Claudia Morgagni è stata una pioniera negli anni d’oro della grafica italiana, aprendo il proprio studio autonomo e rompendo gli stereotipi in un campo lavorativo, la grafica nell’Italia del Secondo dopoguerra, dominato dagli uomini. Spinta da un desiderio irrefrenabile di indipendenza, è stata in grado di conciliare ruoli diversi e merita di essere conosciuta e riconosciuta come rappresentante dell’indipendenza femminile.

Nasce a Milano il 21 luglio 1928 da Ferrino Morgagni e Alberta Camerani, entrambi originari di Filetto, un piccolo paese fuori Ravenna. I due hanno quattro figlie, Claudia, Liliana, Annamaria e Gabriella. La primogenita Claudia dopo gli studi al liceo artistico dell’Accademia di Belle Arti di Brera, si iscrive subito al corso di quattro anni di pittura, continuando così il suo percorso scolastico all’Accademia, riaperta nel Secondo dopoguerra sotto la direzione di Aldo Carpi, artista e insegnante sopravvissuto ai campi di concentramento. Fin dagli anni di studio in Accademia, Claudia Morgagni partecipa a numerose mostre collettive di arti figurative e nel 1953 consegue il diploma in pittura. Sono proprio gli studi all’Accademia che aprono a Claudia le porte dei circoli culturali e artistici dell’epoca, dove conosce l’aspirante scultore Mario Robaudi, che sposa nel 1957 e con il quale avrà tre figli. All’epoca il ruolo della donna era spesso definito da stereotipi consolidati, che Claudia si impegna a rompere. Alla carriera di artista affianca subito quella di progettista grafica.

Quando mi resi conto che la pittura era in profonda crisi e non poteva essere utile alla società, con i vari ismi, e questo verso il 1953, mi dedicai alla grafica pubblicitaria credendoci, perché come mezzo mi sembrava il più giusto. Ora abbiamo visto che le due arti come mezzo di comunicazione si chiudono a circonferenza, quando riescono a comunicare.(Morgagni, 1977)

Inizia la professione di grafica pubblicitaria come dipendente della Santagostino, storica azienda produttrice di filati in cotone e calze, e in seguito lavora per l’agenzia Itamco, che all’epoca annovera importanti clienti come la Esso, fino all’apertura del proprio studio indipendente nel 1957. Scegliendo di aprire uno studio autonomo, Claudia Morgagni conquista l’indipendenza creativa che cercava.

In uno studio o in una agenzia non avrebbe preoccupazioni ma dovrebbe rinunciare alle proprie convinzioni che invece intende far valere non tanto per orgoglio e per ragioni di prestigio ma perché è convinta che interpretando con segni personali la personalità del cliente, è l’unico modo per servire bene gli interessi del cliente stesso e anche per fare un lavoro che si possa difendere in sede artistica. (Villani, n.d.)

La maggior parte delle progettiste di grafica pubblicitaria dell’epoca, spesso tuttora sconosciute, lavorano in agenzie o studi, rimanendo in questo modo in secondo piano rispetto ai propri superiori e rendendo molto più complicato il lavoro di ricerca per far emergere le loro storie. Claudia Morgagni è invece una delle poche che decide di aprire uno studio autonomo. Questa scelta, seppur difficile per molti versi, le permette di mantenere un respiro proprio, la libertà di poter gestire da sola clienti e progetti. Lo Studio Morgagni può vantare un portfolio clienti di tutto rispetto, con aziende come Lanerossi, Marzotto, Franck, Orzoro, Tupperware, Pellizzari, Montedison, Decca, IBM e molte altre. Claudia Morgagni non si è mai chiusa in un unico linguaggio, ha lavorato nel campo della comunicazione visiva in maniera trasversale, occupandosi di advertising, packaging e allestimenti.

Nel 1963 Claudia Morgagni partecipa al Concorso per un manifesto sulle ceramiche sanitarie indetto dalla Fédération européenne des fabricants de céramiques sanitaires (FECS) e la giuria internazionale del concorso sceglie il suo bozzetto. La proposta vincitrice è un segno morbido e minimale, che divide lo spazio del manifesto in due parti, una bianca e una nera. La forma ricrea la silhouette di un sanitario, riuscendo a “sintetizzare le finalità del concorso stesso”.

Parallelamente al lavoro dello Studio Morgagni, Claudia porta avanti la professione di insegnante in diversi istituti milanesi, tra i quali la Società Umanitaria e l’ITSOS. La scelta di percorrere fin dal diploma anche la strada dell’insegnamento rappresenta per lei innanzitutto una scelta ideologica. Interrotta l’attività di grafica pubblicitaria, il suo impegno si è concentrato sulla formazione.

Nel 2019, in occasione della quarta edizione di Aiap Women in Design Award (AWDA), è stato riconosciuto il suo impegno con il premio speciale alla memoria.

A Claudia Morgagni va il premio alla memoria quale riconoscimento molteplice alla figura di una progettista grafica, di un’artista, di un insegnante, di una madre, di una donna che ha saputo far convivere i suoi diversi ruoli, i suoi diversi interessi, le sue passioni, le sue competenze e inclinazioni affermando con decisione e perseveranza, in un’epoca in cui non era affatto semplice, la propria professionalità e il proprio modo di interpretarla. Claudia Morgagni può costituire un modello di riferimento per le progettiste e per le donne, di oggi e di domani. (Ferrara, Moretti, Palladino, 2022)




Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024