Nata a Milano il 22 marzo 1955. Dell’età, da tante donne subdolamente mistificata allo scadere dei fatidici “anta”, lei non ha mai fatto mistero. Anzi, nel libro autobiografico Cammino controcorrente cita in merito un ameno aneddoto: sua madre, molto superstiziosa, volendo evitare che la figlia nascesse sotto il segno dei Pesci, secondo lei in conflitto con il proprio, allo scadere dei nove mesi rimase protervamente a letto per alcuni giorni, per rimandare il lieto evento fino all’entrata in orbita della costellazione dell’Ariete (primo dello zodiaco, segno cardinale di fuoco, governato da Marte e da Plutone). Forse per la ritardata nascita, la neonata venne al mondo con una insolitamente folta capigliatura, rimasta la felice caratteristica del suo aspetto fisico.
Nelle Memorie, l’Autrice si diffonde anche sui suoi nomi e cognomi: Ilaria Carla Anna Borletti dell’Acqua (cui si aggiungerà Buitoni per matrimonio). È rimasto indelebile nell’immaginario popolare lo slogan pubblicitario (“punti perfetti”) legato per assioma alle famose macchine per cucire, uno dei grandi prodotti del boom economico del primo dopoguerra.
Della sua milanesità Ilaria Borletti si è sempre dichiarata fiera, anche se le è costata sostanziosi ridimensionamenti quando è entrata in politica, su invito di Mario Monti a candidarsi in Scelta Civica, da lei sostenuta con un assegno di 710.000 euro (gennaio 2013).
Non è infatti mai riuscita a conformarsi alla dissennata endemica burocrazia “di Palazzo”. Incominciò a capirlo allorché, appena arrivata a Roma, sorretta dalla tipica efficienza milanese, formulò una domanda: “Mettiamo che un cinese mi offra 100 milioni di euro per restaurare l’Ara Pacis: in un anno si fa?” Risposta sbalordita: Ma lei scherza?
Eletta sottosegretario del MiBact (ministro della cultura Dario Franceschini) confermata per tre mandati (Letta, Renzi, Gentiloni) l’on. Ilaria Borletti operò alacremente per cinque anni. A un suo suggerimento si deve l’introduzione in Italia dell’Art bonus, la dichiarazione dei redditi di matrice britannica a supporto del mecenatismo culturale. A dicembre 2017, con un tempismo dato a pochi, prima della disfatta del Dem, si dimise. D’altra parte, l’aveva sempre detto di considerarsi prestata alla politica.
Figlia di Romualdo Borletti (detto Micio), e di Bianca, intellettuale pugliese con la passione dei libri, della musica e del teatro, Ilaria Borletti, ha avuto una formazione privilegiata (a battezzarla fu don Gnocchi) tra personaggi eccellenti per censo, tradizioni, cultura, retaggi famigliari. (Il nonno, Senatore Borletti, è l’imprenditore che la notte di Natale del 1918, quando un incendio bruciò la sua Rinascente inaugurata due settimane prima, annunciò alla famiglia “La Rinascente è bruciata. Domani ricominciamo” e i grandi magazzini di piazza Duomo riaprirono il 23 marzo 1921).
A 12 anni Ilaria assistette alla morte dell’amatissimo padre, in seguito a una caduta da cavallo, tragedia che la segnò profondamente e la fece maturare in fretta. Il carattere determinato - lei ammette prepotente - si evidenziò presto: negli anni di scuola dalle Marcelline manifestava il suo dissenso indossando una sciarpa gialla. Ricorda con divertito compiacimento che in collegio, nelle recite a tema religioso, le veniva invariabilmente assegnato il ruolo di un cattivo centurione (quello di Gesù andava a una coetanea, nipote di papa Montini).
Dopo la laurea in Scienze Politiche conseguita alla Statale, intraprese una piccola attività imprenditoriale nel settore parafarmaceutico. Da subito, volontariato, associazionismo e terzo settore ebbero uno spazio importante nella sua vita.
Nel 1985 decise di dedicare ogni anno un mese, da volontaria, al centro ospedaliero di Wamba nel Kenya del nord. L’esperienza, trasmessa in un libro di immagini e testi sulla vita di una tribù nomade, la spinse nel 1993 a contribuire alla nascita di Amref Italia Onlus, la più importante ONG africana a sostegno dei programmi sanitari e scolastici in Africa orientale. Ne è ora presidente onorario. Nel 1995, una opportunità professionale nel settore dei giornali free ads la portò a trasferirsi a Londra dove, per otto anni, trascorse gran parte del suo tempo. Lo stile di vita britannico corrisponde perfettamente al suo aplomb e al suo carattere di grande riservatezza. Sempre a Londra, nel 2002, Ilaria Borletti, con il marito Franco Buitoni, (imprenditore illuminato scomparso nel 2016), istituì il Trust Borletti-Buitoni, fondazione attiva nell’ambito della musica da camera con il triplice scopo di promuovere la carriera di giovani musicisti anche a livello internazionale, sostenere progetti che vedono nella musica una strada per rafforzare la coesione sociale, intervenire in aree di disagio. Trasferita la sua dimora fissa a Perugia, in seguito al matrimonio, Ilaria Borletti ha mantenuto stretti contatti con la natia Milano dove nel 2019 è stata eletta (terza della famiglia Borletti) presidente della Società del Quartetto, storica associazione musicale di cui furono presidenti il bisnonno Senatore (1936-38) e il nonno (1952-72).
Da sempre impegnata nella tutela dell’ambiente (strenua la sua battaglia contro le Grandi Navi nel bacino di Venezia) nel 2010 Ilaria Borletti era stata eletta presidente nazionale del Fai (Fondo Ambiente Italiano), incarico dal quale si dimise quando entrò in politica.
“Mi ero illusa di avere con la politica qualche carta in più per operare a favore della causa. Purtroppo sbagliavo.”
Intanto, aveva pubblicato Per una Italia possibile, un libro sulla emergenza della cultura in Italia. Dopo il primo anno come sottosegretario del Mibact, Ilaria elaborò un polemico instantbook Con la cultura (non) si mangia? Quello che non ho potuto fare e perché parafrasando una frase, poi ritrattata, del ministro Tremonti.
Il “libro bianco” di Borletti consiste in 16 esempi di progetti riguardanti: le risorse che potrebbero incrementare i fondi a disposizione per la manutenzione dei beni di competenza del Mibact; la valorizzazione del patrimonio nazionale e la complessità normativa che dovrebbe garantire la tutela del paesaggio. “Tutte iniziative - commenta la sconfortata Ilaria Borletti- che in una situazione normale si potrebbero attuare in due mesi ma che si bloccano per un apparato burocratico fermo e anche un apparato normativo che in sé non funziona. Quindi, idee “vincenti”, si sono arenate nella impossibilità di superare questo muro. Ne avrei potute trovare cento, a portata di realizzazione.” Le idee certo non le mancano.
Voce pubblicata nel: 2020
Ultimo aggiornamento: 2023