Il 31 ottobre 1884 una pittrice, scultrice e diarista ucraina di 25 anni moriva di tubercolosi a Parigi. Il corteo funebre con fiori e drappi bianchi fu un evento citato nella stampa dell’epoca. Marie Bashkirsteff era nata nell’impero russo, a Gavrontsi, distretto di Poltava, Ucraina. I suoi nobili genitori vivevano separati, il padre nella vasta tenuta di campagna, Marie con sua madre, altri parenti e il medico di famiglia, in giro per l’Europa vivendo di una misteriosa quanto chiacchierata eredità.
Marie era cosmopolita, poliglotta e autodidatta, dato che raramente la famiglia si fermava in una località per tutta la durata di un anno scolastico. Inverno in Riviera, estate alle terme… Lei stessa preparava il suo piano di studi e reclutava i migliori insegnanti. Aveva fretta di imparare il più possibile e mostrava talento precoce anche per la danza e il canto.
Sulla Promenade des Anglais una stele ricorda il luogo in cui a tredici anni iniziò a scrivere il suo diario. Descrive il suo ambiente, la sua famiglia, i vestiti e gli accessori che indossa in ogni occasione, gli impegni, le persone incontrate. Ma soprattutto si autoanalizza. E ogni tanto si rilegge e commenta: "Amare il duca di Hamilton che non conosco… che sciocca".
Marie sente di non poter perdere tempo, è stanca della vita mondana e degli improbabili e forse indegni corteggiatori quale il "cardinalino" conte Pietro Antonelli, nipote di un cardinale con cui Marie rimane sola una sera a Roma "per toccare l’uomo" come scrive nel diario. O forse la famiglia scomposta e allargata di Marie non le consente il buon matrimonio a cui tutti aspirano tranne lei?
"Perché dovrei accontentarmi di sposare un uomo illustre? Io sono l’uomo illustre".
Marie convince la famiglia a stabilirsi a Parigi. L’Académie Julian apre alle aspiranti pittrici e Marie inizia a studiare per giornate intere, tornando a casa solo per cenare e dormire. I suoi quadri sono soprattutto ritratti. L’autoritratto la presenta "alla van Dyck", abito nero e colletto bianco. Lei indossa volentieri tutte le tonalità del bianco. Malgrado le cure termali a cui si era sottoposta, inizia ad avere dolori al torace, la sua voce si altera, sta diventando sorda. Deve leggere il labiale per non farsi scoprire.
Scrive sotto falso nome nel giornale femminista «La citoyenne». Corrisponde con Maupassant. Il giovane pittore Jules Bastien-Lepage e lei muoiono lo stesso anno della stessa malattia. La tomba di Marie a Passy è un vero e proprio atelier di pittura, dichiarato monumento nazionale. Nel 2018 la mostra Donne a Parigi nella Belle-Epoque la cita ancora. Il suo diario è stato il secondo journal intime femminile pubblicato in Francia ed è servito come modello ad Anaïs Nin e a tante altre. Marie aveva esposto al Salon nel 1880.
60 sue opere sopravvissute alla Seconda guerra mondiale sono esposte in tutto il mondo. Al Museo Jules Chéret di Nizza e al Musée d’Orsay, tra gli altri. A Gavrontsi un busto abbastanza recente ne onora la memoria.
Simone de Beauvoir ne Il secondo sesso ne cita il diario come esempio di narcisismo, ma anche come esempio di vita-opera d’arte.
Marie Bashkirsteff, 1878; Immagine in pubblico dominio, via Wikimedia Commons
Voce pubblicata nel: 2023
Ultimo aggiornamento: 2023