Tra gli spiriti liberi che contribuirono alla rivoluzione impressionista si contano numerose donne; in particolare è giusto ricordare Berthe Morisot e Mary Cassatt, insieme a Eva Gonzalès, Marie Bracquemond, Anna Ancher, Hanna Pauli, Laura Knight.
Come l’amica Berthe Morisot, anche Mary Cassatt non è una semplice supporter del movimento impressionista e non dipinge per semplice diletto: entrambe hanno un percorso artistico certificato, sono in prima fila nell’organizzare gli eventi e – fatto che maggiormente scandalizza la società del tempo – vendono le proprie opere anziché farne omaggio.
Mary Cassatt nasce in Pennsylvania da famiglia benestante e riceve in privato una cultura cosmopolita; come altre signorine di buona famiglia, aggiunge alla conoscenza delle lingue straniere anche la pratica di alcune tecniche artistiche; una volta cresciuta frequenta l’Academy of the Fine Arts, dove conosce le sorelle Alcott, con le quali condivide ambizioni artistiche e idee di libertà femminile. Questa scuola non assicura un vero e proprio titolo, ma Cassatt è determinata a diventare qualcosa di più che una dilettante, anche a costo di attirarsi l’ostilità del padre. Sono gli anni della guerra di Secessione, al termine della quale Mary inizia una serie di viaggi di studio in Europa. L’arte degli spagnoli e del Rinascimento italiano riaffiorerà spesso nella sua opera, che pur aderendo all’Impressionismo si caratterizzerà sempre in modo assai personale.
Finalmente, aiutata dalla madre e dalla sorella, la pittrice vince la resistenza paterna e si stabilisce a Parigi con le donne della sua famiglia e alcune amiche. Qui prende lezioni da alcuni artisti affermati: Jean-Léon Gérôme, Charles Chaplin, Thomas Couture. Fino ai primi anni ‘70, le opere della pittrice non si discostano molto dalla tradizione e vengono accolte nelle principali esposizioni; ma l’autrice percepisce sempre di più il clima antiaccademico e aspira a nuovi modi espressivi.
Al suo rientro in patria, il padre rifiuta di sovvenzionarla per i materiali che le occorrono, compromettendo il suo lavoro. Alcune vendite fortunate le permettono di ripartire per l’Italia e la Francia, dove si stabilisce; nel 1874 conosce di persona Degas, di cui è grande estimatrice. Presto entra in contatto con gli altri Impressionisti e collabora attivamente alle mostre successive.
Per una donna è considerato biasimevole intrattenersi nei café con gli altri artisti, perciò Mary frequenta soprattutto il Louvre: questo spazio ospita tanti studenti – soprattutto donne – che si esercitano nella copia dei classici e animano il dibattito cittadino sull’arte. A Parigi la pittrice polemizza aspramente con chi cura le mostre, dove le artiste riescono a esporre solo se hanno qualche protezione in giuria. Sperimentata l’ostilità dell’ambiente lavorativo, fortemente maschilista, Mary vede anche il matrimonio come un’istituzione troppo costrittiva per la creatività femminile. Probabilmente anche per questo motivo, la particolare affinità con Degas non conduce ad altro che ad una profonda amicizia.
Parallelamente l’intenso rapporto con la madre e con la sorella Lydia, da sempre il suo punto di maggior forza, si conferma per lei il riferimento principale; del resto Mary dimostra sempre grande apertura nelle relazioni fra donne, cementando una vera amicizia con Berthe Morisot e incoraggiando a sua volta le più giovani; non solo coltiva il loro talento, ma le invita soprattutto a seguire la propria inclinazione e a conquistarsi autonomia stilistica e di pensiero.
Cassatt è molto attiva anche nel mercato d’arte; negli anni ‘80 organizza negli USA la prima mostra impressionista, che costituisce il nucleo originario delle attuali raccolte americane. Grazie al suo impegno instancabile, alle sue relazioni e alle sue doti imprenditoriali, il movimento impressionista ottiene oltre oceano incredibile risonanza. Sul finire del secolo il gruppo si scioglie, ma Mary mantiene i contatti soprattutto con Renoir, Monet e Pissarro. Nel 1891 si apre la possibilità, per Mary, di esporre da sola a Parigi: come sottolinea Martina Corgnati, è la prima mostra personale della storia dedicata a una donna, e l’occasione si rivela un grande successo.
