"Noi non vogliamo né la donna-uomo, né la donna frivola, o bambola di peso alla famiglia o alla società; non vogliamo la donna macchina o passiva strumento, ma una forma viva, cosciente del compito che Dio e la società le hanno imposto." 1
Quante vite ha vissuto Gabriella Rasponi? Quanto hanno influito il suo pensiero e la sua determinazione sulla vita di tante donne, non solo della sua epoca? Quante relazioni ha tessuto per condividere e diffondere le sue idee, le sue convinzioni, le sue aspirazioni? Gabriella ha avuto una vita intensa e senza dubbio economicamente molto agiata, ma non ha scelto di viverla in modo convenzionale o comodo, al contrario.
Era nata nobile, di antica e solenne nobiltà, Gabriella (Ravenna 1853), figlia di Letizia dei conti Rasponi Murat e di Cesare dei conti Rasponi Bonanzi: da parte di madre, dunque, aveva come antenati Gioacchino Murat e Carolina Bonaparte, reali di Napoli. Ad appena diciassette anni, nel 1870 sposò il conte Venceslao Spalletti Trivelli e si trasferì con lui a Reggio Emilia; quando fu eletto deputato tra i liberali moderati, Gabriella lo seguì a Roma dove, come da tradizione nobiliare, aprì il suo salotto alle principali personalità dell’epoca. Dunque, la sua vita scorreva sui tranquilli binari di sposa, madre, promotrice culturale, ma ben presto mostrò interesse per il tema dell’educazione delle giovani generazioni.
Venuta ben presto a contatto con le idee di Maria Montessori, fece diventare il suo salotto centro di discussione e diffusione delle più moderne teorie pedagogiche. Il suo interesse verso le problematiche dell’educazione diventò pressoché dominante tra i suoi molteplici interessi culturali, vi si dedicò con lena, studiando e approfondendo gli scritti dei maggiori pedagogisti, nei quali tuttavia trovò scarsa attenzione verso l’istruzione femminile.
Vedova a soli quarantasei anni, nel 1899, e sempre più desiderosa di dedicarsi alle donne bisognose, fondò nel 1897 una scuola di ricamo e di filet nella sua villa di Quarrata (Pistoia), dove riunì cinque donne cui insegnò personalmente quell’arte che aveva appreso da bambina, acquistando lei stessa il materiale per il lavoro. Il numero delle allieve aumentò molto velocemente fino a superare le cinquecento nel 1911, furono aperte le nuove sedi di Montorio, Silvione e del “Cantinone” Baldi di Quarrata e cominciarono anche a giungere i riconoscimenti nelle principali esposizioni nazionali ed internazionali fino al Gran Premio d’Onore nell’Esposizione Universale di St. Louis del 1904. Nel 1912 venne costituita legalmente una società a carattere di cooperativa di mutuo soccorso dal nome “Scuola Merletti Lucciano-Quarrata”, con ben quattrocentocinquanta socie nel 1924. La scuola divenne dunque uno dei primi istituti professionali femminili in Italia. In quegli stessi anni il cappellano di Vignole, Don Dario Flori, si mobilitava contro lo sfruttamento delle intrecciatrici di paglia e Gabriella colse l’occasione per imporre un regolare versamento dei contributi assicurativi in loro favore, base fondamentale per avere il diritto alla pensione.
Gabriella compì un ulteriore mutamento avvicinandosi al mondo dell’associazionismo femminile, intervenendo nel 1903 nel trasformare la Federazione Femminile in Consiglio Nazionale delle Donne Italiane (il cui motto era “Fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi”), dal forte spirito filantropico-assistenziale. Fu proprio Gabriella, che ne era divenuta presidente, ad ospitare le prime riunioni del CNDI nel salotto della sua dimora romana. Scopo del Consiglio era quello di giungere a una progressiva emancipazione civile della donna: in primo luogo in ambito educativo, sociale e lavorativo, per giungere alla emancipazione politica. Ne fecero parte scrittrici, pedagogiste, intellettuali tra cui Lavinia Taverna, Maria Pasolini Ponti, Sofia Bisi Albini, Giacinta Martini Marescotti, Maria Grassi Koenen, Virginia Nathan, Angelica Devito Tommasi, Maria Montessori e Alice Schiavoni Bosio. Al primo congresso del CNDI (1908), presente anche Luigi Rava, ministro della Pubblica Istruzione, la richiesta – avanzata da parte di Linda Malnati – di abolire l’insegnamento religioso nelle scuole, fu approvata dalla maggioranza delle votanti. Gabriella Rasponi, schierandosi apertamente a favore della laicità nell’educazione scolastica, non cedette alle attese della componente cattolica che, a seguito di ciò, abbandonò il CNDI e nel 1909 diede vita all’Unione fra le donne cattoliche d’Italia. Lo spirito indomito e libero di Gabriella ebbe modo di dimostrarsi anche in occasione della guerra contro la Turchia e dopo la disfatta di Caporetto. In particolare, dopo quest’ultima, sostenne la nascita del fascio nazionale femminile per incitare il Paese alla resistenza, ben consapevole che questa decisione avrebbe compromesso ancora di più la dichiarata apoliticità del CNDI spianando la strada a sostenitrici del nazionalismo. Tuttavia, il CNDI, guidato da Rasponi, con la legge n. 1176 del 17 luglio 1919, raggiunse l’obiettivo di veder riconosciuta la capacità giuridica delle donne.
