Se pensate che nell’Ottocento viaggiare per una donna fosse una impresa difficile non conoscete Francesca Saverio Cabrini, che nel suo carnet di viaggi ha totalizzato ventotto traversate atlantiche e l'attraversamento delle Ande per raggiungere Buenos Aires partendo da Panama. Partendo da un piccolo paese della Lombardia come maestra, fiaccata da una salute malferma, dedicò la sua esistenza agli emigranti italiani nelle Americhe, fondando scuole, convitti, ospedali, centri di assistenza e orfanotrofi.
Già in questi primi anni presso la scuola di Castiraga Vidardo, si andava delineando il suo modello educativo imperniato sulla "missionarietà", cioè lavorare affinché si sviluppasse nei bambini e nei ragazzi il senso dell’accoglienza, della solidarietà, del rispetto delle radici storiche e delle tradizioni culturali di ciascuno, in modo che ognuno possa svolgere la sua parte in spirito evangelico, di carità e libertà.
Nel 1877 fece la professione di fede aggiungendo al suo nome quello di Saverio, in onore di San Francesco Saverio, missionario nell'Estremo Oriente. Era lì che voleva andare con il suo piccolo esercito di donne, solo sette, le Missionarie del S. Cuore di Gesù, che aveva costituito il 14 novembre 1880, con questo titolo ritenuto insolito per una congregazione di suore, ma difeso sempre strenuamente dalla fondatrice.
Infatti, quando il vescovo di Piacenza, mons. G.B. Scalabrini, che si occupava da tempo di emigrazione, le offrì di dedicarsi agli Italiani emigrati in America, chiedendole di accettare la direzione di una scuola e di un asilo a New York, lo fece ma senza sacrificare l'autonomia del proprio istituto, opponendosi al farlo diventare una filiale degli scalabriniani.
Gli inizi non furono semplici. L’arcivescovo newyorkese Corrigan cercò addirittura di rimandare in patria quelle suore che, a suo avviso, non avevano una sufficiente base finanziaria per i loro progetti. Ma Francesca Saverio riuscì a coinvolgere nel suo progetto una ricca cattolica americana, la contessa Mary Isabel Reid Jennings di Cesnola, moglie del conte Luigi Palma di Cesnola il primo direttore del Metropolitan Museum, e aprì una prima scuola in un appartamento offerto dalla contessa, senza però trascurare l’assistenza e l’insegnamento nei quartieri degli immigrati, che erano a quel tempo i più degradati della città. Questo primo risultato incoraggiò Francesca a mettere in campo le sue doti manageriali. Con il suo ottimismo riuscì a coinvolgere non solo magnati e dame della buona società ma anche benefattori più modesti che aderivano volentieri alle sue imprese.
La concretezza nel realizzare le opere e a mettere a segno affari fecero di lei una antesignana del crowdfunding. Non fu un caso se fu definita da un quotidiano statunitense "una grande donna di affari". Francesca fu costantemente in movimento fra le due Americhe e l'Europa per fondare o consolidare le numerose missioni concepite non solo per essere vicine agli emigrati italiani, nell’assistenza materiale ma anche e soprattutto affinché i loro diritti fossero riconosciuti dai paesi che li ospitavano. La sfida era quella di far conoscere e far tener conto dell'identità etnica, culturale e religiosa degli italiani e nel contempo smantellare i pregiudizi e i luoghi comuni più deteriori che la popolazione ospitante aveva negli anni costruito.
Nel 1890, quando a New Orleans il capo della polizia locale fu assassinato da ignoti, e la colpa ricadde, senza alcuna prova, sui dagos, cioè gli italiani laceri, malnutriti, senza fissa dimora, Francesca si recò nella città e denunciò: "Gli italiani sono stati diffamati, al punto che la folla, aizzata da chi ne voleva l'espulsione, ne ha linciati a dozzine".
Per questi meriti fu dichiarata santa da Papa Pio XII il 7 luglio 1946 e nel 1950 fu proclamata “patrona degli emigranti”. Alla sua morte esistevano ben sessantasette case e circa milletrecento suore tra gli Stati Uniti, l'Italia, la Francia, la Spagna, l'Inghilterra, il Nicaragua, Panama, il Brasile e l'Argentina.
Per le sue iniziative è ritenuta uno dei riferimenti del moderno servizio sociale. Attraverso il suo nuovo modo di intendere la religiosità femminile promosse in maniera attiva l'emancipazione delle capacità di iniziativa femminile.
La sua opera letteraria rimanda sempre una dettagliata descrizione dei luoghi che ha attraversato ma anche testimonia una grande introspezione psicologica delle persone che incontra. Solo nel 1925 le Missionarie di Francesca Saverio riuscirono ad andare in Cina.
Francesca Saverio Cabrini, Pensieri e propositi, Roma, 1982
Francesca Saverio Cabrini, Scritti. Parole sparse, Roma, 1938
Francesca Saverio Cabrini, Tra un’onda e l’altra. Relazioni di viaggio di Madre Francesca Saverio Cabrini, Roma, 1980
G. Dall'Ongaro, Francesca Cabrini. La suora che conquistò l'America, Milano 1982
F. De Maria, Suor Francesca Saverio Cabrini, Torino, 1962
S.C. Lorit, La Cabrini, Roma 1973
D. Pezzini, Madre Cabrini, straordinaria imprenditrice e mistica, in «Il Cittadino», 17 gennaio 2004, p. 12
L. Scaraffia (a cura di), Francesca Cabrini. Tra la terra e il cielo, Milano, 2003
Referenze iconografiche: Il monumento a Santa Francesca Saverio Cabrini posto davanti alla sua casa natale. Autore: Pivari.com. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.
Voce pubblicata nel: 2016
Ultimo aggiornamento: 2023