Al periodo centrale della sua attività, più intensamente impressionista, risalgono opere in cui prevalgono la resa disfatta dei contorni e l’appiattimento spaziale. Tuttavia, in generale l’artista americana resta abbastanza legata alla messa in posa dei suoi soggetti e alla definizione del disegno; inoltre, diversamente da altri Impressionisti, sembra preferire ambientazioni d’interno, con illuminazioni radenti appositamente costruite. Mary non ama molto l’arte di alcuni movimenti che si profilano all’orizzonte, come i Fauves, mentre è fortemente attratta dalla sintesi del tratto e dalla freschezza espressiva dell’arte orientale; pratica la pittura a olio ma anche tecniche come il pastello e l’incisione (acquaforte e xilografia). Le sue opere riguardano, più che il paesaggio, le scene familiari e il vissuto quotidiano. Rispetto a Morisot, che avvicina i propri soggetti basandosi prevalentemente sulla percezione ottica, Mary trasmette anche il suo giudizio sul mondo circostante, come accade nella nota ironica del quadro Donna in nero all’Opera del ‘79: la scena si svolge a teatro, dove la spettatrice ignara viene osservata a sua volta da un uomo seduto in un altro palco.
Particolarmente nuovo appare il tema della maternità che, liberato dai tradizionali riferimenti alla Madonna col Figlio, si concentra invece sulla relazione materna in quanto tale, fatta di accudimento, di sguardi e di contatti elementari; la pittrice supera anche la visione pseudo neutrale dell’iconografia tradizionale, per lo più centrata sul rapporto madre-bambino, per dare maggiore risalto allo scambio che avviene tra madre e figlia. Spesso prende a modelle Berthe Morisot con la figlia Julie, ma si sofferma anche su altre donne e le loro bambine, quasi a voler interrogare meglio questo specifico versante della relazione materna.
Mary sottopone il proprio lavoro a continua revisione e si cimenta nelle nuove tecniche; si interessa alle tendenze emergenti senza rinunciare al proprio giudizio critico: è assai attratta dai grafismi giapponesi e dall’Art Nouveau, ma respinge la novità di Matisse; descrive l’universo materno ma rifiuta il sentimentalismo; ammira vivamente Degas ma prende le distanze dal suo antisemitismo, emerso nel ‘94 a proposito dell’affaire Dreyfus. Anzi, in questa occasione la pittrice denuncia la campagna razzista e nazionalista scatenata contro il capitano ebreo. Inoltre, pur rimanendo ai margini rispetto al movimento femminista, Mary appoggia molteplici iniziative suffragiste. Lo dimostra anche la decorazione murale (perduta) allestita per l’Esposizione Mondiale Colombiana del ‘93 presso il Woman’s Building di Chicago. Il murale, sotto forma di trittico, affrontava il tema dell’evoluzione femminile nella storia. La scena del pannello centrale presentava alcune donne intente a cogliere frutti dall’albero mitico della conoscenza, ed era un omaggio ad un lavoro dell’amica Berthe sullo stesso tema.
Nel 1910 un viaggio in Egitto coincide con il rallentamento della sua attività, che viene definitivamente interrotta per la perdita progressiva della vista; tuttavia la pittrice non smentisce i suoi principi e partecipa con diverse opere a una mostra di sostegno per il voto alle donne. Nel corso della sua carriera Mary Cassatt ottiene onori e riconoscimenti sia negli Stati Uniti – dove viene salutata come l’artista americana più rappresentativa – che in Francia, dove riceve la Legion d’Onore.
Ravenni, Enrica, L’arte al femminile. Dall’Impressionismo all’ultimo Novecento, Roma 1998: ed. Riuniti
Petersen, Karen; Wilson, J. J., Donne artiste: il ruolo della donna nella storia dell’arte dal medioevo ai nostri giorni, Roma 1978: Savelli editore
Sutherland Harris, Ann; Nochlin, Linda, Le grandi pittrici. 1550–1950, Milano 1979: Feltrinelli editore
Corgnati, Martina, Artiste, Milano 2004: Paravia Bruno Mondadori Editori
Donne e arte articolo di Francesca Londino pubblicato in: «Arte Moderna» 2007
Mary Cassatt dal libro Donne protagoniste di Francesca Santucci, Edizioni Il Foglio maggio 2004
Sito DWPress, sezione a cura di Paolo Mastroianni
Blog di Paola Naldi: Arte al femminile
Referenze iconografiche:
Prima immagine: Ritratto fotografico di Mary Cassatt. La didascalia recita "L'unica fotografia per la quale abbia mai posato". Autore Durand-Ruel, 1913. Fonte: Images of Artists Collection. The Frick Collection/Frick Art Reference Library Archives. Immagine in pubblico dominio.
Seconda immagine: Mary Cassatt, Autoritratto (1878). Fonte: Metropolitan Museum of Art, New York. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2018
Ultimo aggiornamento: 2023