Nata in Martinica il 12 ottobre 1896 e qui morta il 16 febbraio 1985, Paulette Nardal è stata una giornalista e attivista per i diritti delle donne e dei neri.
Prima studentessa di colore alla Sorbona di Parigi, prima giornalista nera in Francia, cofondatrice della Revue du Monde noir, segretaria parlamentare dei deputati Joseph Lagrosilliere e Galandou Diouf, nella resistenza sotto il regime dell’ammiraglio Georges Robert durante la seconda guerra mondiale, fondatrice del Coro Joy of Singing (La gioia di cantare).
Paulette è stata l’ispiratrice misconosciuta e spesso dimenticata della “negritudine”, vale a dire di quel movimento culturale e letterario nato in Francia negli anni Trenta, teso a valorizzare la ricchezza della cultura nera e la lotta contro il colonialismo ed il razzismo. Césaire, tra i fondatori del movimento, così definisce la negritudine: «Il semplice riconoscimento del fatto di essere neri, e l'accettazione di questo fatto, del nostro destino di neri, della nostra storia e della nostra cultura». Paulette Nardal non fu l’unica donna a plasmare il pensiero francofono nero, ma fu, in particolare, pioniera nella promozione dell'identità e della cultura afro-caraibica, facendo da apripista a molte idee che furono sviluppate dagli intellettuali della negritudine.
Paulette è la primogenita di sette sorelle, nata in una famiglia borghese, dove sono coltivate l’arte, la musica e la letteratura. Suo padre, Paul Nardal, i cui genitori erano stati schiavi, fu il primo ingegnere nero nei lavori pubblici sull’isola. Lavorò per 45 anni al Servizio Coloniale dei lavori pubblici. Supervisionò i lavori sul bacino idrico di Évêché, sul ponte Absalon a Fort-de-France e su parte della chiesa di Duco, che fu parzialmente distrutta da un ciclone nel 1903. Insegnante di matematica e fisica, Paul ha formato diverse generazioni di ingegneri martinicani. Ricevette le Palmes Académiques e la Legion d’onore, e gli è stata intitolata una strada della città. Sua madre, Louise Achille, una donna di razza mista, era maestra di scuola e insegnante di pianoforte. La sua bisnonna Sidonie Nardal era nata schiava.
Dopo i primi studi in Martinica, Paulette arriva a Parigi nel 1920, diventando la prima studentessa nera della Martinica presso l’Università La Sorbona. Nella Parigi degli anni Venti e Trenta si erano affermati molti intellettuali ed artisti neri. Erano gli anni in cui Josephine Baker trionfava sulle scene. In quegli anni, Paulette subisce l’influenza degli scrittori dell’Harlem Renaissance, revival intellettuale e culturale della musica, della danza, dell’arte, della moda, della letteratura, del teatro, della politica e degli studi afro-americani centrato ad Harlem, Manhattan, New York City. La giovane studentessa frequenta regolarmente Le Bal Nègre, un club di danza e jazz dove si riuniscono persone di colore, il che le permette di rimanere in contatto sia con la diaspora nera che con l’Africa.
Si laurea in letteratura inglese con una tesi sul romanzo americano La capanna dello zio Tom (pubblicato nel 1852), scritto da Harriet Beecher Stowe, promotrice della causa abolizionista. Scrittrice prolifica, Paulette Nardal pubblica racconti, saggi, articoli e anche una guida turistica della Martinica (che le è commissionata dal governo francese nel 1931). Insieme alle sorelle Jane e Andrée, nel 1929 apre il Salon de Clamart (graziosa cittadina vicino Parigi), dove ogni domenica pomeriggio sono ospiti diversi intellettuali, tra cui Les Trois Pères, cioè i tre riconosciuti padri fondatori della negritudine: Aimé Césaire, Léon-Gontran Damas e Léopold Sédar Senghor (a cui si deve anche l’avere coniato il termine “Négritude”). Insieme alle sue sorelle, scrittrici e traduttrici, nel 1931 Paulette fonda la rinomata rivista La Revue du Monde Noir. Su tale periodico, che esce in formato bilingue, inglese-francese, pubblica articoli di capitale importanza per la causa della negritudine, tra cui “L’Éveil de la Conscience de Race”. Lo scopo del periodico è di creare un legame intellettuale e morale tra i neri di tutto il mondo. Il suo motto è: “Pace, Lavoro e Giustizia”.
