Ci sono storie e storie, poi ci sono quelle che una volta lette ti rimangono dentro per tutta la vita. Questo è il caso di Ángela María Aieta, donna di incredibile coraggio. 1

Ángela María Aieta (naturalizzata argentina, donde quegli accenti) nasce a Fuscaldo (CS) il 7 marzo 1920. A quel tempo – e per vari decenni successivi – molti dal Sud Italia emigravano negli Stati del Sudamerica, soprattutto in Argentina, in cerca di migliori condizioni di vita e di lavoro. Tra questi c’è anche il padre di Aieta, che si trasferisce in Argentina con la famiglia.
Lì Ángela María incontra un compaesano: Umberto (diventato Humberto) Gullo, che fa il sarto. I due si sposano e lei mette al mondo quattro figli.

Negli anni ‘60 il giovane figlio Dante diventa attivista della Juventud Peronista, formazione giovanile che invoca il ritorno del Peronismo al potere, contro la Giunta Militare guidata dal Presidente Videla, che ha instaurato un regime terroristico-dittatoriale.
Improvvisamente, la tranquillità della vita familiare è interrotta: il figlio Dante viene arrestato e da quel momento non passa giorno senza che Ángela María vada a trovare il figlio prigioniero. E non solo. La Donna denuncia pubblicamente le angherie e le torture a cui vengono sottoposti i prigionieri politici, fino a coinvolgere molte altre donne – madri, mogli, sorelle, figlie – che sono nella sua stessa situazione. Così nascono i Familiares per lottare contro la Dittatura militare e chiedere il rilascio dei propri congiunti.

La sua intraprendenza le costerà cara. Il 5 agosto 1976 Ángela María viene prelevata dalla sua abitazione da un commando militare che la porta nei locali dell'ESMA Escuela Superior de Mecánica de la Armada (Scuola Superiore di Meccanica dell'Esercito), una Scuola dove in precedenza si addestravano gli Ufficiali della Marina, ma che la Giunta Militare di Videla ha trasformato in luogo di tortura a partire dal 1976 – anno del Colpo di Stato Militare – al 1983: anno della destituzione di Videla e del ripristino della Democrazia. La Fuscaldese da lì non uscirà più viva.

Ángela María trascorre lì parecchi mesi durante i quali è torturata, con una pistola puntata in bocca o su una tempia, e un medico che valuta di volta in volta la sua capacità di resistenza al dolore. Le donne vengono sistematicamente stuprate. Non a tutti i prigionieri però è «riservato» quel trattamento: molti vengono fucilati. Ángela María però è forte: anche stravolta dalle torture, riesce a confortare le sue compagne: “coraggio, siamo ancora vive”.

Poi tocca a Lei: i suoi aguzzini scelgono il Volo della Morte. Dalle ricostruzioni, si è potuto stabilire la data approssimativa: i primi di ottobre 1976. Una morte particolarmente atroce: le persone erano gettate in mare vive. Il figlio Salvador era tornato a Fuscaldo per sfuggire al pericolo, ma una volta rientrato in Argentina viene rapito. Subirà la stessa sorte della madre e dichiarato desaparecido.

Dall'ESMA sono passate più di 5.000 persone, di cui solo il 10% circa è sopravvissuto. Tra loro c'è l'altro figlio di Ángela María: Dante, o per dir meglio: Juan Carlos Dante Gullo (nome completo), del cui arresto s'è detto. La sua prigionia durerà otto anni, dal 1975 al 1983, senza che ci sia mai stato alcun processo. Dante riprende il suo attivismo politico. Diventa membro di un'organizzazione che si batte per i Diritti Umani. E diventa Deputato del “Fronte Vittoria” del Parlamento argentino.

Nel 2007, presso la Corte d'Assise d'Appello di Roma si celebrò un processo contro alcuni generali del Regime Fascista argentino. La Regione Calabria e lo Stato Italiano si costiuirono parte civile. Tra gli imputati – poi condannati – ci furono: Jorge Eduardo Acosta (“el Tigre”) e Alfredo Astiz, responsabili dei “desaparecidos” Ángela María Aieta, Giovanni e Susanna Pegoraro (padre e figlia).

Dona María, come veniva chiamata in Argentina, ha perso la vita ma non la dignità, camminando sempre a testa alta, insegnando a quegli uomini senza onore che nessun dolore fisico può spegnere la Fiamma della Giustizia” (Topini).

Fuscaldo le ha intestato la Scuola Elementare. Nel giardino della Scuola, il 27 dicembre 2013 è stato piantato un Ulivo in sua memoria. Buenos Aires, capitale dell'Argentina, ha intitolato una piazza ad Ángela María Aieta, martire della Libertà Argentina.

Note


1 Così la giornalista Rosalba Topini ha descritto Ángela María Aieta.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Ángela María Aieta


Jorge ITHURBURU-Cristiano COLOMBI (a cura di): VITE SENZA CORPI. Memoria, Verità e Giustizia per i desaparecidos italiani dell'ESMA, Edizioni Gorée, Monticiano (SI) 2011;

Rosalba TOPINI: “La storia della desaparecida calabrese Ángela María Aieta”, in RIVIERA, 13-XI-2021 (rivista on line).



Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024