Viaggiatrice poliglotta, scrittrice, storica dell’architettura e funzionaria dell’Impero britannico, Gertrude Margaret Lowthian nacque il 14 luglio 1868 a Washington Hall (Contea di Durham) da Sir Hugh, amministratore dello stabilimento siderurgico Bell Brothers, e da Maria Shield, che morì nel 1871 a seguito di complicazioni del parto. Legatissima al padre anche dopo le sue seconde nozze con la drammaturga Florence Olliffe, sempre trovò in lui un modello intellettuale e un confidente fidato.

Vissuta fino ai quindici anni in famiglia in un ambiente laico, liberale e attestato su idee avanzate riguardo l’istruzione femminile, completò l’educazione secondaria presso il Queen's College di Londra (1884-86) e fu poi ammessa al corso di storia moderna del Lady Margaret Hall all’Università di Oxford; nel giugno 1888 fu la prima donna a superare a pieni voti gli esami finali nella sua disciplina. A Oxford conobbe Mary Talbot, David Hogarth, futuro responsabile dell’Ashmolean Museum, e sua sorella Janet. Quest’ultima avrebbe dedicato a Bell una delle biografie di illustri alumni oxoniensi del volume An Oxford Portrait Gallery (1931). Nelle origini blasonate l’autrice individuerà l’antefatto necessario di un percorso così unico da farle ritenere Bell la donna più importante del suo tempo. La vita mondana di stampo aristocratico divisa tra le residenze di Red Barns, Rounton Grange e Londra e i legami dei genitori con intellettuali e figure politiche di spicco le assicurarono infatti relazioni cosmopolite e una precoce comprensione del ruolo di attore politico globale dell’Impero britannico. Fu però la parentela degli Olliffe col diplomatico Sir Frank Lascelles, ambasciatore della Corona a Teheran dal 1891, a permetterle di viaggiare oltre l’Europa. Trascorso l’inverno a studiare il persiano, Bell risiedette a Teheran dalla primavera all’autunno 1892, quando fu fatta rientrare a causa dell’avventato fidanzamento con l’assistente diplomatico Henry Cadogan1. Questo soggiorno, cui sentì presto di voler dare un seguito, produsse il resoconto di viaggio Persian Pictures (1894), uscito anonimo, e una traduzione parziale del Divan di Hafiz (1897).

Superata una fase di stallo durante la quale moltiplicò impegni e interessi – dallo studio del latino alle attività filantropiche per la Bell Brothers, alle escursioni alpinistiche nel Delfinato –, ebbe nuovamente l’opportunità di viaggiare negli anni 1899-1900. Alla visita fatta col padre ai siti della Grecia classica e bizantina e agli scavi di Troia nella primavera del 1899, seguì l’invito del console dell’Impero tedesco a Gerusalemme Fritz Rosen a raggiungere la Città Santa a fine anno. L’occasione le aprì nuove prospettive: lo studio dell’arabo, la fotografia e la possibilità di esplorare il deserto siriano libera dal tutelage familiare. Le approfondite letture che precedettero questo viaggio, come quelli successivi, ne stimolarono la passione per l’architettura del Vicino Oriente – romano-nabatea prima, bizantina e islamica poi – e per la situazione politica della regione. Pur facilitata dal proprio rango e da una rete sempre più estesa di agganci diplomatici, si dimostrò subito ricettiva verso le dinamiche sociali del deserto e abile nel gestire uomini e risorse a sua disposizione. Visitò Mshatta, Petra, Palmira e Baalbek, ma prima di Palmira riuscì a raggiungere il Gebel Druso nonostante l’interdizione delle autorità ottomane. Ai drusi dedicherà parte del suo primo saggio, celebrandone la fedeltà ai britannici e sollecitando le autorità nazionali a riguadagnare influenza nell’Impero ottomano in un’ottica di libero mercato cara al padre 2. Questo intervento le consentì di collocarsi tra le “signore dell’impero”, esponenti dell’alta società che si interessavano alle questioni dell’amministrazione dei domini imperiali e talora ne sostenevano gli interessi in pubblico. Così l’amicizia con noti giornalisti come Valentine Chirol rispose all’urgenza, presto manifestata, di assicurarsi appoggi utili a dare risonanza alle proprie opinioni su problemi di rilevanza nazionale, esprimendo un interesse duraturo per questioni di politica governativa e coloniale che informerà anche i suoi travelogues.

