Il bisogno di recuperare il passato e di scrivere di sé è interpretato come un atto liberatorio e nella sua autobiografia Kursiv moj (Il corsivo è mio) del 1972 Nina Berberova afferma:

Il secolo che mi ha visto nascere e invecchiare era il solo che mi poteva convenire...sono cresciuta in Russia in un'epoca in cui si sapeva che il vecchio mondo andava perduto, si sfilacciava tutto e crollava tutto tra il 1912 e il 1916, la contestazione era nell'aria che respiravamo… all'età di 25 anni mi sono resa conto di appartenere alla borghesia di San Pietroburgo da quando sono nata, ma non mi sento legata ad essa, poichè ho passato la mia intera vita tra gli esiliati senza patria e senza classe come gli eroi dei miei romanzi e dei miei racconti.

Suo nonno materno Ivan Dmitreivitch era un vero tartaro di Astrakhan e consigliere di stato, il bisnonno era servito come modello per il romanzo di Goncarov Oblomov.
"Le azioni decisive e irrevocabili degli ultimi 60 anni, come per esempio la mia partenza dalla Russia nel 1922 non sono state il frutto di decisioni coscienti, come in contropartita il mio rifiuto di lasciare la Francia occupata nel 1940" dichiara la Berberova.

Suo padre Nicola Ivanovitch Berberov studiò a Mosca all'istituto di lingue orientali e il matrimonio con Natal'ja Ivanovna, proveniente da una famiglia ortodossa e patriarcale russa, fu osteggiato dagli armeni. Tuttavia esso avvenne nel 1900 a San Pietroburgo e Nina nacque l'8 agosto del 1901.

Nel 1917 il padre divenne consigliere di stato come specialista sull'imposta sui patrimoni zaristi. "Con uno sforzo di immaginazione" Nina si rappresentava i genitori che dovevano evacuare da Leningrado nel 1941. La madre morirà per la sofferenza. Durante gli anni di liceo iniziò a comporre poesie, estasiata dalla Preghiera di Lermontov, dalle melodiose poesie di Blok Piccole candele e piccoli salici" e i Prigionieri del Caucaso di Puskin nelle notti bianche.

A scuola conobbe Natasha Sklovskaija, con cui formò un gruppo di sei amiche letterate che discutevano della superiorità del partito socialdemocratico su quello socialrivoluzionario.
La professoressa di Francese Tatiana Viktorovna Adamovic, che aveva ispirato Gumilëv, conosceva la Achmatova e fece conoscere a Nina l'acmeismo e i poeti francesi. Nel 1915 venne organizzata al circolo della marina e dell'esercito una serata letteraria per i soldati e apparve sulla scena la Achmatova, all'apice del successo. In quest’occasione, la Viktorovna presentò a Nina la poetessa e Blok.

Nel 1918 si trasferì con la famiglia a Mosca per seguire il governo. Quando il padre fu licenziato tornarono a Rostov, dove nella casa natale erano rimasti solo i mobili.
Iniziò gli studi di greco, archeologia, storia dell'arte e linguistica all'università di Rostov. Intanto i primi legami passionali furono deludenti. Nel 1921 fecero ritorno a Pietrogrado, dove ritrovò le amiche (Natasha Sklovskaija era stata liberata di prigione).

Venne ammessa al circolo dei poeti alla casa degli scrittori sulla Prospettiva Nevskij grazie a Gumilëv, che accettò le sue 10 poesie. Quando Gumilëv venne arrestato e subito dopo venne annunciata la morte di Blok, Nina si sentì "orfana, abbandonata". Gumilëv e altri vennero fucilati, tuttavia imperterrita la Berberova continuò a frequentare i corsi di letteratura all'istituto d'arte, dove apprese la tecnica del verso e della traduzione poetica.

Alla casa degli scrittori conobbe Vladislav Felicianovič Chodasevič. Dopo il natale russo del 7 gennaio il loro legame si rafforzò, si sentiva trasformata. Nel romanzo La sovrana Nina rievoca nei panni di Sasa le emozioni dei primi incontri.

Il tempo iniziò di nuovo a scorrere e quasi all'unisono con il tempo, il cuore di Sasa prese a battere più forte. Arrivò per lui una di quelle notti in cui sai… che i sogni saranno la continuazione della realtà e… sentì di appartenere a un unico grande clan, quello degli amanti legati dal vincolo di solidarietà.

