Gudrun Ensslin è la fondatrice, insieme a Horst Mahler e Andreas Baader, della Rote Armee Fraktion, più nota come “banda Baader-Meinhof”; una terrorista che, come membro della RAF, tra il 1970 e il 1977 fu considerata il nemico pubblico n. 1 della Repubblica Federale Tedesca; una rivoluzionaria fallita, messa in ombra dalla più blasonata Ulrike Meinhof, star del giornalismo, televisiva e radiofonica, che d’un tratto si diede alla lotta armata. (Eppure, a Gudrun Ensslin sono ispirati molti più film che a Ulrike Meinhof. Ben sette, tra cui il capolavoro di Margarethe von Trotta Anni di piombo, che la regista scrisse dopo aver conosciuto la sorella di Gudrun, Christiane, ai suoi funerali).

Gudrun Ensslin è nata il 15 agosto 1940 a Bartholomä, nel Baden-Württemberg, e morta la notte tra il 17 e il 18 ottobre 1977 a Stoccarda.
Quarta di sette fratelli, figlia del pastore protestante Helmut e di sua moglie Ilse, entrambi nati e cresciuti in una Germania unita che aveva perso la Prima guerra mondiale e assistito al tracollo economico, alla Repubblica di Weimar, all’ascesa del nazionalsocialismo. Helmut aveva avuto qualche problema col regime, perché durante un’omelia aveva detto che Hitler era grande, ma Dio di più.

Nella stanza condivisa con Christiane, più grande di lei di un anno, Gudrun adolescente impara a memoria i versetti dei Vangeli; suona il violino; si domanda come essere di aiuto agli altri. La sera intona insieme ai fratelli canti di chiesa. È sessualmente repressa, ma non ne è consapevole: l’educazione impartita in canonica non prevede di affrontare liberamente l’argomento. E per Gudrun quella è la normalità.
Dopo un anno a studiare in Pennsylvania, rientra nella canonica di Bad Cannstatt, quartiere residenziale di Stoccarda, dove la famiglia si è trasferita e lei vive per poco, perché è arrivato il momento di andare all’università. Sceglie di studiare germanistica, inglese e filosofia a Tubinga. Si trasferisce a casa di una zia paterna, rigida come il fratello, e in città, frequentando altri studenti, scopre la marijuana. E la libertà.

Mentre il Muro di Berlino viene eretto e inaugurato, nel 1961, Gudrun racconta ai professori di voler diventare insegnante. E cammina.

Ho camminato per le strade di Kreuzberg, Moabit e Schöneberg; ho visto miseria ed euforia, sconfinata indifferenza e impegno fanatico, disperazione e speranza. Milioni di persone hanno visto le stesse cose, eppure erano miei gli occhi dietro i quali le immagini si fissavano, era mia la fronte che è diventata stanca.

A Tubinga incontra Bernward Vesper, figlio del poeta Will, ardente sostenitore del Führer. Prima di morire, Will chiederà al figlio di ripubblicare la sua opera omnia. Bernward (che finirà tossicodipendente e suicida nel 1971) odia suo padre, ma manterrà la promessa. E ad aiutarlo ci sarà Gudrun. Perché i due si innamorano, si trasferiscono a Berlino e, nel 1966, si sposano e fondano insieme una casa editrice. Entrambi politicamente impegnati, incontrano membri del movimento studentesco guidato dal pacifista Rudi Dutschke, organizzano riunioni casalinghe con gli extraparlamentari, anche estremisti. Gudrun collabora alla stesura dei testi per la campagna elettorale del Partito Socialista, ma quando vince la große Koalition tra centro democristiano e sinistra, la delusione è cocente.

Gudrun sa, come sanno tutti i giovani tedeschi politicamente attivi – e sono tanti – che molte cariche politiche ed economiche di rilievo del loro Paese sono ricoperte da ex nazisti. E sa, come sanno tutti i giovani militanti del mondo, che in Vietnam è in corso una guerra in cui si sgancia napalm sui bambini. E sa che nella RFT esistono basi militari americane da cui partono aerei destinati a sganciare quel napalm. E non lo sopporta.
"Non accetterò mai di non fare nulla".

Nel 1967 succedono due cose decisive: il 13 maggio Gudrun partorisce Felix, il suo primo e unico figlio. Il 2 giugno lo studente di teologia Benno Ohnesorg viene ucciso con un colpo di pistola dal poliziotto Karl-Heinz Kurras, durante scontri di strada in occasione della visita a Berlino dello Scià di Persia. Ohnesorg, alla sua prima manifestazione, è vittima di un piano ordito da agenti provocatori iraniani e sostenuto dalla carica dei poliziotti tedeschi. Kurras, si scoprirà poi, è un agente della Stasi e il suo colpo fatale non è partito «per sbaglio».

"Questo stato fascista vuole ammazzarci tutti!" grida Gudrun la sera stessa, di fronte a compagni attoniti e piangenti "Dobbiamo organizzarci a resistere. Alla violenza si può rispondere solo con la violenza. Questa è la generazione di Auschwitz, con loro non si può ragionare!".

