La “cantastorie” Vincenza “Vice” Mellina nasce da madre piacentina e padre friulano; oggi risiede a Tromello (Pavia).
Allo scoppio della guerra ha undici anni, e nonostante gli ottimi risultati scolastici interrompe gli studi per aiutare la famiglia. Nel 1946, come tante ragazze, abbandona il suo paese per andare “a servizio”, cioè a lavorare come domestica presso una famiglia benestante di Tromello. Tutto il suo stipendio viene destinato al sostentamento della famiglia a casa, in Friuli. In Lomellina, terra di risaie, ci si poteva iscrivere alle liste per i lavori stagionali e per trenta giorni all’anno Vincenzina fa la mondina, riuscendo a farsi il corredo, come usavano le ragazze nel dopoguerra. Il lavoro era duro e c’era la nostalgia di casa, fino a quando ha conosciuto Angelo Cavallini, di professione cantastorie. Il corteggiamento di Angelo dura due «anni sotto la finestra e davanti al portone», ma poi le nozze arrivano, nel 1951. Nei primi anni accudisce il figlio Danilo, nato nel 1954. Prima di sposarsi in risaia dicevano tutti che Vincenzina aveva del talento musicale e Angelo la incoraggiò e la aiutò a imparare a suonare la batteria: la sua bella voce avrebbe sicuramente attirato maggior pubblico.
Così Vincenzina si esibisce prima nel sodalizio familiare a fianco del marito Angelo Cavallini e del suocero Antonio, autentico cantastorie della tradizione. In seguito, negli anni Sessanta, sempre insieme al marito Angelo e al grande cantastorie pavese Adriano Callegari, formano il trio “Cantastorie Lombardi”, definiti “macchina da spettacolo” davvero insuperabile.
Vincenzina con la sua batteria ha dato un tocco nuovo e accattivante al gruppo facendosi conoscere nelle più importanti sagre e mercati del nord Italia. Un tempo i cantastorie si esibivano quotidianamente. Mercati e fiere erano il palcoscenico e il pubblico dimostrava il proprio favore facendo treppo intorno a loro, cioè accalcandosi in cerchio per ascoltarli, omaggiandoli con un piccolo contributo in denaro.
Come in teatro, le esibizioni nella piazza avvenivano, seguendo un rituale ben preciso culminante con la vendita di oggetti, cofanetti, immagini sacre o catenine insieme ai “fogli volanti”, “canzonieri” o i lunari con i testi dei brani maggiormente in voga. Il momento culminante della rappresentazione era costituito dalla vendita denominata nel gergo della piazza la “rottura”, quando il pubblico era chiamato all’offerta in denaro. In questa fase delicata la bella voce di Vincenzina aveva una importanza determinante. Il repertorio era molto vasto, e capitava di cantare in una mattinata più di venti canzoni. Miniera, La tragedia di Mattmark, Chitarra romana, Vola colomba e altri brani di successo del repertorio melodico di Luciano Tajoli; oppure Mamma perché non torni, composto da Adriano Callegari e stampata su cartolina, al cui verso è riportata una fotografia dei Cantastorie Lombardi: Vincenzina alla batteria, Angelo alla fisarmonica e Adriano al sax.
I Cantastorie Lombardi sono presenti in diverse edizioni della Sagra Nazionale dei Cantastorie. Nel 1975 Vincenzina insieme al marito ottiene il premio Trovatore d’Italia. Le loro ballate e la voce di lei sono state per più di quarant’anni la colonna sonora delle piazze di tutto il nord Italia. Nella prima metà degli anni Settanta sono una presenza costante anche sul piccolo schermo, dove collaborano con Mario Soldati e Cesare Zavattini. Grandi affabulatori, questi cantastorie sono riusciti a trasformare l’arte dell’imbonimento in vero e proprio teatro popolare. I loro nomi appaiono in numerosi testi universitari accanto a grandi personalità della musica italiana del secolo scorso.
L’attività del gruppo cessa nei primi anni Ottanta. Nel 1992 muore Adriano Callegari. Nel 2002 viene assegnato dal Comune di Milano ai coniugi Cavallini l’Ambrogino d’oro, ritirato da Vincenzina. Angelo, già molto malato, scomparirà nel 2005. Nel 2007 ricevono un solenne encomio per la loro attività dal Presidente della Repubblica.
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Il Cantastorie Rivista tradizioni popolari- anno 46°- n.75, 2008 Una storia di Tromello: la famiglia Cavallini, T. Oppizzi C. Piccoli
Referenze iconografiche: Foto dell'archivio beni culturali lombardia, Marcella Pedone, fotografo principale; Luogo e data della ripresa: Milano (MI), Italia, 1945 - 1960;
Tecnica: gelatina bromuro d'argento/carta; Misure: 18 x 18;
Milano (MI), Regione Lombardia, fondo Acquisizioni archivio contemporaneo.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023