblicata nel: 2016

Ultimo aggiornamento: 2024