Marianne Weber (nome da nubile Marianne Schnitger) nasce il 2 agosto 1870 a Oerlinghausen: la madre Anna appartiene a una ricca famiglia di industriali specializzati nel settore tessile, da cui proviene anche il cugino e futuro marito Max Weber. Eduard Schnitger, il padre di Marianne, è invece un medico di campagna che, a causa del suo status, non verrà mai accettato pienamente dalla famiglia della moglie. La madre muore quando Marianne ha tre anni, lasciando lei e i fratelli alle cure del padre. Poco dopo, anche il padre si ammala e muore in un ospedale psichiatrico. Marianne, pur essendo rimasta orfana, ha l’opportunità di studiare, grazie al supporto economico del nonno materno. Dopo la scomparsa della nonna materna (1889), con cui aveva vissuto fin dalla morte del padre, si trasferisce ad Hannover presso la zia materna Alwine Weber, per proseguire i suoi studi.
Nel 1893 sposa Max Weber e, poco dopo, si trasferiscono a Berlino. Il loro è un matrimonio basato sull’affetto reciproco e sulla condivisione di valori e interessi culturali. Marianne dimostra il proprio amore e devozione verso il suo sposo per tutta la sua vita matrimoniale, rimanendogli vicina durante la sua lunga malattia e anche dopo i tradimenti subiti. Marianne e Max sono una coppia brillante dal punto di vista intellettuale, collaborano nello studio, nella stesura e correzione dei rispettivi testi. Si confrontano quotidianamente rispetto a temi d’attualità, come per esempio riguardo l’emancipazione femminile, questione cara a entrambi, come si evince da prese di posizione pubbliche e da impegni concreti. La coppia condivide, inoltre, amicizie con importanti intellettuali dell’epoca, come per esempio Robert Michels, Werner Sombart e i coniugi Georg e Gertrud Simmel.
Pur non avendo potuto godere di una formazione accademica, Marianne non smette mai di studiare e formarsi. Negli anni si appassiona e si dedica a campi differenti. Durante la depressione del marito inizia ad approcciarsi alla filosofia e scrive il suo primo lavoro accademico sul socialismo fichtiano, che appare in una raccolta curata da Carl Johannes Fuchs, Gerhard von Schulze e Max Weber. A metà degli anni Novanta dell’Ottocento, Marianne inizia a interessarsi alla condizione delle donne e alle tematiche del femminismo, combinando l’interesse culturale all’impegno attivo. Partecipa a conferenze, aiuta il marito a battersi per ottenere l’accesso delle studentesse all’università e diventa responsabile del famoso circolo femminista Bund Deutscher Frauenvereine (Unione delle organizzazioni femministe tedesche). Celebre, inoltre, è lo scambio di lettere tra Marianne e George Simmel, riguardante il ruolo femminile all’interno della produzione culturale (al dialogo con Simmel, si riferisce l’unico testo tradotto in italiano dalla sociologa Barbara Grüning). In questa riflessione, Marianne si oppone formalmente alla divisione operata da Simmel tra cultura oggettiva, propria dell’universo maschile, e cultura soggettiva, appartenente tradizionalmente alle donne. Per Marianne, le donne hanno le capacità, l’intelletto e la forza per partecipare alla vita pubblica, alla produzione culturale e allo sviluppo sociale.
Nel 1904 si reca negli Stati Uniti con il marito, per raccogliere materiale sul tema del protestantesimo e del capitalismo. Durante questo viaggio Marianne incontra rinomate scienziate sociali e attiviste americane, quali Jane Addams, Florence Kelley e Lillian Wald. Sulla scia di questi incontri, pubblica l’anno successivo due articoli su ciò che l’America del primo Novecento può offrire alle donne. Nel 1907 termina una delle sue opere più importanti riguardante l’evoluzione storica della condizione giuridica di mogli e madri 1.
Marianne oltre a essere un’intellettuale, ha ricoperto un ruolo importante anche nella storia della politica tedesca. Nel 1919 diventa membro del Partito Democratico Tedesco (DDP) e viene eletta al parlamento del Baden-Baden: è la prima donna eletta nella Repubblica di Baden. Durante la sessione inaugurale del 15 gennaio 1919, Marianne parla e dichiara ai suoi colleghi:
Noi donne possiamo solo esprimere la nostra gioia e soddisfazione per essere state chiamate a partecipare a questo compito, e penso di poter dire che siamo più preparate per questo (compito) di quanto la maggior parte di voi (uomini) forse pensi. 2
All’interno del DDP incontra inoltre le leader femministe Gertrud Bäumer, Marie-Elisabeth Lüders e Marie Baum. Il marito la supporta e sprona anche in questa sua attività; in una lettera scritta alla fidanzata del fratello Karl annuncia la notizia che la moglie è stata eletta, usando queste parole:
Sai che (Marianne) siede nell'assemblea di Baden e quindi fa le leggi, in base alle quali dovrò vivere – non si potrebbe essere più femministi! Lei come unica rappresentante della famiglia e non un solo uomo. 3
Nel 1920 muore Max Weber e quest’evento sconvolge profondamente Marianne, che cade in depressione e si ritira a vita privata. Dopo quattro anni di isolamento, decide di occuparsi della revisione e pubblicazione dei testi lasciati dal marito. Marianne ha un ruolo decisivo nel far sì che Max venga ricordato e riconosciuto come uno dei fondatori della sociologia; alla morte del marito, infatti, Marianne si occupa della pubblicazione di molti testi, fra cui Economia e Società. Inoltre, tra il 1923 e il 1926 scrive un’ampia biografia di Weber dai forti toni agiografici.
Nel 1924 riceve la laurea honoris causa in giurisprudenza dall’Università di Heidelberg. All’inizio degli anni Trenta la sua voce femminista viene soffocata dagli eventi, in particolare dalle vicende politiche tedesche e dalla seconda guerra mondiale. Fino alla sua morte, avvenuta nel 1954 a Heidelberg, rimane una studiosa appassionata e instancabile; prima di morire, infatti, lascia due volumi, uno sugli eventi degli anni Quaranta e l’altro sulla propria vita 4.
P.M. Lengermann , G. Niebrugge, Marianne Weber (1870-1954). A woman-centered sociology, in The Women founders, Sociology and Social Theory. 1830-1930, A Text/Reader, Waveland Press, 1998, pp. 193-228
S. Piccone Stella, Lo sguardo di Marianne, «Rassegna Italiana di Sociologia», 47 (3), 2006, pp. 489-502
M. Weber, La donna e la cultura. Questione femminile e partecipazione pubblica, a cura di B. Grüning, Roma, Armando Editore 2018
M. Weber, Ehefrau und Mutter in der Rechtsentwicklung (Moglie e madre nello sviluppo della legge), Tübingen, Mohr 1907
M. Weber, Lebenserinnerungen (Ricordi di vita), Bremen, Storm 1948
M. Weber, I. Berrebi-Hoffmann, M. Dupré, M. Lallement, & G. Perrier, Les formes de travail parlementaires (Forme di lavoro parlamentare), «Revue française de science politique», 64 (3), 2014, pp. 459-478.
Referenze iconografiche: Max and Marianne Weber nel 1894. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2021
Ultimo aggiornamento: 2023