Nel maggio 1922 vennero consegnati diversi passaporti validi per l'espatrio a Mosca e la Berberova e Chodasevič li ottennero. Era l'ultima volta che poteva abbracciare i genitori, disorientati e angosciati.
La coppia giunse a Berlino, dove li accolsero i fratelli Serapion. La comunità raggruppava i socialrivoluzionari come Kerenski, Cernov, Zenzinov e i socialdemocratici come Belitski, Dalin, i moscoviti come Berdjaev e Muratov, Sklovskij, Belyi, Altman, che scrivevano per la casa editrice Helikon.

I due ricevettero una lettera di benvenuto di Gork'ij, che si trovava a Saarow, vicino a Berlino. La Berberova entrò in confidenza con A.Belyi.
Nel frattempo si spostarono a Marienbad, in Cecoslovacchia e M.Gorkij si focalizzò sulla stesura dell'Affare Artamonov. Nel 1924 partirono per Sorrento, da dove Gork’ij con la Berberova fondò La Pravda di Sorrento, un giornale umoristico.
Nel 1923 arrivarono a Praga, essendo Berlino molto costosa. In questo periodo per Nina la vicinanza di Marina Cvetaeva fu preziosa.

Nel 1925 la coppia giunse a Parigi, dove regnava un'atmosfera diversa nelle redazioni dei quotidiani russi "Les dernières nouvelles" e "Les annales contemporaines". I membri della chiesa ortodossa e dell'esercito bianco erano impiegati nelle officine della Renault, come apolidi o rifugiati; dagli USA ricevevano gli assegni da parte della società di sostegno ai lavoratori intellettuali. Negli anni 1950-1960 gli scrittori emigrati "avevano timore del concetto di popolo rivoluzionario", dei burocrati, afferma la Berberova, che infilava le perle per le collane, faceva i provini per il cinema.

Nina si sentiva legata a Chodasevič, ma non si accontentava e voleva divenire una persona colta e conoscere gli altri. Nel 1925 gli incontri letterari nel salone russo dei Vinaver, che invitavano Bunin, Maklakov, Miljukov, Merezkovskij e Zinaida Gippius, la entusiasmavano. Con Chodassevic trascorsero delle giornate fervide con i collaboratori del giornale "La volonté de la Russie" di Slonim e degli "Annales contemporaines" di Miliukov per celebrare l'edizione del cinquantesimo numero della rivista nel 1932.

La biografia che scrisse di Tchaikovskij come feuilleton sulle "Denières nouvelles" ebbe successo.
Dopo i processi di Mosca del 1936 gli artisti e gli scrittori si rassegnarono e non rimpatriarono, tranne Gork'ij.

La collaborazione con le riviste di avanguardia la inorgoglivano. Nel 1961 sulla "Nouvelle Revue" di New York Nina scrisse un articolo sulla scomparsa della inestimabile biblioteca Turgenev, conservata da Fondaminski, che fu confiscata dai tedeschi nel 1940, che morì nei campi di concentramento di Auschwitz.
Il suo amico A.Kerenski durante l'occupazione tedesca la aiutò a emigrare verso gli Stati Uniti.
Nel 1986 Nina pubblicò un libro sulla francomassoneria russa negli anni venti, che era molto diffusa, e intanto con lo pseudonimo "Gulliver" pubblicava gli articoli sulla letteratura sovietica sul quotidiano "Rinascimento".

Dopo dieci anni di convivenza nel 1932 Nina decide di lasciare Chodasevič. Prima di lasciarlo gli preparò il borscht per tre giorni e gli giurò sulla testa di Puskin che non aveva un'altra relazione.
Durante l'estate si cimentò nella lettura dei classici francesi e angloamericani. Ella scrive: "solo la letteratura contemporanea penetra in me come l'aria che respiro, una nuova concenzione del mondo che necessita un rinnovamento della forma e di uno sforzo di immaginazione storica".

Da quel giorno iniziò a scrivere le sue opere più importanti, "Il lacchè e la puttana", "Le cronache di Billancourt", "Alleviare la sorte"... Intanto nei giornali sovietici i suoi amici scomparivano. Nel 1939 Nina rimase accanto a Chodasevič, anche se lui conviveva con Olga Margolina- un'ebrea convertita ortodossa- che era gravemente ammalato.

