Krishna Bharadwaj nasce a Karwar, sulla costa meridionale dell’India, il 21 agosto 1935. Nel 1952, con la sua famiglia di modestissime condizioni economiche, si trasferisce a Bombay (l’attuale Mumbai) dove completa gli studi di economia e inizia la carriera accademica. Il 1960 è l’anno della pubblicazione del rivoluzionario libro di Piero Sraffa, Produzione di merci a mezzo di merci, che darà vita a un dibattito teorico sulla sua rilevanza che dura tutt’oggi. Alla giovane assistente nel Dipartimento di Economia della Università di Bombay viene affidato il compito di scriverne la recensione. Quel breve scritto, pubblicato dalla rivista «Economic Weekly», fu ricevuto con approvazione da Sraffa, che si dice lo menzionasse tra le tre recensioni che, a suo parere, avevano colto il messaggio e capito le implicazioni del libro. Fu l’inizio di un profondo e duraturo legame con Sraffa e con la Cambridge di “Joan Robinson, Maurice Dobb, Richard Kahn, Nicky Kaldor, Luigi Pasinetti, Pierangelo Garegnani e quel gruppo di giovani economisti provenienti dall’Inghilterra e l’Europa interessati a far rivivere la teoria classica e di Marx”, come lei stessa ebbe a ricordare.
Dopo due anni passati al Massachusetts Institute of Technology (MIT), tra il 1961 e il 1963, Krishna torna a Bombay, dove insegna fino al 1967, quando diventa visiting fellow del Clare Hall a Cambridge. Svolge il suo lavoro di ricerca sull’agricoltura indiana al Department of Applied Economics (DAE), fondato nel 1939, secondo Joan Robinson per poter pagare uno stipendio a Michael Kalecki.
I risultati di quella ricerca, una critica della teoria marginalista applicata all'agricoltura, vengono pubblicati in un volume, dato alle stampe nel 1974, che è il primo di una serie di lavori sulle caratteristiche dello sfruttamento in agricoltura in India. La sua analisi parte da una classificazione dei contadini in base al loro accesso alla terra e alla loro collocazione nella produzione in una situazione in cui un mercato veramente capitalistico deve ancora affermarsi. L’originalità di questa analisi è dovuta anche all’introduzione del concetto di interlinked markets, così definiti perché ogni transazione ne implica un'altra, ad esempio la concessione di un credito e la vendita dei prodotti. In questo contesto i contadini sono privi di potere contrattuale e non entrano mai liberamente, ma solo in maniera vincolata, nelle relazioni di mercato.
Ritornata in India nel 1971, dopo un anno come visiting professor alla Delhi School of Economics, Krishna si trasferisce alla nuova Jawaharlal Nehru University, dove le viene offerto il posto di Direttore del Centre for Economic Studies and Planning (CESP). Nonostante il grande impegno organizzativo e istituzionale richiesto per dare autorevolezza accademica al CESP, per Krishna quelli furono anni molto produttivi, durante i quali pubblicò una quarantina di articoli e cinque libri, tra cui Classical political economy and the Rise to Dominance of supply and demand theories (Bharadwaj 1986) e Themes in value and distribution: classical theory reappraised (1989), che rimangono tutt’oggi un punto di riferimento nella letteratura.
La caratteristica del suo approccio teorico è il raccordo tra aspetti analitici e ricostruzione storica, con un innovativo contributo alla ricostruzione del passaggio dall’economia politica classica a quella successiva alla rivoluzione marginalista del 1870, che chiamiamo economia neoclassica.
Sulle orme di Sraffa, alle cui carte lavora dopo la sua morte, Krishna approfondisce l’idea che l’economia politica classica e l’economia neoclassica si basano su due diverse (e alternative) teorie del valore e della distribuzione. Appartiene solo alla teoria neoclassica la spiegazione della distribuzione e dei prezzi relativi con l’equilibrio delle due opposte forze della domanda e dell’offerta. Per l’economia politica classica, invece, i salari dipendono dalle caratteristiche storico-sociali del sistema produttivo e la quota del prodotto che non va ai salari viene determinata simultaneamente ai prezzi relativi delle merci, come residuo o “sovrappiù”.
Krishna, pur provenendo da un milieu culturale e sociale lontanissimo da Cambridge, era intellettualmente più affine a Sraffa degli economisti fisicamente a lui vicini, perché le critiche di Keynes, Kahn, Kaldor e persino di Joan Robinson al paradigma neoclassico non implicano un rifiuto in toto dell’analisi marginalista, che Krishna capì invece essere una delle implicazioni principali della rivoluzione di Sraffa.
Chi la conosceva bene ricorda il suo “spirito indomito”, la sua consapevolezza dello sfruttamento nella società del suo paese, di cui vedeva i pericoli per la deriva autoritaria del sistema delle caste. Fu attiva nel movimento delle donne, del sindacato e nei movimenti di sinistra. Non era necessario convincerla o spingerla ad agire, perché era sempre pronta a sostenere le cause più diverse, come la legge a difesa delle donne musulmane, la riforma dell’eredità della terra o del sistema della dote. Una disponibilità che derivava da una comprensione profonda ed empatica dei problemi sociali del suo paese.
Muore l’8 marzo 1992, a Delhi, dopo una lunga malattia.
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Bharadwaj K., Production Conditions in Indian Agriculture as Reflected in the Farm Management Studies, Cambridge, UK, Cambridge University Press, 1974
Bharadwaj K., (2nd ed). Classical Political Economy and the Rise to Dominance of Supply and Demand Theories, Calcutta, Orient Longmans, 1986
Bharadwaj K., Themes in Value and Distribution: Classical Theory Reappraised, London, Unwin Hyman, 1989
Bharadwaj K., Krishna Bharadwaj, pp. 55–64 in Arestis, P. and Sawyer, M. (eds), A Biographical Dictionary of Dissenting Economists, 2nd edn, Aldershot, Elgar, 2000
Omkarnath G., Value through exogenous distribution: a review article in 1963, Economic and Political Weekly, vol. 40, 2005, pp. 459–64
Voce pubblicata nel: 2017
Ultimo aggiornamento: 2020