"Io credo che la cosa più esatta sia fare come Victoria Ocampo, sentire che il mondo è come una festa e che questa festa offre un’infinità di sapori e volerli gustare tutti e far sì che anche gli altri li possano gustare". 1 In questa frase, pronunciata dall’amico Jorge Luis Borges, è racchiusa l’essenza del lavoro e dell’attitudine alla vita di Victoria Ocampo, nata Ramona Victoria Epifanía Rufina Ocampo Aguirre, a Buenos Aires, nel 1890, e proveniente da una influente famiglia aristocratica che contribuì alla formazione della repubblica argentina. Victoria è la prima di sei sorelle e il padre, Manuel Ocampo, ingegnere costruttore, ha deciso per lei la vita che avrebbe dovuto condurre. La immagina donna sufficientemente istruita, accanto a un marito che la farà diventare una buona madre di famiglia. Ma la giovane Victoria ha obiettivi discordanti con la volontà paterna e costruirà la sua vita in autonomia, scansando le ingerenze, e seguendo ciò che per lei è il fondamento: amore per la conoscenza e diffusione del sapere, consapevole dell’opportunità di crescita che la cultura può dare a un popolo.
La formazione scolastica di Victoria avviene attraverso i precettori, come accadeva nelle famiglie aristocratiche dell’epoca, e le prime lingue che impara sono il francese e l’inglese poiché, a quei tempi, lo spagnolo, che studierà solo in età adulta, era considerata la lingua della servitù ispanica. Grazie al lavoro del padre ha l’occasione di viaggiare in Europa sin da adolescente e seguirà diversi corsi alla Sorbona di Parigi. La Francia, l’Inghilterra e anche l’Italia, nei ripetuti soggiorni, sono ambienti molto fertili per lo sviluppo del suo pensiero e per dare forma al suo lavoro editoriale.
Crescendo Victoria diventa cosmopolita nell’accezione del termine descritta da Jorge Luis Borges il quale, sostenendo che in questa parola è impresso il destino di Victoria Ocampo, dice: “Essere cosmopolita non significa essere indifferente a un Paese, ed essere più sensibile ad altri, no. Significa la generosa ambizione di volere essere sensibili a tutti i Paesi e a tutte le epoche, un desiderio di eternità, il desiderio di essere stati molti, che porta alla teoria della trasmigrazione delle anime". 2 Non fu facile per Victoria accaparrare il proprio destino, lottò e conquistò diversi primati tra i quali, ad esempio, il conseguimento della prima licenza di guida rilasciata a una donna in Argentina. Guidava con i pantaloni e a braccia nude, un vero scandalo per l’epoca. La patente, come lei stessa dichiarò, la prese non tanto per il piacere di guidare ma per la necessità di essere autonoma e di andarsene a suo piacimento, allontanandosi anche da un marito, Luis Bernardo Mónaco de Estrada, che sposò nel 1912 e dal quale si separò poco dopo, quando scoprì una lettera in cui egli prometteva a Manuel Ocampo che, non appena Victoria fosse rimasta incinta, avrebbe scacciato quei grilli che abitavano nella sua testa.
Alla personale lotta per l’affermazione della sua libertà di donna - “Alle ragazze che compivano vent’anni era proibito tutto” dichiara nei suoi scritti - aggiunge l’impegno pubblico diventando nel 1936 presidente dell’U.M.A (Union de Mujeres Argentinas). A contribuire alla formazione della sua coscienza rispetto alla disparità di genere 3 fu lo scritto di Virginia Woolf Una stanza tutta per sé, pubblicato nel 1929. Le due donne si incontrarono per la prima volta nel 1934 e grazie alle loro conversazioni, di persona e per lettera, si consolidò nella Ocampo l’idea di utilizzare la letteratura per esprimere la propria voce. Cosmopolita, coraggiosa ma anche sensibile, di una sensibilità spesso celata al mondo poiché, all’epoca, l’avrebbe fatta apparire fragile mentre, per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi, Victoria aveva bisogno di apparire determinata e sicura, spesso come un condottiero. Adolfo Bioy Casares che della Ocampo, oltre ad essere stato un fedele collaboratore editoriale, era cognato, in quanto aveva sposato la sorella minore Silvina Ocampo, sosteneva che Victoria non aveva collaboratori ma vassalli, non discuteva ma impartiva ordini.
Ma la grande e profonda sensibilità di Victoria è ben apprezzabile nella corrispondenza con Rabindranath Tagore 4che incontrò nel 1924 e ospitò per un paio di mesi nella sua villa a San Isidro. Nelle lettere Victoria esprime le sue emozioni più intime, affidando alla penna parole che celebrano un amore ampio e assoluto. Si lascia andare a citazioni di Tommaso d’Aquino e parla di “Fame d’unità”, spiegando così ciò che lei aveva compreso del pensiero di Tagore 5. La fame d’unità è una citazione molto cara alla Ocampo, che la ripete in diversi scritti anche se, così ci dicono gli storici, non è stata rintracciata negli originali de La Summa Theologiae. Sembra quindi che Victoria citasse di seconda mano, ossia che amasse rielaborare per fare sue citazioni che l’avevano colpita. Questa attitudine ci dice molto del personaggio, della sua capacità di accogliere, elaborare, diffondere, senza mai restare dentro a schemi precostituiti.
