Non riesco a ricordarmi di un tempo della nostra vita in cui Virginia non abbia voluto fare la scrittrice e io la pittrice.
La vita di Vanessa Bell, più nota come sorella di Virginia Woolf che come pittrice, si svolge agli inizi, e per più di vent'anni, come un romanzo vittoriano. Nasce a Londra nel 1879 da Leslie Stephen, critico letterario e curatore del Dictionary of National Biography, e Julia Jackson (figlia di Julia Margaret Cameron), entrambi vedovi con prole. Vanessa ha quindi, oltre ai due fratelli Thoby e Adrian e alla sorella Virginia, quattro fratellastri: Laura Stephen e George, Stella e Gerald Duckworth.
Come in un romanzo vittoriano la famiglia vive in un'ampia casa buia, segnata dal dolore, dalla scoperta inquietante del diverso e da forme più o meno sottili di violenza. La madre e Stella muoiono presto; Laura, che soffre di disturbi mentali, viene ricoverata in una casa di cura dove trascorrerà l'intera esistenza, il fratellastro George rivolge a Virginia delle attenzioni sulla cui reale natura non sarà mai detta l'ultima parola. Su Vanessa ricadono tutti i pesi del ménage familiare, dall'organizzazione della vita quotidiana alla gestione delle malattie di Virginia e delle nevrosi del padre, dai doveri della vita di società a quelli di un'educazione che ha come fine il matrimonio. Per fortuna sia lei che la sorella sanno fin da piccole cosa vogliono fare. Il padre non le ostacola, è un intellettuale e rispetta le passioni altrui e comunque insieme alla moglie ha insegnato alle figlie a evitare l'ozio. Così Vanessa viene educata in casa, come la sorella, in modo molto approssimativo – al contrario dei fratelli che compiono studi regolari che li porteranno a Cambridge –, ma a ventidue anni entra alla Royal Academy School, istituzione prestigiosa, ma molto convenzionale. Per ora a Vanessa basta perché la sua personalità, artistica e non, non è ancora emersa nella sua pienezza.
La svolta arriva nel 1904 con la morte del padre. Orfani, con i due fratellastri che vivono per conto proprio, i quattro fratelli Stephen possono decidere da soli dove e come vivere. È Vanessa a trovare la nuova casa, sorda alle critiche di parenti e amici scandalizzati dalla scelta di un quartiere così poco alla moda come Bloomsbury:
[...] mi consolavo pensando che quello che contava era essere indipendenti, avere una stanza per ciascuno e spazi nostri nei quali stare da soli per lavorare o vedere gli amici. […] Per me nel 1904 era come essere usciti di colpo in pieno sole dal buio. […] Per la prima volta nella mia vita, ero libera di dipingere per quanto tempo mi pareva, nella mia stanza, senza preoccupazioni familiari o domestiche.
Vivere da soli per quattro ragazzi poco più che ventenni significa anche ricevere chi si vuole e quando si vuole, come gli ex-compagni di università del fratello Thoby tutti i giovedì sera per parlare "di qualunque cosa ci passasse per la testa […] e fino alle ore piccole […] senza adulti a cui rendere conto di azioni o idee", tutti insieme, Vanessa e Virginia comprese. È da questi incontri che nasce il Bloomsbury Group.
Intanto Vanessa, che ha lasciato la Royal Academy School, ha scoperto gli impressionisti e sta cominciando timidamente a farsi conoscere come pittrice. Il 20 novembre 1906 Thoby muore di tifo; due giorni dopo lei accetta la proposta di matrimonio di Clive Bell, futuro critico d'arte. Per quanto non destinata a durare è un'unione serena, che le permetterà di scoprire la maternità con Julian (1908) e Quentin (1910).
Rimangono pochi quadri di Vanessa anteriori al 1910, ma quei pochi – come Natura morta con papaveri – ci mostrano un'artista dotata di una certa abilità tecnica, forse troppo convenzionale per risultare interessante. D'altronde per un pittore inglese in questo periodo è ancora difficile tenersi al corrente di quanto avviene sul continente. Ma nel 1910 il critico d'arte Roger Fry, amico dei Bell, organizza la mostra Manet and the Post-Impressionists che scandalizza Londra e contemporaneamente rivela un mondo nuovo ai giovani artisti inglesi: "è stato come se finalmente si potessero dire le cose che si erano sempre provate invece di cercare di dire le cose che gli altri ti dicevano che dovevi provare. Era la libertà di essere se stessi" scrive Vanessa, che con Roger Fry avrà una relazione. Si apre la fase più interessante della sua opera. Abbandona la pittura dall'impasto denso, giocata sui contrasti luce-ombra, in favore di dialoghi tra forme non necessariamente realistiche, con colori autoreferenziali e non mimetici, come Studland beach o la serie dei ritratti “senza volto”, giungendo anche a sperimentare brevemente l'astrattismo.
Si dedica con passione anche alle arti applicate, prima per gli «Omega Workshops», fondati da Fry, poi a titolo privato. Decorerà mobili e ceramiche; disegnerà stoffe, scenari e costumi teatrali; dipingerà murales, ideerà abiti e ricami per il resto della sua vita professionale.
Ma arriva la guerra. I membri del Bloomsbury Group si schierano a favore dell'obiezione di coscienza e Vanessa si ritira in campagna, a Charleston (Sussex), con Duncan Grant, un interessante pittore, più giovane di lei di sei anni e omosessuale, con cui vivrà per il resto della propria vita e da cui avrà la figlia Angelica (1918). Con lui lavorerà, viaggerà e trasformerà la loro casa di campagna e relativo giardino in una dimora ideale: colorata, accogliente, anticonvenzionale ed eclettica, come si può constatare ancora oggi visitandola.
Nei quattro decenni che vanno dalla fine della prima guerra mondiale alla sua morte Vanessa lavora moltissimo sia dipingendo quadri da cavalletto che dedicandosi alle arti applicate (disegna anche illustrazioni e copertine per i libri della sorella). Viaggia molto e soprattutto soggiorna a lungo in Francia dove ha molti amici fra gli artisti. Vede il figlio Julian morire nella guerra di Spagna – ed è un trauma da cui non si riprenderà mai del tutto. Gli altri due si sposano e avranno bambini ai quali Vanessa si affeziona moltissimo; deve fare i conti con il suicidio della sorella Virginia, che interrompe il loro legame di affetto e complicità.
A partire dalla fine degli anni Venti, la sua attività perde smalto e il gusto di sperimentare, e Vanessa diminuisce i suoi contatti con gli artisti inglesi che si affacciano alla ribalta. Fa in tempo, prima di morire (il 7 aprile 1961), a veder nascere l'interesse accademico nei confronti del Bloomsbury Group e ne è tutto sommato infastidita. Le sarebbe stato impossibile immaginare quello che Bloomsbury avrebbe significato per la cultura anglosassone nei decenni successivi.
Vanessa Bell, Sketches in Pen and Ink, Londra, Chatto & Windus 1997 (a cura di L. Giachero, con prefazione di A. Garnett)
Lia Giachero, Vanessa Bell. L'ape regina di Bloomsbury, Milano, Selene Edizioni 2000
Jane Dunn, Sorelle complici: Vanessa Bell e Virginia Woolf, Milano, Bompiani 2004
Lea Vergine, Un altro tempo. Tra Decadentismo e Modern Style, Milano, Il Saggiatore 2012
Referenze iconografiche:
Prima immagine: Vanessa Bell, 1902. Foto di George Charles Beresford. Immagine in pubblico dominio.
Seconda immagine: Vanessa e suo fratello Stephen con il loro cane, 1895 circa. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023