Siamo nell’epoca del colonialismo in Africa e della discriminazione razziale negli Stati Uniti e nelle Indie Occidentali, e nel Salone di Clamart si discute vivacemente. Oltre ai tre citati, molti altri intellettuali neri visitano il Salone. Tra di essi: Jean-Price Mars, René Maran, Marian Anderson e Marcus Garvey.
Le idee espresse da Nardal in tale rivista ispirano gli autori di Légitime Défense, un manifesto che ha guidato il movimento Négritude in Martinica. Nelle sue opere Paulette si occupa anche di genere, è una precoce scrittrice intersezionale e voce unica nel movimento Négritude dominato dagli uomini, ai quali non risparmia la critica di trascurare le donne nere e di concedere privilegi agli scrittori maschi neri, attraverso successi e riconoscimenti. In effetti, non riceverà mai alcun riconoscimento per il suo lavoro visionario, nonostante sia l’unica donna a scrivere sul giornale L’Étudiant Noir, una pubblicazione che vede solo due numeri e che viene fondata da Aimé Césaire, uno de Les Trois Pères nel 1935, in piena invasione dell’Etiopia da parte dell’Italia.
Ne La revue du monde noir, che ebbe breve vita, Paulette e le sorelle scrivono articoli che esplorano la condizione delle donne nere in tutta la diaspora. La pubblicazione si interrompe nel 1932, dopodiché Paulette comincia a lavorare come segretaria all’Assemblea Nazionale Francese. Partecipa convintamente alle manifestazioni di protesta contro l’invasione dell’Etiopia da parte dell’Italia di Mussolini.
Persuasa che le donne nere subiscano una doppia discriminazione e che perciò debbano solidarizzare tra loro, è molto attiva in varie organizzazioni femministe tra cui Ad Lucem Per Caritatem e l’Union Féminine Civique et Sociale. Ella afferma:
Le donne di colore che vivevano sole nella metropoli, meno favorite fino all’Esposizione Coloniale rispetto alle loro controparti maschili di facile successo, sentivano molto prima di loro il bisogno di una solidarietà razziale che non sarebbe stata solo di ordine materiale; è così che si sono risvegliate alla coscienza razziale.
Un suo racconto breve del 1929, En Éxil, mostra la donna nera come delicata, sensibile ed emotiva, ritratto molto raro all’epoca. Insieme alle due sorelle nella Parigi tra le due guerre crea la rivista femminista La Femme dans la Cité. Nel 1939, Paulette Nardal fugge dalla Francia per via della seconda guerra mondiale in corso.
Nel 1941, la nave Bretagne, che viaggia sotto la protezione della Croce Rossa e la sta riportando dalla Martinica in Francia, viene attaccata da una nave di guerra tedesca mentre si trova al largo delle coste inglesi e Paulette si salva per miracolo saltando su una scialuppa di salvataggio. Nella caduta si frattura entrambi i ginocchi e viene ricoverata in un ospedale in Inghilterra. Rimarrà invalida per il resto della sua vita. Ciò non le impedisce di tornare in Martinica e stabilirsi a Fort-de-France, dove lavora come docente di inglese per i dissidenti che sostengono il generale De Gaulle. Nel 1944 fonda un nuovo giornale, Le Rassemblement féminin, attraverso il quale incoraggia le donne ad esercitare il diritto di voto acquisito alle elezioni del 1945 e del 1946.
Proprio nel 1946, Paulette viene nominata delegata all’ONU. Redige una storia sull’eredità musicale della Martinica, come suo contributo alle celebrazioni per il centenario dell’abolizione della schiavitù sull'isola (avvenuta nel 1848). Si batte per la causa dell’istruzione, convinta com’è che essa, insieme alla partecipazione politica delle donne, sia un formidabile strumento per combattere il patriarcato. Nel 1954 fonda anche un coro, “La joie de chanter”, per promuovere e preservare la musica tradizionale di origine africana, tra cui canzoni popolari, spiritual, canzoni classiche e sudamericane.
Nel 1956 un incendio devasta la sua casa e distrugge i suoi archivi. Nel 1963 in una lettera, Paulette spiega di essere stata defraudata delle sue idee da Césaire, Damas e Senghor. Scrive:
Césaire e Senghor hanno ripreso le idee che noi brandivamo e le hanno espresse con molta più energia, eravamo solo donne! Abbiamo tracciato i sentieri per gli uomini.
