Nadezhda Krupskaja. Chi era costei? Non appena il nome di Krupskaja si associa a quello di Lenin, si scopre che Lei era la sua compagna (nel duplice senso di “compagna di vita/moglie” e “compagna politica/di partito”). E forse (e sottolineo forse) si scopre anche che quella di Krupskaja era, accanto a – anzi dopo – quella di Makarenko, l'altra voce bolscevica della Pedagogia della Rivoluzione d'Ottobre del 1917. Di Krupskaja si è parlato solo in quanto moglie di Lenin in un contesto storico-politico, e in uno storico-pedagogico (ecco il perché di quel dopo) solo dopo Makarenko, non parallelamente.
Nadezhda ('Nadja') Konstantinovna Krupskaja nasce il 26 Febbraio 1869 a San Pietroburgo (che Lei citerà semplicemente come “Pietroburgo”, omettendo “San”). Inizia ad andare a scuola a dieci anni e dopo gli studi superiori si iscrive all'Università. Dapprima segue i corsi di Matematica, ma poi cambia idea: sente che 'da grande' vuole fare la Maestra e si iscrive a Pedagogia. Sarà la massima pedagogista dell'era Sovietica, assieme a Makarenko, anzi di più, come vedremo in seguito.
Si appassiona a Tolstoj, soprattutto alla sua Pedagogia. Inizia a leggere Il Capitale di Marx, e inizia a frequentare alcuni circoli marxisti (clandestini, invisi alla Polizia zarista). La domenica impartisce lezioni private gratuite agli operai del suo quartiere. Alla morte del padre, lei e la madre (che ha una laurea) rimangono senza sostentamento. Decidono quindi di insegnare in scuole che retribuiscono regolarmente. Tuttavia Krupskaja continua a dare lezioni gratuite agli operai del suo quartiere.
In uno dei circoli marxisti conosce il rivoluzionario Vladimir Uljanov, futuro Lenin. I due iniziano a lavorare fianco a fianco per costruire una società socialista sulle basi del pensiero di Marx (cioè della coppia Marx-Engels). Insieme traducono testi di autori occidentali, tengono la corrispondenza con esponenti socialisti europei, fondano giornali. Più in là Krupskaja diventerà Segretaria di Redazione di Iskra (“La Scintilla”), giornale – all'inizio stampato e distribuito clandestinamente – dei comunisti-rivoluzionari fondato da Lenin e dai suoi collaboratori.
A poco a poco Nadezhda e Vladimir simpatizzano: si frequentano, diventano intimi. Poi Lenin viene arrestato e deportato a Shushenskoe, in Siberia. Poco dopo è arrestata anche Krupskaja. Liberata in attesa di processo e arrestata di nuovo, prima di essere deportata a sua volta, chiede di essere inviata pure lei a Shushenskoe dove c'è il suo fidanzato, perché si devono sposare. Era il solo modo per riavvicinarsi a lui. Nadezhda e Vladimir si sposano per davvero, a Shushenskoe. Si dovettero sposare in chiesa per non urtare le autorità zariste. “Dovemmo recitare l'intera commedia”, dirà lei. Dopo aver soggiornato in varie città europee, si stabiliscono definitivamente a Mosca. Dopo il 1917 Lei sarà la “First Lady” della Rivoluzione d'Ottobre. Non avranno figli. Una disfunzione tiroidea allora incurabile è forse la principale causa (se non l'unica) che le impedisce di essere madre. Ma Lei dirà: "Ero molto dispiaciuta di non poter avere figli, ma ora ne ho tanti: tutti i figli degli operai che frequentavano le mie lezioni sono i miei figli”.
Lenin, il suo amato compagno (nei due sensi prima spiegati), nel 1924 muore. A chi Le chiede che monumento vorrebbe per il defunto marito risponde: “se volete onorare la sua memoria, costruite asili-nido, giardini d'infanzia, abitazioni, biblioteche, ospedali, case di riposo per anziani, e soprattutto mettete in pratica i suoi insegnamenti”.