Convintasi che solo il deserto potesse concederle il credito cui aspirava, proseguì gli studi in quella direzione e nel 1901 venne ammessa nella Hellenic Society. Nel 1902, nel corso di una crociera nel Mediterraneo orientale dalla Sicilia alla Palestina, iniziò a cimentarsi nella ricostruzione planimetrica di monumenti e siti archeologici prima a Malta, quindi a Malcajik durante le ricognizioni organizzate da Alfred van Lennep per individuare l’antica Colofone. Da quell’anno, inoltre, sviluppò personalmente le proprie fotografie. In poco tempo fece della pratica fotografica uno dei suoi principali strumenti di studio, mantenendosi aggiornata su alcune novità tecniche come il teleobiettivo, impiegato dal 1909, e la lampadina flash, testata agli scavi di Assur nel 1911.

Nel novembre 1904 trascorse una settimana a Parigi per approfondire la storia dell’arte bizantina con Salomon Reinach, il quale le propose di recensire il volume Mschatta di Josef Strzygowski, studioso da lei molto ammirato. La recensione fu pubblicata nel 1905 nella Revue Archéologique 3, della quale Reinach era co-direttore, che poi ospitò anche la serie di articoli Notes on a Journey through Cilicia and Lycaonia (1906-1907), in cui erano presentate in via preliminare le rovine che Bell aveva individuato nel 1905 a Deghile, a nord di Binbirkilise (“Le mille e una chiesa” in turco). Dell’esplorazione compiuta nel 1905, che prima del passaggio in Anatolia aveva di nuovo toccato Baalbek e il Gebel Druso, diede conto Syria: The Desert and the Sown (1907), che esaminava lo stato dell’amministrazione ottomana nella regione. Le ricerche a Deghile e Maden Sheher proseguirono nel 1907 accanto all’autorevole epigrafista William Ramsay, con lo sgombero dei materiali di crollo che ostruivano le strutture superstiti, affidato a manodopera locale. Il volume prodotto, The Thousand and One Churches (1909), offrì la prima indagine sistematica allora tentata dell’architettura religiosa bizantina dell’Anatolia orientale. Bell vide accrescersi la propria reputazione di studiosa e tuttavia non cercò né un’affiliazione universitaria né la partecipazione a missioni di scavo istituzionali. Influenzata dalla mancanza di apprendistato archeologico e di una regolare formazione negli studi classici, tornò a guardare all’esplorazione del deserto, cominciando a frequentare la Royal Geographical Society. In questa fase, tra un viaggio e l’altro, si dedicò anche alla causa anti-suffragista in qualità di segretaria onoraria della Lega Femminile nazionale anti-suffragio. Nell’osteggiare l’introduzione del suffragio femminile in nome della tutela dello status quo Bell si allineava alle posizioni di alti funzionari coloniali di area liberale a lei vicini come Sir Alfred Lyall e Lord Cromer, nonché alle visioni paterne.

Partì nuovamente nel gennaio 1909 per una ricognizione delle strutture difensive d’epoca medievale lungo l’Eufrate e il Tigri, procedendo da Tel Ahmar verso Kerbala e poi risalendo verso Mosul. Valicate le gole del Tigri a nord di Mosul, si addentrò nella regione collinosa di Tur Abdin e ne perlustrò le poco note chiese (cui dedicherà due contributi, il primo pubblicato da Strzygowski); da lì, a luglio, raggiunse Konya per prendere il treno diretto a Costantinopoli. Tuttavia, oltrepassata Hit, il viaggio aveva conosciuto una svolta allorché, come suggerito dai Jeraif, aveva deviato per l’oasi di Shithathah (Ayn al-Tamr), individuando a sud di questa un imponente palazzo fortificato, Al-Ukhaidir, in realtà già visitato nel 1908 da Louis Massignon su mandato del Ministero della Pubblica Istruzione francese. La pubblicazione (1910) del testo di una sua conferenza sul tema fornì la prima analisi dettagliata del sito 4; ulteriori dati apparvero in Amurath to Amurath (1911), dedicato a Lord Cromer, che – accanto alle indagini archeologiche condotte nel 1909 – ripercorreva la caotica situazione politica dell’Impero ottomano all’indomani del ritorno alla Costituzione del 1876.

