Ella Jane Fitzgerald nasce in Virginia il 25 Aprile 1917: è una donna afroamericana di un quartiere povero. Rimane orfana precocemente, nel 1932. Molti sostengono che dopo la morte della madre il patrigno abbia abusato di lei, anche se questo non è mai stato confermato da Ella. Successivamente viene ospitata dalla zia materna ad Harlem. Ella Fitzgerald attraversa un periodo travagliato in cui inizia, ancora minorenne, a lavorare in un bordello. Finisce così nell’ex manicomio per orfani di colore di Riverdale (NY) e poi in un riformatorio, cioè alla New York State Training School for Girls. Nel 1934 Ella fugge, ma non torna a casa della zia per paura di essere rintracciata dalla polizia. Inizia quindi a vivere sola, a diciassette anni, per le strade di New York. In questo periodo comincia ad esibirsi per strada e a cercare audizioni nei locali di Harlem.

La svolta professionale arriva quando partecipa alla serata amatoriale del teatro Apollo nel Novembre del 1934. Inizialmente doveva esibirsi come ballerina ma, alla fine, incitata dal pubblico e dal presentatore, canta e vince. Successivamente inizia la collaborazione con Chick Webb che diventa anche il suo tutore; essendo minorenne, infatti, Ella non avrebbe potuto esibirsi senza il consenso di un tutore. Webb si occupa di Ella, sia musicalmente che nella vita privata, diventando per lei quasi un padre. Alla sua morte, nel 1939, Ella è già diventata la più famosa cantante jazz femminile. Circa dieci anni dopo compare un’altra figura di spicco nella vita di Ella, che diventerà il suo manager personale e produttore discografico: Norman Granz.
Con il suo aiuto pubblica il suo lavoro più noto: The Songbooks. Nel 1960 si esibisce a Berlino e così nasce l'album Ella in Berlin: Mack the Knife che le vale un Grammy Award grazie alle improvvisazioni cariche di ritmo e brio. Fino alla fine degli anni ‘70 continua la sua carriera tra pubblicazioni di dischi ed esibizioni, comparendo anche come ospite nei concerti di colleghi importanti come Frank Sinatra o Dean Martin.

La portata della sua voce straordinaria coniugava l’eleganza del canto, magistrale sotto il profilo espressivo e tecnico, con un ineguagliato senso del ritmo. “Regina” dello scat, che nel jazz indica il virtuosismo di una voce che imita improvvisando il suono delle percussioni e dei fiati, poteva coprire con la sua voce ben tre ottave. Questa sua statura d’artista ne fa quasi il monumento del jazz. Una delle sue improvvisazioni più famose AirMailSpecial è stata registrata dal vivo nel 1957 in un concerto a Newport con Billie Holiday. Le sue improvvisazioni sono totalmente influenzate dalla strumentazione e dagli studi canori a cui si dedica per tutta la sua carriera.

Nella vita Ella Fitzgerald si trova sempre in bilico tra le contraddizioni dell’epoca: da una parte conosce il successo assoluto, e dunque i privilegi che ne derivano, e dall’altra le barriere concrete che le derivano dall’essere afroamericana. Sviluppa disturbi alimentari legati all’insicurezza riguardo al suo aspetto fisico e al suo peso, e una profonda ansia da prestazione. Tuttavia, secondo Nicholson (1993), Ella “affrontò forse più discriminazioni come donna che come afroamericana”. L’anticonformismo le ha permesso di raggiungere il successo sperato, ma ha comportato numerose difficoltà nella vita privata e sentimentale.
I primi segnali preoccupanti riguardo alla sua salute risalgono alla fine degli anni ‘70 e vanno poi a peggiorare. Infatti nel 1994 subisce l’amputazione di entrambe le gambe. La sua ultima esibizione risale al gennaio 1991. Ella muore il 15 giugno 1996 a Beverly Hills (California) a settantotto anni. Muore nel sonno a seguito di complicazioni per il diabete.

Nella sua vita ottenne tutti i principali premi musicali, fra cui 14 Grammy. Nel 1989 la Society of Singers ha istituito un premio alla carriera per l’eccellenza nelle arti vocali chiamandolo col suo nome: “ELLA”. Il primo anno ha ricevuto lei stessa tale premio per poi consegnarlo di propria mano l’anno successivo a Frank Sinatra.
È la prima donna che è riuscita a coniugare la canzone pop e gli standard jazz.

Per Ella la musica è stato il modo per comunicare ma anche fonte di angoscia per paura di perdere o non meritare l’amore del pubblico: "Suppongo che ciò che ognuno voglia più di ogni altra cosa è essere amato. E sapere che voi mi amate per il mio canto è davvero troppo per me. Perdonatemi se non ho tutte le parole giuste. Forse posso cantarvelo, e allora lo capirete."

*voce a cura di Sara Paniccià - Dottoressa in “Scienze e Tecniche psicologiche” e studentessa presso l’Università di Trento nel corso magistrale di “Psicologia Clinica”. Partecipa al Gruppo SCRIBUNT: gruppo di Scrittura di Biografie- Università di Trento (referenti: Maria Barbone, Susanna Pedrotti, Lucia Rodler).


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Ella Fitzgerald*

Gabbard, K. (2020). Ella Fitzgerald: Just One of Those Things. Journal of American History, 107(3), 808–810.

Gavin, Clamar, A. J., & Siderits, M. A. (2007). Women of vision their psychology, circumstances, and success. Springer Pub.

Nicholson, S. (2004). Ella Fitzgerald: The Complete Biography of First Lady of Jazz. Routledge.

Preponis, F. D. (2009). The effect of instrumental proficiency on jazz vocal improvisation

“The Jazz Standards, di Ted Gioia (Oxford N.Y., 2012)

“Le grandi voci della musica americana”, di Luciano Federighi (Oscar Saggi Mondadori, 1997)



Voce pubblicata nel: 2023

Ultimo aggiornamento: 2024