Il rapporto tra i Due non si incrinò mai: né per la relazione di Lenin con la rivoluzionaria e femminista di origini francesi Inessa Armand (Lei lo sapeva e quando Lui troncherà, le due donne diventeranno grandi amiche), né da forse (ma sono voci) qualche occasionale incontro di Lei con un altro rivoluzionario durante l'esilio, in assenza di Lui.
Il 27-II-1939, giorno del suo 70° compleanno, Nadezhda organizza una festa. Stalin per l' occasione le invia una torta. Lei poi accusa un malore e qualche ora dopo muore. Il medico, chiamato d'urgenza, giunge tre ore e mezza dopo e può solo constatarne il decesso. Si è ipotizzato che la torta fosse avvelenata: Stalin detestava (e spesso umiliava anche in pubblico) Krupskaja non meno (o forse più) di quanto detestasse Lenin, e si dice che pure dietro la morte di questi ci fosse la longa manus di Stalin.
Quanto alla Nostra: è vero che la torta era stata mangiata da tutti i convitati, ma Lei ne aveva mangiata troppa (era golosa di dolci e Stalin lo sapeva!), ma è anche vero che Stalin non era nuovo a tali bravate: Vladimir Bechterev, lo psichiatra che lo visitò diagnosticando “paranoia” e “disturbo bipolare“, fu trovato morto due giorni dopo. Probabilmente era stato avvelenato al tavolo del bar del teatro Bolshoj. Krupaskaja osteggiava apertamente Stalin, per la deriva sempre più autoritaria e repressiva della sua politica, e Josif Dzhugashvili (vero nome di Stalin) questo non poteva accettarlo.
Come ho detto, Nadezhda Krupskaja è importante come massima Pedagogista sovietica accanto a Makarenko, oltre che come Politica (e come Femminista). La sua Pedagogia si basa soprattutto sul pensiero di Tolstoj, di Marx e sulle sollecitazioni di Lenin. Ma Lei guarda con interesse anche ad alcuni pedagogisti occidentali: Maria Montessori, Ovide Decroly, John Dewey e altri. Di Tolstoj dice: “Mi fecero molta impressione gli scritti pedagogici di Tolstoj che negli anni Settanta [dell'Ottocento] fondò nella sua tenuta una Scuola rurale (chiamata «Jasnaja Poljana», come la tenuta stessa, NdR). Allora Tolstoj si dedicava con amore all'insegnamento, scriveva cose stupende sugli allievi, sui Metodi d' Insegnamento, sulla capacità di avvicinare i ragazzi, sapeva benissimo mettere in luce tutta la poesia, tutta la gioia che dà il lavoro di Maestro”.
Quanto a Marx, egli non è propriamente un 'Pedagogista', ma, dice Nadezhda: “amava i Bambini, e questo amore suscitava in Marx un profondo sdegno per lo sfruttamento capitalistico del lavoro minorile”. Marx dà indicazioni utili sui rapporti Scuola-Famiglia, Scuola-Vita sociale, Scuola-Lavoro, di cui Lei tiene puntualmente conto, assieme alle sollecitazioni di Lenin. Per Krupskaja come già per Marx, lo Stato ha il dovere: a) di provvedere all'Educazione e all'Istruzione dei Cittadini affidandole a personale qualificato; b) di fornire gli indispensabili e utili per la loro attuazione; c) disporre di Ispettori che controllino periodicamente che tutto funzioni per il meglio. Esso però non può e non deve imporre una “Pedagogia di Stato”.
Tra i Pedagogisti occidentali cui la Nostra s'ispira oltre a quelli citati (e altri) vi è Friedrich Froebel. Froebel era stato l'ideatore in Germania dei “Giardini d'Infanzia”. Anche Krupskaja crea nel nuovo Stato Sovietico – a Mosca – i Giardini d'Infanzia, detti pure “Case dei Bambini” a emulazione delle Case della Montessori. Essi però non funzioneranno come “parcheggi”: in una società in cui lavorano entrambi i genitori, questi devono avere anche il tempo di occuparsi dei loro bambini, così avranno modo di alternare le ore di lavoro con quelle dedicate ai figli.
