Bianca Virginia Camagni è stata una delle prime e più importanti registe del cinema muto italiano, insieme a Elvira Notari, Elettra Raggio, Diana Karenne e Daisy Silvain.
Dotata di un’intelligenza vivace e di un’eccezionale cultura, Bianca Virginia Camagni costruisce intorno a sé una rete di relazioni e collaborazioni che le consentono di andare ben oltre lo stereotipo della diva stupida e capricciosa. Era una bionda donna lombarda che aveva ricevuto un’educazione raffinata, parlava diverse lingue, era pianista delicata e sensibile, aveva viaggiato l’Europa, amava la compagnia dei letterati e degli artisti, donne e uomini.
La sua carriera inizia a teatro, poi alla vigilia della prima guerra mondiale si concentra sul cinema. La Milano Films, una delle più importanti case di produzione del tempo, decide di dedicarle una serie di pellicole. Gli anni del primo conflitto mondiale rappresentano una svolta fondamentale nella carriera di Bianca Virginia Camagni: se da una parte continua a collaborare con i più importanti intellettuali italiani (lavora alla trasposizione di opere liriche come I pagliacci e Cavalleria Rusticana ed è la protagonista di un film impegnato come La crociata degli innocenti), al contempo si impegna nelle vesti di regista e sceneggiatrice in vari film (per la Galatea Film, una casa di produzione in cui forse ha interessi finanziari, scrive, interpreta e realizza Il figlio della guerra e La piccola ombra).
In un’intervista del 1917 leggiamo quella che possiamo considerare una vera e propria dichiarazione di poetica, assai interessante perché propone una visione del tutto autoriale del cinema, che è ancora un linguaggio in via di definizione ma legato a specifiche e diverse professionalità:
“Sono innamorata del cinematografo e sento che quest’ardore divamperà in me con tanta furia che un giorno o l’altro finirò col non poterlo più sostenere. Pensate che per ottenere il mio scopo mi sottopongo – volontariamente – a una delle più rigide discipline. Per inseguire a bell’agio i fantasmi che si levano dall’ardore della mia febbre, voglio respirare col ritmo della più ampia libertà e non sentirmi legata a nessun contratto preciso, non essere ritenuta da nessuna circostanza che m’incateni. Sono nata per essere pellegrina come una rondine, per girare pei vasti cieli come una nuvola d’estate. E faccio tutto da me: io tesso le trame, io scrivo i lavori, io li rappresento. Ed a seconda della necessità e delle convenienze, cedo all’invito di questa o di quella.”
Il suo itinerario così è una ricerca poetica ed espressiva molto personale che si sperimenta in un linguaggio innovativo, che richiede insieme all'arte, competenze tecniche e produttive.
Nel primo dopoguerra la carriera registica di Bianca Virginia Camagni subisce una battuta d’arresto e molti dei film da lei interpretati non vengono distribuiti a causa delle difficoltà finanziarie in cui imperversa il cinema italiano. Tuttavia, c’è ancora spazio per importanti collaborazioni, tra le quali la più conosciuta è quella relativa al poema sinfonico-corale-visivo Fantasia Bianca. Dell’insuccesso del film Bianca Virginia Camagni soffre particolarmente: decide così di acquistare i diritti della pellicola e di provare a ridistribuirla col titolo di Fantasia.
Fonda poi una nuova casa di produzione, la Camagni Films, per la quale riesce a ideare, inscenare e interpretare pochi film prima che la sua attività venga inesorabilmente interrotta dalle condizioni del mercato estero. A Parigi nessun noleggiatore visiona e distribuisce i suoi film, considerando un’inutile perdita di tempo visionare film italiani del periodo.
La carriera cinematografica di Bianca Virginia Camagni si conclude con un grande incendio della propria casa cinematografica. Ritiratasi completamente dalle scene fa perdere ogni traccia di sé.
Vittorio Martinelli, Le metteuses-en-scène, “Cinemasessanta”, n.141, 1981
Francesco Manelli, Camagnina, in La vita cinematografica, numero speciale, dicembre 1916
Tito A. Spagnol, Facciamo un film?, Cinema, Roma, n.81 e 82 25 ottobre e 10 novembre 1939 Monica Dall'Asta, a cura di, Non solo dive. Pioniere del cinema italiano, Bologna 2008
Referenze iconografiche: immagine tratta da Cinemagraf, Rivista Bisettimanale del Cinematografo, a.I, n.5, 2 aprile 1916.
Voce pubblicata nel: 2017
Ultimo aggiornamento: 2023