Se è vero che l’ambiente familiare educa i giovani fin dalla più tenera età, mai fu più vero per Ada Sacchi, nata a Mantova il 19 aprile 1874, che fin da bambina visse in una famiglia illuminata, animata da valori veramente innovativi.
Il padre, Achille Sacchi, e la madre, Elena Casati, erano legati da una passione amorosa non disgiunta da ardore patriottico: condivisero con i protagonisti del Risorgimento (Mazzini e Garibaldi, Pisacane, Alberto e Jessie White Mario, loro intimi amici) le battaglie che portarono all’unità italiana. I Sacchi erano in prima linea sostenitori del “Risorgimento della Nazione”: Achille partecipò ai combattimenti per difendere la Repubblica Romana nel 1849 e alla spedizione dei Mille, finanziata in parte da Elena Casati, alternando alla lotta il soccorso dei feriti e anche, come comandante del reparto medico, alla Terza Guerra d’Indipendenza. Erano fautori di un rinnovamento della cultura, includente un’educazione che finalmente portasse al “Risorgimento della donna” fino a renderla protagonista, accanto all’uomo, della vita sociale. Proprio per questo Ada, penultima di dieci figli, riceve come i fratelli la stessa educazione contraddistinta da ideali umanitari e da valori laici di democrazia e di solidarietà.
Ada, al di là degli insegnamenti ricevuti, fu soprattutto influenzata dall’esempio della madre, dal carattere volitivo, che aveva impostato un rapporto paritario con il marito e si impegnava in attività sociali. Un’altra figura femminile importante fu Jessie White Mario che in un certo senso rappresentò la sua seconda madre (Elena morì nel 1882): era di origine americana, ma naturalizzata italiana dopo il matrimonio con il giornalista e patriota Alberto Mario con il quale ebbe una storia amorosa e patriottica molto simile a Elena Casati, sua intima amica.
Ada compie studi superiori, fa parte delle duecentocinquantasette laureate in Italia secondo l’elenco stilato nel 1902 da Ravà per il Ministero dell’Istruzione Pubblica: segue studi umanistici come la maggioranza delle giovani di allora, acquisisce più di una laurea (in lettere e in filosofia), segue corsi universitari di specializzazioni e conosce le lingue inglese, tedesca e quella semitica. Proprio in virtù di questi titoli ottiene, nell’autunno del 1898, una cattedra per l’insegnamento di storia, geografia e lettere presso la Civica Scuola Complementare di Modena, prima scuola superiore femminile della città, rimanendovi per un anno e mezzo. A documentare questa sua esperienza professionale e umana di ragazza che vive lontano da Mantova per tornarvi nel fine settimana, sono le numerose lettere, talora due al giorno, scritte anche su carta riciclata con l’intestazione della scuola per le sue emozioni, i suoi pensieri, le attività che la riguardano. Sono lettere, inviate al fidanzato Quintavalle Simonetta, chiamato Vallino, che diventerà suo marito nella primavera del 1899, piene di passione, che svelano squarci di vita privata, rendono la dimensione del vivere sociale e soprattutto il carattere focoso di Ada, tenace, passionale nel bene e nel male. Sono riflessioni di una modernità estrema.
Sul suo stato personale del 5 gennaio 1900, ancora conservato, (ricchissimo è l’archivio della Famiglia Sacchi Simonetta situato in più città), si legge che “rinunziò a questo posto per vivere col marito professore nel Ginnasio di Mantova”. Si ricompone così la famiglia, nasceranno tre figli, Bono (1902-1992), Elena (1905- ?), Alberto (1907-1910). Dopo un altro breve periodo di insegnamento presso la Scuola Normale della sua città, il 1902 segna una svolta nella sua vita: con un nuovo incarico professionale, vincendo un pubblico concorso, sarà la prima direttrice di Biblioteca in Italia (incarico presso la Civica di Mantova che mantenne fino al 1925) e dei Musei Civici mantovani (incarico che cessa nel 1915). Albergando in lei gli ideali risorgimentali, quelli del progresso scientifico e di emancipazione femminile, avrà da questo momento in poi l’occasione di mettere in pratica le sue idee di democratizzazione della cultura, dimostrerà d’essere organizzatrice instancabile di attività rivolte a tutelare i più deboli, in modo particolare le donne.