Questa pioniera della coscienza nera francese sarà perlopiù cancellata dalla storia del movimento, anche se i suoi fondatori le hanno reso degli omaggi discreti. Césaire ha fatto affiggere il suo nome su una piazza di Fort-de-France. Senghor di lei ha scritto «Ci ha consigliato nella nostra lotta per la resurrezione della negritudine».
Paulette Nardal non si è mai sposata. Muore a 88 anni, nel 1985. Nel 1992 le città di Parigi e di Clamart decidono di dedicare delle strade al suo nome.
Le sue posizioni politiche sono state talvolta fraintese o considerate ambigue nei confronti della colonizzazione francese, perché Paulette amava la Francia, la sua cultura e l'accoglienza che riservava ai neri. Era cattolica e non metteva in discussione l’idea di civiltà legata a quella della colonizzazione. Non è un caso che Paulette sia stata sponsorizzata dall’Association Universitaire Catholique des Laîques Missionnaires per recarsi in Belgio a parlare dell’importanza dell'indipendenza dell’Etiopia di fronte all’invasione italiana. Date le sue posizioni riformiste moderate, si potrebbe dire che ha difeso una “negritudine di destra”.
Il 26 agosto 2024, per l’apertura dei Giochi Olimpici di Parigi, è emersa dalle acque della Senna la statua di Paulette Nardal, unica donna nera tra le dieci “donne d'oro” in piedi, riconosciute dalla Francia davanti agli occhi di tutto il mondo. Tutta la sua famiglia ne conserva la memoria e dalla sua morte si batte per il suo ingresso nel Panthéon di Parigi.
Documentari Paulette Nardal, la fierté d’être négresse, scritto e diretto da Jil Servant, 25 agosto 2005 (Francia). Luoghi delle riprese: Martinique, Départements d’Outre-Mer, Francia. Azienda produttrice: Les Productions de la Lanterne.
The Nardal sisters, the forgotten Ones of Negritude, diretto da Marie-Christine Gambart, Martinica 2023.
Nella versione francese : Les soeurs Nardal, les oubliées de la négritude, 12 marzo 2023 (Francia).
Libri
Denean Sharpley-Whiting Tracy, Negritude Women, University of Minnesota Press 2002.
Documenting First Wave Feminisms. Volume 1: Transnational Collaborations and Crosscurrents, University of Toronto Press 2012.
Grollemund Philippe, Fiertés de femme noire: Entretiens / Mémoires de Paulette Nardal, L’Harmattan, Paris 2019, pp. 197-202.
Jill Richards Juno, The Fury Archives. Female Citizenship, Human Rights, and the International Avant-Gardes, Columbia University Press 2020.
Nardal Paulette, Beyond Negritude. Essays from Woman in the City, T. Denean Sharpley-Whiting, State University of New York Press 2014.
Siti web
Paulette Nardal, pionnière méconnue de la négritude - Afriquinfos
Etienne Lock, Paulette Nardal - Black Past
Paulette Nardal's 125th Birthday - Google Doodle
Jeanne and Paulette Nardal: the Forgotten Figures of the “Négritude” Movement - HERStory
La passeggiata Jane e Paulette Nardal - iGuzzini
Paulette Nardal – the original intersectional intellectual? - Intellectuals and the Media in France
Robert P. Smith Jr., Black like that: Paulette Nardal and the negritude salon, in «CLA Journal», 45(1), 53–68
Trois écrivains de la négritude font leur entrée dans la Pléiade - Libération
La « Joie de chanter » honore sa fondatrice, Paulette Nardal
Paulette Nardal, passeuse et pionière de la négritude - Fondation Pour La Mémoire De l'Esclavage
Lucia Gangale, La riscoperta di Paulette Nardal, pioniera della negritudine - NoiDonne
Norman Ajari, Paulette Nardal, l’intellectuelle martiniquaise adepte d’une négritude “de droite” - philosophie
Afro-Literati. The Nardal Sisters and the Négritude Movement - The Republic
Femmes en Négritude : Paulette Nardal et Suzanne Césaire - Cairn.info
Paulette Nardal, une femme “evoluée” - Colorado College
Paulette Nardal, pionnière méconnue de la négritude - the Conversation
Clara Palmiste, Analyse du rapport de Paulette Nardal sur le féminisme colonial (1944-1946) par une approche postcoloniale et intersectionnelle - Flamme
Voce pubblicata nel: 2025