Quando nel dicembre del 1908 le città di Messina e Reggio Calabria furono devastate dal terremoto, si costituì un Comitato di sostegno nazionale, riconosciuto e patrocinato dalla regina Elena, del quale fecero parte esponenti di spicco della vita politica e culturale, numerose dame dell’aristocrazia e anche Don Orione. La presidenza fu affidata a Gabriella che provvide ai bisogni di circa quattromila orfani. La sua nomina fu resa legale addirittura con decreto reale, risultando così la prima donna alla quale fu conferita la missione ufficiale di tutrice di minori.
Ormai aveva eletto Roma a sua dimora stabile e alla Capitale dedicò molte iniziative in favore dell’educazione delle ragazze, impegnandosi nell'Opera Pia “Regina Margherita” per le ragazze di Trastevere, fondando l’Asilo Materno insieme alla principessa Sonnino e il Lyceum romano.
La sua crescente attenzione verso le esigenze dei bisognosi e delle donne la condussero alla maturazione di convinzioni “radicali”: dal sostegno alla laicità dell’istruzione alla affermazione di un suffragio elettorale universale, a quei tempi prerogativa maschile. Fu anche simpatizzante dell’Unione per il bene, gruppo nel quale erano presenti sacerdoti “estravaganti”, politici, intellettuali, scrittrici e educatrici che aveva nell’interconfessionalità un punto di forza della propria elaborazione, tenendo insieme cultura evangelica e sensibilità moderniste, filosofie orientali e teosofia. Tra le animatrici figuravano Dora Melegari, Antonietta Giacomelli e Josephine Lemaire, interessate alla questione sociale, a un diverso rapporto con i ceti subalterni e tra i generi.
Con l’ascesa di Benito Mussolini, Gabriella si avvicinò, sia pur in modo prudente, al fascismo. Nel 1923 il CNDI organizzò il suo terzo congresso sul tema dell’educazione in famiglia e sulla necessità di formare i giovani per la “grandezza della nazione italiana”. Gli anni successivi videro la sua salute diventare sempre più malferma e le sue convinzioni imbrigliate dal regime. Alla guida del CNDI fino alla sua morte a Roma nel 1931, le subentrò Daisy di Robilant, gradita a Mussolini. A confortarla nei suoi ultimi istanti, fu Don Orione con il quale aveva collaborato, instaurando un rapporto di reciproca e profonda stima, ai tempi del terremoto di Messina.
Di Gabriella restano foto, discorsi ufficiali, relazioni agli atti dei congressi del CNDI e nel bollettino “Attività femminile sociale” della federazione edito a Roma dal 1913 al 1931 ed una strada intitolata a Ravenna, sua città natale. Nel 1966, trentacinque anni dopo la sua morte, le ‘ragazze’, le allieve ormai anziane della scuola da lei fondata fecero erigere, a proprie spese, la fontana nella piazza della Chiesa di Lucciano per onorarne la memoria con un segno tangibile. Una donna con una vita piena: di dolori, di gioie, di passioni, di successi e di sconfitte, di dubbi e di contraddizioni. Una donna che, però, non ha mai rinunciato di combattere per tutte le altre donne.
M. Quilici, La contessa femminista che salvò dalla miseria centinaia di quarratine, in: «Il Tirreno di Pistoia», 15 maggio 2010
F. Taricone, Dal privato al politico: il salotto della contessa Spalletti Rasponi (1903-1931), in: www.provincia.fr.it
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R. Fossati, Élites femminili e nuovi modelli religiosi nell’Italia tra Otto e Novecento, Urbino 1997
E. Musiani, Rasponi Spalletti Gabriella, in: www.fondazionealtobelli.it
Referenze iconografiche: Contessa Gabriella Rasponi Spalletti,1900 circa. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2020
Ultimo aggiornamento: 2023