Seguirono altri due viaggi. Il primo, nel 1911, la riportò in Mesopotamia per ulteriori analisi ad Al-Ukhaidir che furono alla base della sua pubblicazione più importante, Palace and Mosque at Ukhaiḍir (1914). Il libro, che proponeva un’articolata ricostruzione dei molteplici influssi confluiti nell’architettura palaziale islamica, fu accolto con favore per l’approccio comparativo sia da Salomon Reinach che da Archibald Creswell. Il secondo la condusse a Hail, capitale dell’emirato del Gebel Shammar, sulle orme di Lady Anne Blunt e Charles Montague Doughty. Eletta socia della Royal Geographical Society, che nel 1913 aveva esteso l’affiliazione ad alcune candidate, intendeva aggiornare i dati topografici del percorso da Damasco al Najd centro-settentrionale ma anche prendere contatti con l’emiro locale. Grazie al diario scritto per Charles Doughty-Wylie, conosciuto a Konya nel 1907, sono noti i molti ostacoli che costellarono il viaggio e culminarono nella reclusione a Hail dal 25 febbraio al 7 marzo 1914 nel palazzo d’estate. Oggetto di un incontro postumo alla Royal Geographical Society nel 1927, questa spedizione le avrebbe aperto le porte dell’intelligence militare grazie alle informazioni raccolte sulle tribù dell’Hegiaz e del Nefud e al brillante resoconto sulla situazione di Hail fatto all’ambasciatore britannico a Costantinopoli.

Scoppiata la guerra, Bell lavorò per la Croce Rossa, prima a Boulogne e poi alla sede centrale di Londra. Il 26 aprile 1915 Doughty-Wylie rimase ucciso durante lo sbarco delle forze franco-britanniche a Capo Helles; la notizia la raggiunse il giorno seguente. Sebbene uno stretto riserbo avvolgesse la natura dei rapporti con Doughty-Wylie, trattandosi di un uomo sposato, il peso di questo lutto emerge sia dalla corrispondenza familiare che dalle testimonianze di persone a lei vicine.

Nel novembre 1915, dietro consiglio di Hogarth, venne contattata dalla Naval Intelligence Division in procinto di aprire un nuovo ufficio al Cairo, l’Arab Bureau. Fu cooptata tra vari esperti di “questioni orientali” (come Hogarth, Leonard Woolley, T.E. Lawrence) per rimediare alla farraginosa gestione della guerra in Arabia, produrre informazioni confidenziali di carattere strategico e promuovere iniziative diplomatiche e militari basate su una puntuale conoscenza storica del contesto. Bell si vide assegnati il censimento delle tribù dell’Arabia e la raccolta di dati su loro movimenti e alleanze; contribuì anche alcuni articoli per l’Arab Bulletin, periodico a circolazione riservata fondato da Lawrence. Nel febbraio 1916 fu inviata a Delhi per appianare le tensioni tra l’Arab Bureau e l’India Office. Qui reincontrò dopo molti anni Lord Hardinge, ora viceré dell’India, il quale le propose di fermarsi a Bàssora per operare come punto di contatto tra i due dipartimenti. A Bàssora instaurò un’intesa profonda con Sir Percy Cox, dal 1917 High Commissioner del governo britannico, diventandone assistente personale, assegnata all’India Expeditionary Force D con il grado fittizio di maggiore. Con l’inizio della “grande rivolta” araba nell’Hegiaz, guidata dal governatore della Mecca Husayn bin Ali al-Hashimi, assunse formalmente il ruolo di rappresentante dell’Arab Bureau, che patrocinava Husayn. L’arrivo in Mesopotamia, unito al conferimento del titolo di C.B.E. nel 1917 e della Founder’s Medal della Royal Geographical Society nel 1918, riaccese in patria l’interesse nei suoi confronti, sfociando in un rapporto non facile con la stampa britannica.

