Poetessa, giornalista e scrittrice, nata a Napoli il 27.1.1908 e morta a San Lorenzello (BN) il 9.1. 1992, definita dai suoi contemporanei- da Benedetto Croce a Salvatore Di Giacomo- la “Saffo della poesia napoletana”, Maria Luisa d’Aquino ha lasciato opere appassionate e intense, molte in vernacolo napoletano, scritte con uno stile elegante e raffinato.
I suoi scritti raccontano di una donna dalla forte volontà, esempio di resistenza e di coraggio, che sente la vita in modo struggente.
Sei le raccolte di poesie: Vocche (1931), Finestre sul mondo (1935), Rose d’autunno (1953), Vespero acceso (1955), Ore sulitarie, ore d’ammore (1958), È stato maggio (1968), Stagioni (1972); un romanzo: “Quel giorno trent’anni fa” (1975); una raccolta degli articoli della rubrica “Mosconi” che, da giornalista, ha tenuto sul quotidiano “Il Mattino”: La mia Napoli -Mosconi 1945-1975 (1990).
Rimasta vedova con cinque figli da crescere, la d’Aquino racconta il dolore straziante per la perdita dell’uomo amato nel suo romanzo-diario pubblicato nel 1975. In esso emerge il dolore e il coraggio di una donna che si rifiuta di soccombere ad un destino crudele e la caparbia determinazione di una madre nel proteggere i suoi figli.
Quando, il 17 settembre del 1943, suo marito, il Tenente Colonnello dei Bersaglieri Umberto Lombardi, fu trucidato dai nazisti, il più grande dei suoi figli aveva undici anni, il più piccolo solo tre mesi.
Attraverso i suoi scritti è possibile sentire tutto il suo dolore di donna:
“Eppure, senza morire, io sono morta… Sono come una fiala vuota da buttar via su un marciapiedi in mille pezzi: una fiala che conteneva l’essenza della mia felicità…”.
Umberto era l’essenza della sua felicità. L’aveva sposato appena diciassettenne e da lui aveva avuto cinque figli maschi: Giacomo, Ettore, Gianfranco, Luciano e Guido.
Alla sua morte, Maria Luisa si vestì di nero e iniziò la battaglia per la sopravvivenza. “Eccomi, dunque, alle prese con la vita” – scriveva- mentre cercava di procurare il cibo ai suoi figli vendendo i suoi abiti, le lenzuola, i centrini di casa.
Questi figli, in futuro, raggiungeranno prestigiosi traguardi professionali.
Giacomo sarà direttore de “Il Mattino” con Sergio Zavoli, Presidente di Assostampa Campania e del Circolo della Stampa di Napoli; Luciano sarà giornalista, direttore del GRUno, primo e storico conduttore del programma medico-scientifico della RAI “Check-up”, nonché Capo ufficio stampa del Presidente della Repubblica Sandro Pertini; Gianfranco diventerà Direttore d’orchestra, arrangiatore, Direttore musicale del Festival di Sanremo; Ettore e Guido apprezzati musicisti.
Le giornate di Maria Luisa, negli anni di guerra, passavano in una “corsa sfrenata senza traguardo”, come lei definì quel periodo in cui concesse poco a sé stessa.
Eppure, appena diciannovenne, aveva ricevuto parole lusinghiere dal drammaturgo, scrittore e giornalista (nonché deputato del Regno d’Italia) Roberto Bracco a cui aveva sottoposto il suo primo libro di poesie.
La poesia correva, feconda, nelle sue vene e parlava la lingua dell’amore: il napoletano. Una lingua appropriata alle sfumature amorose, adatta a definire, anche attraverso suoni e cadenza, il sentimento carnale e le passioni.
Apprezzata dai grandi intellettuali del tempo, da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo, Ernesto Murolo, Libero Bovio e Benedetto Croce, Maria Luisa d’Aquino fu amica di Sibilla Aleramo, a cui inviò -con dedica- la sua raccolta di poesie “Rose d’autunno”.