Da Froebel la Nostra mutua anche la geniale teoria del Gioco-Lavoro-Studio. Invero egli lo chiama solamente “Gioco-Lavoro”: ma il 'lavoro' del Bambino è il Gioco e coincide con lo Studio, ecco quindi l'inscindibile trilogia Gioco-Lavoro-Studio. Krupskaja non è da meno: il Gioco, dice, per il Bambino “è studio ed è lavoro; attraverso il Gioco egli impara a conoscere i colori, le forme, le grandezze, le proprietà dei materiali, i rapporti qualitativi e quantitativi, studia gli animali e le piante”.
Il desiderio di apprendere (“libido sciendi”, “istinto epistemico”), nell'essere umano è innato e il Gioco più d'ogni altra attività non fa che stimolarlo. “E se un bambino non gioca le cose si mettono male, perché significa o che è malato o che noi Educatori sbagliamo in qualcosa”. Ma occorre che il Bambino, e poi il Ragazzo, rispettino le Regole del Gioco: “quando le Regole del Gioco non vengono rispettate nessun gioco riesce”; ma soprattutto esso favorisce la Socializzazione, la quale a mano a mano che l'Educando si sviluppa, evolve in Coscienza sociale. Tutto ciò non solo nel Giardino d'Infanzia, primo ordine di Scuola, dove si attua l'Educazione prescolastica, ma anche nel secondo, corrispondente più o meno ai nostri Istituti Comprensivi, dove si attua l' Educazione scolastica, e da cui prende l'avvio l'Alfabetizzazione vera e propria.
Segue l'Educazione politecnica: che si attua in quelli che sono all'incirca i nostri Istituti superiori. Ma attenzione: il Politecnicismo “non si riduce alla somma di determinate abilità, alla pluriprofessionalità. Il Politecnicismo è un sistema basato sullo studio della Tecnologia in tutte le sue forme, valutata nel suo sviluppo come area interdisciplinare. Esso deve permeare tutte le discipline: la Fisica, la Chimica, le Scienze naturali, le Scienze sociali. Serve un coordinamento di tali discipline, e una loro connessione con l'attività pratica. Soltanto così l'insegnamento del lavoro produttivo potrà acquisire carattere politecnico”.
In altre parole: “la Scuola politecnica non licenzia uno 'specialista': essa dà all'Allievo la possibilità di imparare rapidamente e a fondo il mestiere prescelto, espunge i danni della specializzazione ristretta, agevola il passaggio da un mestiere all'altro e soprattutto dischiude l'orizzonte per progettare la vita futura”.
Questa sarà la “Scuola del Lavoro”, come verrà ufficialmente chiamata. In tutto il suo percorso essa deve favorire al massimo l' autodidattismo. “Gli organi statali devono venire in aiuto a coloro che vogliono studiare da soli. La persona che non sa studiare da sola ma si limita ad assimilare quello che dice l' Insegnante vale poco. Occorre insegnare alle giovani generazioni a studiare – a conquistare il sapere – in modo autonomo”. Nell'ultimo ordine d'Istruzione si attua l'Educazione politica: grossomodo corrispondente alla nostra “Educazione Civica”, o “Educazione dell'Uomo e del Cittadino”, che si svolge nelle Università, nei Conservatori e nelle Accademie (oggi anche nei Campus).
In sintesi: “la Scuola deve educare a porsi degli obiettivi produttivi: all'inizio semplici, elementari, immediati, poi sempre più complessi e diversificati. Deve insegnare a dialogare. A tracciare le vie più rapide ed economiche per raggiungere gli obiettivi, valutare i mezzi a disposizione comprese le proprie forze e quindi passare a una rapida, chiara e precisa esecuzione del lavoro”. Inoltre: “La Scuola deve fornire attitudini generali al lavoro, deve dare la possibilità di sviluppare i rapporti sociali, imparare a vivere con gli altri, aiutarsi a vicenda, vivere insieme le stesse esperienze”.