Col trasferimento a Baghdad (1917) il suo lavoro d’intelligence si intensificò. Produsse alcune voci per il Gazetteer of Arabia, la rimappatura di estesi segmenti di territorio mesopotamico, relazioni sugli assetti tribali per il War Office, il volume The Arab of Mesopotamia (1917), un vademecum sulle tribù della Mesopotamia destinato ai colleghi dell’intelligence e all’esercito e, assieme a Ronald Storrs, un progetto di riqualificazione urbana della Baghdad appena conquistata. Ancora al 1917 data la creazione del bollettino Al-Arab (1917-1920), per il quale riunì come articolisti scrittori e poeti locali. Fu inoltre attiva socialmente nella transizione dall’amministrazione militare a quella civile: dal 1918 organizzò ricevimenti per cittadine d’alto rango, alternando a occasioni di convivialità incontri di educazione sanitaria.

Con l’assegnazione alla Gran Bretagna del mandato sulla Mesopotamia (1920) cominciò ad appoggiare l’idea della nomina di un “emiro”. Decisa a segnalarsi come esponente filo-araba dell’amministrazione pure in un’ottica da lei intesa come imperialista, ovvero per alleggerire le sorti dell’impero del peso gravoso di un governo diretto, si avvicinò ai giovani nazionalisti moderati incrinando così i rapporti con il vicario di Cox, Arnold Wilson, che sosteneva la soluzione di un protettorato. Completò nel frattempo la Review of the Civil Administration of Mesopotamia (1920), libro bianco sull’amministrazione che esaminava anche la rivolta nazionalista divampata in estate, quando sunniti e sciiti dietro la spinta di un malcontento diffuso si coalizzarono contro l’occupazione britannica. I disordini, causa di centinaia di morti tra la popolazione, segnarono il ritorno dalla Persia di Cox, che procedette alla formazione di un governo provvisorio a maggioranza sunnita. Bell assunse l’incarico di Oriental Secretary: curò le relazioni d’intelligence per il Colonial Office, redasse il rapporto annuale per la Lega delle Nazioni e operò un controllo indiretto ma costante della stampa cittadina. Nonostante la sua posizione, fu sempre retribuita come funzionaria di quinto livello, il più basso.

Nel marzo del 1921 partecipò alla conferenza indetta al Cairo da Winston Churchill per deliberare sull’assetto istituzionale e finanziario della Mesopotamia (da allora denominata Iraq). Fu Churchill, con T.E. Lawrence e Hubert Young, ad affidare la nuova monarchia costituzionale al terzogenito di Husayn, Faisal bin Al-Husayn al-Hashimi, le cui mire sulla Siria Londra aveva sacrificato l’anno prima a favore della Francia. Faisal fu incoronato il 23 agosto a Baghdad. Abile nell’agire in modo all’apparenza informale, Bell instaurò un rapporto fraterno con il re, cercando di separarlo dai nazionalisti più accesi e dai mujtahid e di condizionarlo durante i difficili negoziati per la firma del trattato anglo-iracheno (1922-1924). Grande fu anche l’ascendente sull’High Commissioner. Dal rifiuto a dialogare con i leader religiosi sciiti in nome di ideali di modernità e secolarismo, che divenne la linea di condotta raccomandata da Londra al successore di Cox, all’efficace sabotaggio del progetto di Churchill e Young per la creazione di uno stato curdo indipendente nelle memorie di Edward Noel e altri la sua figura appare ubiqua.

Pur riconoscendone il ruolo di tramite con i politici iracheni e l’ampia cultura, il nuovo High Commissioner Henry Dobbs – subentrato nell’aprile 1923 – ridimensionò il peso dell’Oriental Secretary, complice anche il normalizzarsi del clima politico. Bell si concentrò allora su un altro settore dell’amministrazione – la promozione di quel patrimonio archeologico sumero e assiro-babilonese, già oggetto degli scavi di Layard e Loftus, che tanto entusiasmo aveva suscitato in Inghilterra. La sua fruizione andava ripartita – non necessariamente in modo equo – tra le istituzioni culturali occidentali e gli iracheni, per i quali si prospettava la creazione di un museo a Baghdad5. Già nel 1922 aveva presentato la bozza di una nuova legislazione per i beni archeologici e si era fatta nominare dal re direttrice onoraria delle Antichità sotto il Ministero dei Lavori Pubblici. Nonostante la tenace opposizione del Ministro dell’Istruzione Sati’ al-Husri, probabilmente ostile alla reintroduzione della divisione dei reperti tra l’autorità governativa e le missioni di scavo (il cosiddetto partage), la nuova legislazione passò nel giugno del 1924. Agli scavi avviati a Ur e a Kish col rispettivo patrocinio del British Museum e dell’Università di Oxford Bell dedicò dettagliate relazioni destinate non solo al suo ministero, ma anche alla pubblicazione nella stampa locale per accendere l’interesse della cittadinanza. Meno accorta fu, invece, nella gestione del partage, che si risolse in suddivisioni poco rigorose talora decise a lanci di monete. Affiliata almeno dal 1922 all’Archaeological Joint Committee, il massimo ente archeologico britannico, si sentiva chiaramente combattuta tra le proprie responsabilità verso il governo iracheno e l’ansia di compiacere i grandi musei patrii.