Nella solitudine dei suoi giorni, Maria Luisa aveva la poesia come compagna.
Una poesia che parlava d’amore e sofferenza.
L’amore era la sua ragione di vita e, quando quello dei sensi le fu precluso, Maria Luisa cantò l’amore per la sua terra: per Napoli e per la sua San Lorenzello. Due luoghi a lei molto cari, due “posti dell’anima” in cui rifugiarsi per ritrovare l’energia giusta ad affrontare la vita.
A San Lorenzello, borgo incantevole in provincia di Benevento, il suo rifugio era Palazzo Massone, una casa settecentesca, dimora avita di sua madre, la nobildonna Angéle Roche, divenuta sposa di Ettore d’Aquino dei Principi di Tropea, discendente di una delle Serenissime 7 Grandi Case del Regno di Napoli. Da un ramo di questa nobile famiglia discendono San Tommaso, insigne dottore della chiesa, Rinaldo, poeta del dolce stil novo e Maria (d’Aquino), la Fiammetta amata da Boccaccio.
Il borgo di San Lorenzello, con i suoi scorci, le sue stradine, la gente semplice ed affettuosa, sarà per sempre nel cuore di Maria Luisa che dedicherà un poemetto a questo borgo e che lo sceglierà come ultima dimora.
“Aspro di rocce s’erge Monterbano
Ricco alle falde di bei boschi ombrosi
Come una mandria stanca che riposi
San Lorenzello vi si adagia piano”
San Lorenzello, per Maria Luisa, era dunque il luogo della poesia; Napoli la città dell’amore, che le diede la possibilità di vivere pienamente.
Iscritta all’Ordine dei giornalisti di Napoli, Maria Luisa d’Aquino curò, fin dal 1945, l’Ufficio stampa del Comando Militare napoletano e collaborò a numerose testate, dal “Roma” alla “Gazzetta del Mezzogiorno”, al “Risorgimento” e soprattutto a “Il Mattino” per il quale fu titolare di una rubrica di moda con lo pseudonimo di Lady Lou e poi della rubrica “Mosconi”, quelli celebri di Matilde Serao.
Alla rubrica “Mosconi”, Maria Luisa d’Aquino conferì un taglio meno salottiero di quello della famosa fondatrice, impostandoli in forma di commento a fatti di cronaca e di costume. Figli di un tempo scampato alla guerra, alla morte e alle censure del fascismo, i “Mosconi” di Maria Luisa d’Aquino sono riproposti nel libro “La mia Napoli”, con la prefazione di Pasquale Nonno.
Crepuscolare, nella poesia come nella vita, Maria Luisa d’Aquino si considerava una “rosa d’autunno”.
Come la Tea spande nell’aria il suo odore persistente, così Maria Luisa d’Aquino raggiunge il cuore di chi legge con versi forti e gentili, profumati d’amore e di bellezza.
Ninno, cuoglie sti rrose
Ca so’ rrose d’autunno,
e ca so’ cchiù addirose
d’’e rrose ‘e tutt’ ‘o munno.
…
Maria Luisa d’Aquino, È stato maggio – poesie- Napoli, Arturo Berisio Editore 1968
Maria Luisa d’Aquino, Quel giorno trent’anni fa – Napoli, Guida Editore – 1975
Maria Luisa d’Aquino, La mia Napoli Mosconi 1946-1976 – Napoli, Edizioni Stampa et Ars-Mario Raffone – 1990
Riferimenti iconografici
Le Fotografie sono tratte dal “Calendario storico 2023” di Maria Luisa d’Aquino- a cura dell’Ente Culturale Schola Cantorum San Lorenzo martire “Nicola Vigliotti”- San Lorenzello (BN)
Voce pubblicata nel: 2023
Ultimo aggiornamento: 2023