Nel 1958 Nina compose le altre opere tra cui "L'accompagnatrice", "La resurrezione di Mozart", "Astachev a Parigi", "Il male nero". L'amica Marie Tsetlina la ospitò a New York e la introdusse nell'entourage degli esiliati, pianisti e letterati e degli americani influenti. Qui conobbe Alexandra Tolstoj, che dirigeva un organismo finanziato dagli americani a favore dei rifugiati e la abbracciò, quando seppe che scriveva. M. Karpovitch, professore di storia russa all'università di Harvard, la invitò a Boston nella sua casa e a visitare la biblioteca dell'università.

In questo periodo Nina viaggiò molto da Washington alle città indiane del Colorado, attraverso le verdi colline del Maryland ai campi di grano del Kansas, del Vermont, dove Karpovitch aveva una casa. Infine acquistò una macchina e si stabilì nel Connecticut, dove dal 1958 insegnava letteratura russa del XX secolo all'università di Yale.
Nel 1989 tornò a Mosca e a Leningrado, l'ultima volta era il 1922, quando tenne delle conferenze su invito dell'Unione degli scrittori.

Morì a Filadelfia il 26 settembre 1993. Nel 1992 il romanzo "L'accompagnatrice" fu adattato dal regista C.Miller in un film.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Nina Berberova

Berberova Nina Nikolaevna, C'est moi qui souligne, (Kursiv Moj: autobiografja) Actes sud, Babel, 1989
Berberova Nina N., Il quaderno nero, Adelphi edizioni, Milano, 2000

Berberova Nina N., Il giunco mormorante, Adelphi edizioni, Milano 1990

Berberova Nina N., Alleviare la sorte, Feltrinelli editore, Milano, 1988

Berberova Nina N., Gli ultimi e i primi, Passigli, 2002

Berberova Nina N., Bez Zakata (Senza tramonto), Paris, 1938

Berberova Nina N, Il capo delle tempeste, Guanda, Milano, 2009

Berberova Nina N., Il racconto delle nove città (Alla memoria di Schliemann), Guanda, Milano, 1995

Berberova Nina N. Antologia personale poesie 1943-1983, Passigli, 2006

Berberova Nina N., Felicità, Guanda Milano, 2024

Berberova Nina N., L'accompagnatrice, Feltrinelli, Milano, 1987

Berberova Nina N., La sovrana (Povelitelnica-Berlin-1932), Adelphi edizioni, Milano, 1996

Berberova Nina N., Tchaikovskij: histoire d'une vie solitaire, Paris, 1948

Berberova Nina N., La resurrezione di Mozart, Guanda, Milano, 2004

Berberova Nina N, Il caso Kravcenko, U.Guanda, Parma, 2018

Berberova Nina N., Il male nero, U.Guanda, Parma, 1989 (New York 1959)

Berberova Nina N., Le feste di Billancourt (le chronique de Billancourt), Adelphi edizioni, Milano, 1994

Berberova Nina N., Il lacchè e la puttana, Adelphi edizioni, Milano, 1991

Berberova Nina N., Storia della baronessa Budberg, Adelphi edizioni, Milano, 1993

Berberova Nina N., Un figlio degli anni terribili. Vita di Aleksandr Blok, Guanda, Milano 2004

Berberova Nina N., Nabokov e la sua Lolita, Passigli, 2002

Chodasevic Vladislav Felicianovic (Hodasevic), Necropoli, Adelphi, Milano, 1985

Chodasevic V.F., La notte europea e altre poesie, U.Guanda, Parma, 1992

Chodasevic V.F, Non è tempo di essere, Bompiani Capoversi, Milano, 2019

Cvetaeva Marina, Sonecka, Adelphi edizioni, Milano, 2019

F.Dostoevskij, Le notti bianche, Fabbri editori, Bompiani, Milano, 1991

A.Antonucci, Il corsivo è mio, viaggio attraverso la memoria di N.Berberova, Samizdat 2004, II, 1 pag.41-50

Nina Berberova, Documentaire ultime, France 3 1992

Nina Berberova, La littérature de l'exil russe au féminin, podcast Les combes graciles

Nina Berberova, Due giorni dopo 67 anni, Televisione sovietica, programma 1989


Voce pubblicata nel: 2025