Nell’ultimo anno e mezzo si dedicò al museo, per il quale nel dicembre 1925 riuscì a trovare una sede appropriata in un edificio governativo sulla North Bridge Street. Completò la catalogazione dei reperti provenienti dagli scavi e organizzò le sale espositive del primo piano. La prima sala allestita, quella delle sculture babilonesi, venne inaugurata da Faisal l’undici giugno del 1926. A quel punto Bell intendeva chiedere al governo iracheno di ufficializzare la sua posizione di direttrice delle Antichità per completare in circa sei mesi l’allestimento del museo e fare definitivamente ritorno in Inghilterra. In patria l’attendevano le incertezze legate alle fortune familiari, gravemente intaccate dalla ricadute del debito di guerra e degli scioperi sulla Bell Brothers, e al suo futuro professionale. Tuttavia Bell non lasciò mai l’Iraq: morì nella notte tra l’undici e il dodici luglio del 1926 per una dose letale del sonnifero Dial. L’amico Lionel Smith era convinto che si fosse tolta la vita. Venne sepolta la sera stessa nel cimitero inglese di Baghdad. A Londra venne commemorata con una cerimonia nella chiesa di St Margaret, a Westminster, il giorno ventidue.

Note


1 Henry Cadogan morì di polmonite nell’agosto 1893 dopo essere caduto nel fiume Lar durante una battuta di pesca, non suicida a causa della partenza di Bell come rappresentato nel film Queen of the Desert (2015) di Werner Herzog.
2 G.L. Bell Turkish Rule East of Jordan, «The Nineteenth Century and After», CCCVI (Aug. 1902), pp. 226-238.
3 G.L. Bell Mschatta (Jahrbuch der preussischen Kunstsammlungen, 1904, Heft IV) by J. Strzygowski, «Revue Archéologique», Quatrième Série, T. 5 (Janvier-Juin 1905), pp. 431-432.
4 G.L. Bell The Vaulting System at Ukheiḍar, «The Journal of Hellenic Studies», 30 (1910), pp. 69-81.
5 [G.L. Bell] Review of the Civil Administration of Mesopotamia, His Majesty’s Stationery Office, Londra 1920, pp. 107-108.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Gertrude Bell

Fonti
Lettere del Gertrude Bell Archive, Special Collections of the University of Newcastle:
https://gertrudebell.ncl.ac.uk/gsearch?f%5B0%5D=format%3Aletters&f%5B1%5D=format%3Aletters

The Letters of Gertrude Bell, selected and edited by Lady Bell, D.B.E., volumi I-II, Ernest Benn, Londra 1927.

The Earlier Letters of Gertrude Bell, collected and edited by Elsa Richmond, Liveright Publishing Corporation, New York 1937.

Gertrude Bell: The Arabian Diaries, 1913-1914, edited by Rosemary O’Brien with photographs by Gertrude Bell, Syracuse University Press, New York 2000.

Janet E. Courtney, An Oxford Portrait Gallery, Chapman & Hall, Londra 1931.

The Times Archive, 1901-1926, https://www.thetimes.com/ (risorsa online ad accesso ristretto)

Pubblicazioni principali di Gertrude Bell
Per una lista delle opere maggiori si rimanda a https://research.ncl.ac.uk/gertrudebell/resources/

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Voce pubblicata nel: 2024