"Una scribacchina": così la critica fascista definì Paola Masino e Mussolini indirizzò un telegramma di congratulazioni al critico Leandro Gellona che aveva “stroncato” nel 1933 il suo romanzo Periferia, classificatosi al secondo posto al Premio Viareggio. Da quel momento le sue opere restarono sempre sotto stretta osservazione del regime.
Paola fu un’intellettuale eclettica. Scrisse racconti, poesie, romanzi, libretti d’opera e collaborò a svariate riviste e giornali, conducendo anche programmi radiofonici.
Figlia dell’aristocratica Luisa Sforza e di Enrico Masino, funzionario del Ministero dell’Agricoltura, era nata a Pisa il 20 maggio 1908 ed era cresciuta in un ambiente familiare intriso dalla passione per la musica e la letteratura. Sin da piccola il padre la portava con sé nei circoli dei letterari, l’accompagnava negli studi dei suoi amici pittori per spronarla a dipingere, le dava le prime nozioni di archeologia. Così, sin da giovanissima, Paola si accostò alla lettura della Bibbia, del Corano, delle opere di Dostoevskij e di Shakespeare, ascoltando inoltre la musica di Beethoven, Mozart e Wagner.
A soli 16 anni scrisse Le tre Marie, un dramma di tre donne: una madre, una sorella e una moglie di un “grand’uomo”, un genio che però le tiene soggiogate.
Al secondo anno di liceo venne rimandata in fisica ed in matematica. Decise così di interrompere gli studi, ma non la sua preparazione culturale autonoma e la sua opera di scrittrice.
Nel 1927 incontrò Massimo Bontempelli, più grande di lei di ben 30 anni e, nonostante l’ostilità dei suoi familiari, Paola iniziò con lui una relazione ed anche una collaborazione letteraria alla rivista «900» diretta proprio dal suo compagno. Grazie a questa relazione Paola poté avvalersi di libertà difficili da conquistare per una donna dei suoi tempi. Viaggiò con lui per l’Europa, allargando così i suoi orizzonti ed entrando in contatto con artisti di spessore come Moravia, De Chirico, Marinetti, Pirandello. Tenne inoltre una fitta corrispondenza con quasi tutte le scrittrici italiane del suo tempo: Alba De Cespedes, Anna Maria Ortese, Maria Bellonci, Sibilla Aleramo, Anna Banti, Luce d’Eramo, Ada Negri, Natalia Ginzburg e Gianna Manzini.
Scrisse tantissimo… articoli, collaborazioni con riviste, appunti, ma i suoi scritti migliori videro la luce fra gli anni ‘30 e ’40 e le sue opere principali furono: Decadenza della morte, raccolte di poesie e prose del 1931; Monte Ignoso dello stesso anno, un romanzo in parte autobiografico che fu stroncato dalla critica ed in particolare da Gadda e subito liquidato dalla critica fascista; Periferia (1933); Racconto grosso ed altri(1941); Nascita e morte della massaia (1945); Memoria di Irene (1945); Poesie (1947).
Anche lei, come tante, non resistette alla tentazione di firmare utilizzando un nome maschile e nel 1927 pubblicò il sonetto Aspirazione firmandolo Paolo Masino.
Insieme ad altri fondò nel 1944 il settimanale «Città» su cui aveva una rubrica fissa, Dragon, e in cui scriveva anche di politica con interventi a favore della Repubblica, sostenendo la mobilità civile degli intellettuali ma dichiarando al contempo che a loro doveva essere lasciata ampia autonomia di espressione anche in contrasto con la “politica culturale” dei partiti di quel periodo.
Dagli anni Cinquanta in poi su di lei si spensero i riflettori: il suo nome non compare in alcuna storia della letteratura se non come curatrice delle opere di Bontempelli.
L’archivio di Paola Masino presso l’Università La Sapienza di Roma costituisce oggi un patrimonio letterario di notevole importanza. Lei stessa lo aveva ordinato e diviso in fascicoli come se avesse voluto tramandare ai posteri la sua figura di donna, di scrittrice, di intellettuale. Aveva sicuramente avuto la consapevolezza di appartenere alla categoria delle autrici “difficili, che vendono poco”, e di essere stata una persona imbrigliata in un eterno conflitto: l’ambizione di essere un’artista e il destino di essere una donna.
E proprio questo conflitto è quello che chiaramente traspare nel suo romanzo Nascita e morte della massaia. La storia è quella di una ragazzina che, per sfuggire alla quotidianità, si rifugia in un baule “pieno di brandelli di coperte, di tozzi di pane, di libri e di relitti di funerali” per uscirne al raggiungimento della maggiore età, sposarsi e dedicarsi alla cura della casa, affrontando il duro lavoro di massaia.
La Massaia non ha nome, non ha tempo né luogo, si “forma” da sola in un baule e appena ne esce viene fagocitata dagli obblighi di una perfetta donna di casa. Tra fatiche e impegni sente sempre il richiamo del baule dove da sola era riuscita a crescere spiritualmente. Una donna che rifiuta la maternità per non sentirsi solo corpo, “materia che genera materia”. La Massaia con la morte ritrova il suo riscatto. La fine della sua vita terrena è anche l’unico modo che le consentirà di staccarsi dalla promiscuità dell’esistenza e tornare, finalmente libera, alla dimensione spirituale. E in questo libro, che è “un’allegoria sulla condizione femminile”, c’è lei, Paola Masino, scrittrice ed intellettuale ma anche donna che governa la sua grande casa veneziana e che si dedica al suo uomo.
Quando nel 1982 la casa editrice La tartaruga ripubblica Nascita e morte della massaia, le recensioni si rendono subito conto della modernità del romanzo.
E ancora oggi, in questa era di donne “multitasking”, risuona attualissima la rabbia della Massaia che rivolgendosi a Dio così l’apostrofa: “Dovevi dimostrarmi che anche nel rammendare una calza si può trovare un universo, non farmi intendere che ho lasciato l’universo per rammendare calze!”.
Paola Masino fa parte di quella folta schiera di autrici purtroppo dimenticate e coperte dalle coltri dell’oblio.
Nessuna strada è a lei intitolata e la ricorda solo una targa commemorativa nella casa in cui visse a Roma insieme a Massimo Bontempelli.
Francesca Bernardini Napoletano (a cura di), L’archivio di Paola Masino – Inventario, Ministero per i beni e le attività culturali Direzione Generale per gli Archivi 2004, Pubblicazioni degli Archivi di Stato Quaderni della Rassegna degli Archivi di Stato 105
Marinella Galateria, Italiane, volume II pag. 103-104, Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento per le Pari Opportunità
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Referenze iconografiche: Paola Masino, 1937, foto di Ghitta Carell. Archivio di Alvise Memmo. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2015
Ultimo aggiornamento: 2023