Gudrun ha lunghi capelli biondi e zigomi prodigiosi. Si trucca gli occhi chiari col kajal scuro. È alta e magra, potrebbe fare la mannequin. Ha da poco recitato in un cortometraggio di Ali Limonadi, Das Abonnement, in cui si è spogliata con nonchalance e allure da Nouvelle Vague. Ha una passione per gli abiti che non la abbandonerà nemmeno quando sarà una latitante ricercata dalla polizia o una prigioniera in isolamento.
Ama particolarmente i giubbotti di pelle amaranto o nera.

A una riunione, una sera, incontra Andreas Baader, ragazzotto originario di Monaco di Baviera, cresciuto viziato da madre e nonna, che ruba macchine e non ha la patente, non ha studiato, frequenta il sottobosco queer e parla di distruggere il sistema.
Colpo di fulmine.
Gudrun abbandona marito e figlio. Con Andreas e altri due, fa esplodere bombe in due grandi magazzini di Francoforte, in orario di chiusura. Arrestati subito, processati, rinchiusi e anzitempo liberati, reindirizzati a un lavoro di utilità sociale con ragazzi provenienti dal riformatorio (molti dei quali confluiranno nella RAF), “Hans” e “Grete” – così si ribattezzano – scappano prima in Francia, poi in Italia. Per loro, la faccenda potrebbe chiudersi così. Invece l’avvocato socialista Mahler – che poi finirà in carcere con l’accusa di negazionismo – li raggiunge a Roma e li convince a tornare. Per fondare la RAF.
Definita «la testa» del gruppo, laddove Baader è «le viscere», Ensslin amministra i soldi delle rapine, veglia su Andreas come una vestale, gli compra vestiti di buona fattura, traduce per lui, intercetta ogni opposizione altrui e la spegne sul nascere, pulisce i pavimenti degli appartamenti-covo in cui si nascondono. Capita che lui la chiami «troia». Lei lo chiama «baby».
Si è staccata con spietata freddezza dalla famiglia, ma fa in modo che di suo figlio Felix si prendano cura parenti e una brava famiglia da lei stessa selezionata (oggi Felix Ensslin è uno stimato filosofo e drammaturgo).

Una volta rinchiusa in prigione, coordinerà gli scioperi della fame suoi e altrui, subirà l’alimentazione forzata, metterà all’angolo Ulrike – all’inizio sua “anima gemella”, con cui ingaggerà, forse per banale gelosia, un «duello mortale» – e farà di tutto, con durezza allucinata, per mantenere l’ordine e dare all’esterno un’impressione di coesione.
Gudrun viene arrestata nel 1971, in una boutique, ovvero un anno dopo la nascita ufficiale della RAF. Le accuse per lei e gli altri sono di atti terroristici, omicidi e tentati omicidi. Trascorrerà il resto della sua breve vita in carcere. Dal 1972 al 1977 al settimo piano di quello di Stammheim (tuttora esistente, ma disabitato), insieme a Baader, Meinhof, Jan-Carl Raspe e altri compagni, in isolamento pressoché totale.

Nella sua cella, la 720, fumerà tantissimo e scriverà brevi, secchi ordini o pensieri su fogli gialli a righe o piccoli biglietti. Discuterà, articolatamente ma sconclusionatamente, delle stesse cose con le stesse persone ogni giorno. Avrà a disposizione il suo violino, centinaia di libri, giornali. E il cavo elettrico con cui deciderà di farla finita, una volta compreso che quella che doveva essere una «fase» della rivoluzione era diventata il capolinea.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Gudrun Ensslin

Stefan Aust, Il gruppo Baader-Meinhof. Storia della Rote Armee Fraktion, Bietti I libri di INLAND, 2024

Gudrun Ensslin, Zieht den Trennungsstrich, jede Minute: Briefe an ihre Schwester Christiane und ihren Bruder Gottfried aus dem Gefängnis 1972-1973, Konkret Literatur Verlag, 2005 (ed. tedesca; alcune lettere si trovano tradotte in italiano in Floreano 2024]

Ilaria Floreano, Gudrun Ensslin. Attrice, madre, terrorista, prigioniera, Bietti I Libri di INLAND, 2024

Agnese Grieco, Anatomia di una rivolta. Andreas Baader, Ulrike Meinhof, Gudrun Ensslin. Un racconto a più voci, Il Saggiatore, 2009

Filmografia ragionata

Das Abonnement (Ali Limonadi, 1967)

Stammheim. Il caso Baader-Meinhof (Reinhard Hauff, 1986)

Die Reise (Marcus Imhoof, 1986)

Baader (Christopher Roth, 2002)

La banda Baader Meinhof (Uli Edel, 2008)

Wer wenn nicht wir (Andres Veiel, 2011)



Voce pubblicata nel: 2024