Laura Beatrice Fortunata Oliva nacque a Napoli il 17 gennaio 1821. Era figlia dello scrittore Domenico Simeone Oliva, classicista e docente di Letteratura e Filosofia, antiborbonico, e di Rosa Giuliani. Il padre, quando Laura Beatrice Oliva aveva pochi mesi, ricevette un mandato di cattura da parte di Ferdinando I, perché accusato di cospirazione dopo le sconfitte subite dai costituzionalisti nel marzo 1821.
La famiglia fu così obbligata a lasciare Napoli e si trasferì a Parigi fino al 1825 quando, deceduto il re, grazie ad un intervento diplomatico di Maria Amalia duchessa d’Orleàns, poté rientrare a Napoli. La figura paterna fu molto importante per la formazione di Laura Beatrice Oliva, sia dal punto di vista affettivo che intellettuale. Il legame tra i due fu stretto, rafforzato dalla dedizione e dalle cure che gli dedicò a causa della paralisi che lo colpì.

Cominciò a scrivere giovanissima, ottenendo fin da subito plausi e riconoscimenti, tanto che, a soli a quindici anni, entrò a far parte dell’Accademia Filarmonica. È grazie alla sua poesia che incontrò Pasquale Stanislao Mancini, suo futuro marito, allora direttore del periodico «Le ore solitarie». L’unione fu inizialmente ostacolata dalla famiglia Mancini, che non vedeva in lei una moglie di pari rango, ma alla fine, nel 1840, si sposarono con la benedizione di entrambe le famiglie e formarono una numerosa famiglia con undici figli. Ciò non le impedì di continuare a dedicarsi alla scrittura e di affermare i principi rivoluzionari che l’avevano accompagnata fin dalla più tenera età.

Credeva fortemente in un ideale femminile che accorpasse l’essere moglie, madre e cittadina, come riconosce lei stessa alla cara Giuseppina Guacci Nobile, nella canzone a lei dedicata (In morte dell’insigne poetessa napolitana Maria Giuseppa Guacci, 1849). A Napoli, oltre all’amica appena citata, frequentava Irene Ricciardi, Elisa Liberatore e Paolina Ranieri.

Inizialmente i suoi componimenti furono di carattere amoroso, ma poi volse il proprio interesse a temi di impronta risorgimentale, talvolta con toni non curanti dell’autorità e irriverenti. A Parigi, nel 1843, grazie all’interessamento del patriota Terenzio Mamiani, pubblicò la sua prima raccolta di versi. Anche il marito, che fu giurista e avvocato di Giuseppe Garibaldi, era impegnato in politica, nella sinistra democratica: per aver partecipato, unitamente alla moglie, ai moti rivoluzionari del 1848, dovette lasciare Napoli e si trasferì a Torino con la famiglia.

Laura Beatrice Oliva, per la seconda volta, fu, suo malgrado, strappata alla sua amata città. Nonostante ciò, il legame tra lei e Napoli non fu mai reciso: l’impegno civile di Laura Beatrice Oliva non fu mai dimenticato dai suoi concittadini, come ancor oggi testimonia la targa lasciata in suo onore nei Quartieri spagnoli, sulla parete della casa nella quale nacque.
La voce di Laura Beatrice Oliva si propagò su tutta la penisola, da nord a sud e, a conferma dell’importanza dei suoi componimenti, venne soprannominata la Corinna italica, un’eco all’opera di Madame De Staël del 1807.

A Torino continuò ad impegnarsi, aprendo la propria casa a intellettuali e patrioti, fondando una scuola per allieve maestre e proseguendo la sua attività di scrittrice, rischiando anche un procedimento giudiziario per aver dedicato un componimento ad Agesilao Milano (1857), il militare che, in nome dei suoi ideali risorgimentali, nel 1856, pur non riuscendo nel proprio intento, attentò alla vita di Ferdinando II delle Due Sicilie.
L’impegno contro la tirannide è motivo di fondo di gran parte dell’opera di questa autrice: è al centro della tragedia Ines di Castro (1845) e della raccolta Patria e amore. Canti (1861), l’opera che l’ha definitivamente consegnata ai posteri, nell’edizione finale del 1874 (Le Monnier) in cui sono compresi molti componimenti antecedenti al 1861, insieme ad alcuni postumi. Il titolo della raccolta è rappresentativo della sua produzione letteraria: i primi testi, fondamentalmente di carattere amoroso, furono presto affiancati e seguiti da quelli di tema politico e sociale. È poesia scritta in ogni forma metrica: qui si alternano canti, sonetti, canzoni, odi, ballate, stornelli, stanze.

L’originalità di Laura Beatrice Oliva sta nella convinzione e nell’impegno profusi nella diffusione delle sue idee, nell’energia con la quale scrive e deride garbatamente i potenti che la rendono una militante del Risorgimento italiano, nella capacità di coinvolgere e di farsi amare da chi le stava accanto, nella generosità con cui rende tributi ai protagonisti del Risorgimento italiano.

Morì prematuramente, a soli quarantotto anni, a Fiesole il 17 luglio 1869, lasciando compianto e sconforto negli amici più cari che le dedicarono l’opera Alla memoria di Laura Oliva Mancini. Tributo di affetto degli amici di Napoli (Tipografia di Angelo Trani, Napoli, 1869).



Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2023