Guardando all’attività editoriale di Victoria Ocampo è di certo la rivista «SUR» il lavoro più cospicuo a cui si è dedicata, non solo in termini di volumi, dal 1931, anno della sua nascita, al 1992, furono pubblicati 371 numeri, ma anche per contenuto, approfondimento, numero di collaboratori.
«SUR» ha raccolto i contributi dei più grandi scrittori e pensatori sia nazionali che internazionali. Intorno alla rivista venivano creati eventi e conferenze per diffondere la cultura, ma soprattutto il libero pensiero. Ospitò, tra gli altri, Albert Camus, Pierre Drieu La Rochelle, Le Corbusier, Tagore, Waldo Frank. Coloro che non si recarono in Argentina vennero raggiunti da Victoria che viaggiò molto, creando solidi legami con i più importanti scrittori e intellettuali dell’epoca. L’appassionata Victoria ebbe relazioni erotico-intellettuali con alcuni di loro, la più importante da citare è quella con Drieu La Rochelle, che partecipava al comitato editoriale straniero di «SUR». Si conobbero a Parigi, nel 1929. Fu il colpo di fulmine che farà iniziare una passione intensa, ma piena di conflitti poiché i due si trovavano in disaccordo su molti argomenti. Il rapporto finì quando furono chiare a Victoria le nefaste simpatie politiche di La Rochelle, ma fu comunque lei la destinataria della lettera-testamento che lo scrittore lasciò all’alba del suo suicidio nel 1945. Molte delle scelte editoriali di Victoria venivano disapprovate dagli intellettuali argentini, che la criticavano, anche quando pubblicava autori progressisti, poiché l’accusavano di provenire da una posizione sociale troppo privilegiata. Tornando a «SUR», e alla sua genesi, tra i principali componenti del comitato editoriale sedettero: Jorge Luis Borges, Ortega y Gasset, Guillermo de Torre, Adolfo Bioy Casares, Ernesto Sabato. Il mondo letterario dell’epoca era una grande famiglia, Norah Borges, sorella di Jorge (Georgie come amava chiamarlo Victoria) si sposò con Guillermo de Torre e Silvina Ocampo con Adolfo Bioy Casares, e attorno a Victoria si sono costruite relazioni solide e longeve, durate per più di trent’anni.
L’attività editoriale di Victoria Ocampo comprende molte altre pubblicazioni, oltre a «SUR», lei stessa scrisse diversi saggi su grandi autori, come Marcel Proust, e si occupò molto delle traduzioni, impegnandosi in prima persona sul francese e affidando all’amico Borges il compito di tradurre dall’inglese. Ed è lo stesso Borges che, nel ricordo di Victoria Ocampo, offrendo a lei la sua immensa gratitudine, definisce il senso profondo della rivista «SUR» dicendo: “Dobbiamo cercare di portare avanti il suo lavoro. Dobbiamo interessarci non a un solo Paese, a un unico processo storico, ma dare vita a quell’impossibile e generosa avventura dell’umanità, dobbiamo interessarci all’universo”. 6
L’universalità sembra essere la firma della rivista, osservando la grafica della copertina di SUR si nota la freccia, orientata a sud, che punta sulla U a mettere in evidenza l’Universo, ma anche l’Umanità e l’Unità, che sono termini così cari a Victoria e così pertinenti al lavoro della sua vita.
Tra i primati di Victoria Ocampo, si elenca anche l’ingresso all’Accademia Argentina di Lettere, l’ente responsabile per lo studio e la regolamentazione dell’uso della lingua spagnola; nel 1976 fu la prima donna ad aderire all’organizzazione. Questo riconoscimento fu il coronamento del suo contributo alla cultura e all’educazione del Paese. È stata una donna molto generosa, non solo per il suo lavoro di diffusione della cultura, ma anche perché dedicò buona parte del suo patrimonio economico alla sua missione. “La sua vita - dice ancora l’amico Borges ricordandola 7 - è stata un continuo fervore letterario. Era la sintesi della donna argentina, soprattutto perché era curiosa del mondo intero. Quell’amore che provava per qualsiasi Pese è una cosa molto argentina.” Amore, passione, coraggio, determinazione; “Fame di unità”, intesa come volontà di essere parte del tutto e di accogliere tutti al banchetto della sua festa del mondo.
Victoria Ocampo morì nel 1979, a Béccar, località argentina situata a pochi chilometri da Buenos Aires, vicino al suo San Isidro.
Victoria Ocampo, Dialogo con Borges, Archinto 2016 Virginia Woolf nel suo diario, Victoria Ocampo, SuiGeneris 2023 Non posso tradurre il mio cuore. Lettere 1924 – 1940. Rabindranath Tagore, Victoria Ocampo, Archinto 2013. Maria Victoria Streppone, Victoria Ocampo mediatrice delle arti tra Argentina e Italia : il caso Sur (prefazione di Guido Zucconi), Canterano, Aracne 2020 Maria Belén Hernández-González, The Construction of the Memory of Italy in Argentina through a Choice of Translated Essays, Irish Journal for Culture, Arts, Literature and Language, 2016 disponibile on line
Voce pubblicata nel: 2024