Molte donne italiane in Belgio hanno partecipato alla Resistenza: tra altre Pierina Spagnolo (morta a Ravensbrück), Magdalena Spano, Rosa Grimoldi, Elda Pozzebon... Scelgo di raccontare una di queste donne coraggiose, Noemi De Tomi, che ho avuto il piacere di conoscere e intervistare.

Nata in provincia di Vicenza, Noemi conosce sin da bambina la violenza del fascismo. Ha visto suo padre picchiato a sangue dai fascisti. Arriva in Belgio quando ha 20 anni. Si sposa con un minatore e avrà due bambine.

Simpatizzante comunista, è in contatto con altri italiani antifascisti emigrati in Belgio che, appena scoppia la guerra, costituiscono una rete di resistenza agli occupanti nazisti. Fa parte di un gruppo di Partigiani armati (P.A. 023), vicino al partito comunista.
Si occupa di comunicazione, accompagna dei prigionieri sovietici evasi dai campi di lavoro, trasporta le armi necessarie ad azioni o sabotaggi partigiani della sua zona. Nasconde le armi nella sua borsa, sotto verdure ed ortaggi e poi, dopo il ritorno delle armi, le nasconde in una tomba vuota del cimitero: la bara è conservata al Museo della Resistenza di Bruxelles.

Nel luglio 1943, mentre porta ad altri partigiani il necessario per un sabotaggio, è arrestata dalla Gestapo, insieme a Giovanni Brussardin, ex-combattente delle Brigate internazionali di Spagna, con cui aveva appuntamento. Il loro arresto fa parte di una grande retata che decapita, con 60 arresti, l'organizzazione della Resistenza e la direzione del Partito comunista.

Viene interrogata a Charleroi, dove è imprigionata, poi deportata al campo di Vught (Olanda) e successivamente a Ravensbrück, l'8 settembre 1944. Lì ritrova Elda Pozzebon, un'altra italiana della sua zona in Belgio, e viene sterilizzata.
Nel 1945 fa parte di un contingente di prigionieri provenienti dalla Germania che vengono scambiati in cambio di alimenti dal Re Gustavo Adolfo di Svezia.

Il convoglio della croce Rossa sul quale viaggiano le prigioniere diretto in Svezia è sfortunatamente mitragliato dagli Alleati, il che comporta la morte di 30 sue compagne. Tornerà finalmente in Belgio solo il 29 giugno 1945.
Si è sempre dichiarata belga perché temeva di essere rimpatriata in Italia e separata dalle figlie, che si trovavano in Belgio. Sarà riconosciuta dal governo belga prigioniera politica e partigiana armata e riceverà la cittadinanza belga a titolo onorifico.

Dopo la guerra, si sposa con il belga Maurice Cantinaux. Non perde il suo dinamismo né le sue idee politiche. A partire del 1946, quando arrivano i primi convogli di giovani italiani destinati al lavoro nelle miniere belghe, Noemi De Tomi li "accoglie" in stazione. Spiega ai nuovi arrivati che non si devono lasciare sfrutttare, che devono conoscere i loro diritti e iscriversi al sindacato. Come "belga", non teme più di essere espulsa.

Muore il 21 gennaio 1999 a La Louvière.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Noemi De Tomi

Anne MORELLI, Gli emigrati italiani nella Resistenza belga, ANPI- Belgique, Bruxelles 2017, 263 p.
Claire PAHAUT, Ces dames de Ravensbrück (1939- 1945), Contribution au mémorial belge des femmes déportées à Ravensbrück, Bruxelles 2024, 347 p.



Voce pubblicata nel: 2024

Ultimo aggiornamento: 2024