Gran parte del lavoro svolto dalla Krupskaja assieme a Lunacijarskij (vedi oltre) sarà invalidato dalla politica di Stalin. “Il nome di Nadezhda Krupskaja rientra nel novero dei maggiori Pensatori e Pedagogisti. Il suo retaggio pedagogico è imponente e molteplice e abbraccia gli aspetti più vari dell'Istruzione/Educazione/Formazione e della Cultura delle giovani generazioni. A ridosso della vittoria della Grande Rivoluzione d' Ottobre del 1917, Nadezhda Krupskaja dedicò tutte le sue forze alla causa dell'Istruzione popolare e dell'Educazione dei Cittadini della Società socialista. Il lavoro della Krupskaja è importantissimo, perché guarda al futuro e al contempo aiuta, oggi come ieri, a costruire quel futuro. «Educare la coscienza, destare, organizzare il pensiero infantile»: questi i 'compiti' che la Krupskaja assegnò agli Educatori in relazione allo sviluppo intellettivo e all'Educazione dei Fanciulli. La validità e l'efficacia delle idee di Nadezhda Krupskaja sull' interdipendenza tra Educazione e sviluppo della Personalità non sono espresse in una pura enunciazione teorica, ma si materializzano in una esposizione particolareggiata e concreta dei Metodi d'Insegnamento nei vari gruppi, e nelle varie fasi dello sviluppo dell'intelligenza, allo scopo di un'elevata efficacia di tutto il processo educativo” (A.I. Foteeva, v. sotto: Opere di Nadezhda Krupskaja).
Nadezhda Krupskaja ricoprì varie e importanti cariche pubbliche, anche riguardo all' Istruzione/Educazione. Probabilmente la più importante fu quella di Vicecommissario (come dire: Sottosegretario) all'Educazione, che resse per circa un ventennio, fino alla morte. Il Commissario (= Ministro) era Anatolij Luncijarskij, animato dalle migliori intenzioni, ma totalmente digiuno di Pedagogia, per cui la vera artefice della nuova Pedagogia sovietica fu Krupskaja, non Makarenko com'è stato scritto anche attribuendogli meriti e prerogative che furono di Lei. Fu Lei a redigere di suo pugno lo Statuto dei Giardini d'Infanzia, e collaborò alla stesura dei Programmi degli altri ordini di Scuola. Ebbe, infine, numerosi riconoscimenti e onorificenze.
Makarenko non ebbe né gli uni né le altre, né ebbe una qualche incombenza di particolare rilievo (a parte lo stravolgimento e la strumentalizzazione che ne farà il regime staliniano). Perciò appare inspiegabile come molte Storie della Pedagogia parlino poco o per niente di Krupskaja, mentre trattano – pur cum grano salis – di Makarenko.
Nadezhda Krupskaja, Istruzione popolare e Democrazia (non tradotta in Italiano);
Nadezhda Krupskaja, La Donna lavoratrice (non tradotta in Italiano);
Nadezhda Krupskaja, La Donna sovietica: cittadina con eguali diritti (non tradotta in Italiano);
Nadezhda Krupskaja, La mia vita con Lenin, Editori Riuniti, Roma 1956; ora Edizioni Red Star Press, Roma, 2019;
Nadezhda Krupskaja, La Scuola del Proletariato: esperienze e prospettive sulla via della Rivoluzione d'Ottobre, Prefazione di Andrea Canevaro, Emme Edizioni, Milano 1976;
Nadezhda Krupskaja, Ricordi su Lenin, Edizioni Rapporti Sociali, Milano 1956;
Nadezhda Krupskaja, Scritti di Pedagogia, Introduzione di A.I. Foteeva, Edizioni Progress, Mosca 1978 (pervenutaci già tradotta direttamente dal Russo).
Voce pubblicata nel: 2023
Ultimo aggiornamento: 2023