Sono molte le iniziative da lei promosse già nel primo decennio del Novecento per portare “un soffio di vita nuova” nella Biblioteca Comunale, per incentivare frequenze e visite, aumentare il patrimonio librario, stabilire nuove norme per un prestito più agevole, aprire una Biblioteca Popolare così come fondare e presiedere associazioni per sostenere categorie di funzionari all’interno degli Enti Locali, dei Beni Culturali. Non da meno è il suo impegno nel suffragismo perché alle donne venga riconosciuta pari dignità rispetto all’uomo: nell’istruzione, nell’esprimere idee politiche, nel votare, nell’avere parità salariale, nel poter divorziare. Si può dire naturale questa sua militanza ripensando all’influenza delle donne più significative della sua vita, compresa la sorella Bice (Beatrice Sacchi in Ducceschi, Mantova 1878-Torino 1931) che iscritta e attiva nell’Associazione per la Donna (Anna Maria Mozzoni, Maria Montessori, Teresa Labriola, Virginia Nathan, Elisa Lollini, ne facevano parte) insegnando e abitando nella capitale, le propone di aprire una sezione locale a Mantova, per diffondere sempre più capillarmente i progetti maturati nella sede romana. Accanto ai proclami occorreva agire per accordare il femminismo scientifico a quello pragmatico, così Ada si mette subito all’opera e nel 1909 apre un ricreatorio-scuola festiva intitolato a Elena Casati, scuole serali, atte a difendere, proteggere e istruire le giovani operaie e popolane. Nel tempo si ampliano altri interventi per rispondere alle esigenze di carattere sociale, come per esempio, durante la prima guerra mondiale, dare vita a corsi di cucito, per preparare indumenti di lana per i soldati, per diventare infermiere.
Alla fine della guerra riceve una medaglia per lo zelo profuso nel portare avanti l’iniziativa “bibliotechine militari” rivolte, negli ospedali, ai soldati feriti provenienti dal fronte, ideata e voluta da lei, sempre nell’ottica di portar conforto a chi soffriva anche con la lettura.
Dagli anni Venti inizia un periodo di lotta, di rivendicazioni da parte della popolazione italiana e anche femminile e la battagliera Ada partecipa più che mai alla vita politica per arrivare ad ottenere qualche risultato che premi gli sforzi in tanti anni di lotta, affinché si arrivi al pieno riconoscimento dei diritti e della dignità femminili. Fa parte del CNDI Consiglio Nazionale delle Donne Italiane, della FILDIS Federazione italiana donne laureate e diplomate Istituti Superiori, fonda e presiede la FISEDD Federazione italiana per il suffragio e i diritti civili e politici delle donne (1928-1935). Nel maggio del 1923 partecipa con la sorella Bice al Congresso della Federazione Nazionale Pro Suffragio inaugurato da Benito Mussolini allora Presidente del Consiglio che promette uno spiraglio nella concessione del voto alle donne. Era tuttavia un inganno o meglio una beffa perché se le donne ottengono, pur con tante limitazioni, almeno la possibilità di votare alle elezioni amministrative, la svolta dittatoriale del governo italiano di fatto congela per tutti la possibilità di votare, se ne riparlerà dopo un ventennio. Nel 1925 Ada, facendo parte del pubblico impiego, è costrehttp://192.168.52.8:8088/wp-admin/media-upload.php?post_id=16948&type=image&TB_iframe=1tta ad andare in pensione, il suo spirito libero le impedisce di aderire al fascismo, anche se cercherà di mantenere rapporti formali con il regime pur non condividendone né l’idea di patria, così lontana da quella risorgimentale, né l’ideale di donna fascista, così supina ai voleri dell’uomo. Infatti continuerà a combattere all’interno del FISEDD affiliata alla International Alliance of Women for Suffrage and Equal Citizenship, tuttavia anche questa sua attività sarà interrotta perché nel 1935 riceve una lettera dal prefetto di Mantova che decreta la sua rimozione da qualsiasi incarico ufficiale perché “ha impresso e imprime all’Associazione un indirizzo e svolge un’attività in contrasto con gli ordinamenti politici costituiti nello Stato”.
Ormai non le resta che curare la sua famiglia, forse riallacciare in un certo senso il rapporto tribolato con il marito dal carattere introverso molto diverso dal suo, stare a fianco della figlia Elena che, avuta una bambina, Adastella, nel 1939 si dovrà trasferire in Brasile per seguire il marito nella carriera universitaria. Andranno tutti a Niteròi vicino a Rio de Janeiro dove Ada trascorrerà i suoi ultimi anni e morirà nel gennaio del 1944.
Paolo Camatti, Clamoroso ingente furto sacrilego, Istituto Mantovano di Storia Contemporanea, Mantova 2014
Costanza Bertolotti (a cura di), La repubblica, la scienza, l’uguaglianza. Una famiglia del Risorgimento tra mazzianesimo ed emancipazionismo, Milano, Franco Angeli 2012
Costanza Bertolotti, Ada Sacchi in Dizionario Biografico degli Italiani Treccani, vol. 89, 2017
Cesare Guerra, La bibliotecaria Ada Sacchi Simonetta e l’Associazione nazionale dei funzionari delle biblioteche e dei musei comunali e provinciali (1911-1931) in Bollettino AIB V.50, N. 4 (2010)
(Per la compilazione di questo profilo mi sono avvalsa di suoi documenti consultati nel Fondo Ada Sacchi Simonetta, giacenti presso l’Istituto Mantovano di Storia Contemporanea e presso l’Unione Femminile Nazionale che qui ringrazio)
Referenze iconografiche: Ritratto fotografico di Ada Sacchi. Immagine di Archivi Unione Femminile Nazionale.
Voce pubblicata nel: 2020
Ultimo aggiornamento: 2023