Gennaio 1985: la grande nevicata di Milano. La città è paralizzata, nessuno è in grado di muoversi; nessuno, tranne Annamaria Guarnieri impegnata nella Fedra di Racine, per la regia di Luca Ronconi, al Teatro Nazionale. Impossibile fermare questa grande attrice italiana. Non ci era riuscito neppure Paolo Grassi, anni prima, quando, non potendo impedirle di leggere una poesia di Gaspara Stampa nel corso di una trasmissione culturale della RAI, in quanto prestazione retribuita (5.000 lire!), la radiò dalla Scuola del Piccolo Teatro di Milano, quando la giovanissima Annamaria era al secondo anno. «Ma questa è stata la mia fortuna - dice Annamaria - perché invece di farmi abbandonare, mi ha fatto insistere sulla via della professione che avevo deciso di intraprendere». Annamaria, che pure viveva in una famiglia dove il teatro era di casa (suo padre era il ben noto e apprezzato direttore d’orchestra Antonio Guarnieri), aveva ignorato il palcoscenico come ambiente di lavoro sino a una recita scolastica liceale. Al pari di San Paolo sulla via del deserto quel giorno rimase folgorata e partì per la sua missione.
Vive a Milano (quando non è in tournée) dove ha pure studiato, prima dalle Orsoline, poi al Liceo Manzoni e quindi alla scuola del Piccolo Teatro. Il suo primo spettacolo è stato Quando la luna è blu di Herbert con Enrico Maria Salerno per la regia di Luigi Cimara. Uno spettacolo fatto con scene di cartapesta, di cui Annamaria non potrà mai dimenticare un Empire State Building tutto in cartone, che ancora rivede oggi con gli occhi della fantasia ogni volta che si trova a New York. Subito dopo entra a far parte della Compagnia dei Giovani con Elisa Albani, Giorgio De Lullo, Rossella Falk, Romolo Valli. Insieme portano in scena, tra l’atro, Gigi di Colette (1955); Il diario di Anna Frank (1957); D’amore si muore di G. Patroni Griffi (1958).
L’elenco dei registi e degli spettacoli poi diventa chilometrico, qui solo accennato: Franco Zeffirelli, Mario Missiroli, Luca Ronconi, Massimo Castri, tanto per citarne alcuni. I suoi maestri, come spesso riconosce, sono stati Enrico Maria Salerno, Giorgio De Lullo, Luca Ronconi e proprio Massimo Castri. I lavori che l’hanno maggiormente gratificata e che ricorda con piacere: Romeo e Giulietta accanto a Giancarlo Giannini e Amleto con Giorgio Albertazzi, entrambi di Shakespeare e tutti e due per la regia di Zeffirelli; Signorina Giulia di Strindberg; Il diario di Anna Frank ripetuto per ben tre stagioni; La serva amorosa di Goldoni (Ronconi); Nella gabbia di Henry James (Ronconi ). Non ha amato invece Molto rumore per nulla e Antonio e Cleopatra di Shakespeare. Su Antonio e Cleopatra ha avuto la sua rivincita nel 2008 quando in Antonio e Cleopatra alle corse, insieme a Luciano Virgilio e con la direzione di André Ruth Shammah, ha mandato i due personaggi all’ippodromo per scommettere sulle corse dei cavalli. Sulla scena Annamaria e Luciano (Cleopatra e Antonio) sono marito e moglie dediti alla giocate ippiche, e, nella realtà, sono divenuti marito e moglie a Udine il 29 maggio 2010, dopo tantissimi anni di lavoro e di vita trascorsi affiancati.
Annamaria Guarnieri ha dato sovente la voce anche alle donne della tragedia greca, sia nel Teatro Antico di Siracusa con Le Baccanti e Ifigenia in Tauride che all’Olimpico di Vicenza con Le Troiane. E ha ripetuto queste sue interpretazioni in diversi teatri d’Italia vestendo i panni di Ecuba, Cassandra, Antigone. La fama televisiva le viene da spettacoli di grande popolarità: L’idiota (1952); Umiliati e offesi, Davide Copperfield, La cittadella (1963); E le stelle stanno a guardare (1971); e la serie Agente segreto (1978); e non mancano nella sua carriera vasta le esperienze cinematografiche (Giovani mariti di Mauro Bolognini; Una vergine per il principe di P. Festa Campanile; Come l’amore E. Muzi. In questa sua lunga galoppata sulle tavole del palcoscenico e sugli schermi ha meritato anche molti riconoscimenti, di cui ricordiamo il premio Ugo Betti alla carriera conferitole nel 2001. Questa attrice è passata agevolmente dal comico al tragico, dal 500 a.C. al ventunesimo secolo, dal ruolo di ragazzina a quello di donna matura, da locandiera a regina. Le sue doti di attrice, la sua cultura, la sua passione per il teatro glielo permettono; e anche il suo fisico minuto e scattante, i suoi occhi grandi e molto espressivi sotto la folta frangia scura, il suo modo di reagire dentro e fuori la scena. Va forse ricordato che recitare con passione, come fa lei, non richiede un tipo di recitazione estroversa, ma è una faccenda interiore che solo le grandi donne sanno comprendere e trasmettere al pubblico.
[continua...]
G. Grieco, Una grande attrice si confessa, in «Gente», 8 febbraio 1978
L. Ripa di Meana, Come è bello restare all’ombre della ribalta. In
«L’Europeo», 15 ottobre 1983
M.G. Gibelli, A colloquio con Annamaria Guarnieri, in «Famiglia
Cristiana», maggio 1988
G. Raboni, Elena, virtuosa nobildonna, in «Corriere della sera», 16 luglio 1994
Referenze iconografiche: Anna Maria Guarnieri e Giorgio De Lullo, 1958. Fonte: Radiocorriere. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023