Femminista, assistente sociale, attivista contro la tratta delle bianche e contro l’alcolismo, cattolica di orientamento evangelico-francescano, autrice di romanzi pedagogici e di opere liturgiche, scout.

Antonietta nasce a Treviso da una ricca e nobile famiglia di industriali. La madre, Maria Rosmini Serbati di Rovereto, le trasmette il pensiero modernista dell’amato cugino Antonio Rosmini, in ricordo del quale Ludovica sarà sempre chiamata Antonietta. Il padre, Angelo Giacomelli, le infonde la fede mazziniana e un profondo amor di Patria. Figlia unica, riceve un’istruzione eccellente e un’educazione rigidissima.

Dotata di una fede incrollabile, di un carattere integerrimo, di una intelligenza brillante e di una fortissima empatia verso le classi disagiate, nel corso della sua lunga vita tesse una rete di legami sociali, culturali e istituzionali di respiro nazionale ed internazionale e si adopera con concretezza, umiltà e tenacia per la comunità.

Dal 1880 la famiglia si sposta in varie città d’Italia per assecondare la carriera del padre Angelo. Antonietta ne fa l’occasione per conoscere realmente il Paese e per impegnarsi direttamente a favore dei bisognosi, ripulendo la sua formazione culturale e sociale degli aspetti più provinciali.
Fulcro di tale peregrinare è il lungo soggiorno a Roma. Qui Antonietta fonda un cenacolo intellettuale e Unione per il Bene, associazione di innovativa assistenza sociale, che travalica la classica carità passiva ed impianta una serie di attività concrete a favore della terza Roma, quella che non ha accesso ai fasti e alle opportunità della Roma capitale e della Roma papale.

Nel 1902 torna a Treviso e si impiega in ogni ambito dell’assistenza sociale, trovando la collaborazione dei vertici delle istituzioni e della politica di ogni indirizzo. A questo periodo risalgono anche iniziative nazionali come la collaborazione con Unione Femminile di Milano e la partecipazione al primo Congresso femminile di Roma nel 1908.

Proprio a Treviso, in un ambito magmatico e di grande sperimentazione, la sua attività comincia a infastidire, la sua scelta di zitellaggio ad essere ridicolizzata e iniziano a circolare voci di scherno nei suoi confronti, soprattutto da parte della Chiesa: la amazzone del cattolicesimo puro, la signorina murrista, una povera esaltata, la povera testolina.
Questa chiusura culmina con la scomunica parziale del 1909 e la successiva messa all’indice delle sue opere liturgiche. L’ambito in cui Antonietta sta operando si profila come particolarmente arcaico e patriarcale: il Veneto è al tempo detto la canonica d’Italia e il pontefice trevigiano Pio X, in stretta collaborazione con il vescovo di Treviso Giacinto Longhin, non lascia spazio ad alcuna libera interpretazione della fede né ad alcun cenno di modernismo, tanto più se provenienti da una donna.

Nel 1909 Antonietta si traferisce con la madre a Rovereto: la scelta a lungo è stata vista come una fuga da Treviso, una sorta di capitolazione di fronte all’opposizione della società e della Chiesa. Un’analisi più attenta consente invece di ribilanciare tale opinione: anche in base a quanto affermato dal biografo della donna, Michieli, lo spostamento è stato determinato dalla morte del padre e dal bisogno della madre di riavvicinarsi alla famiglia di origine anche per poter meglio amministrare il patrimonio.

La Grande Guerra coglie Antonietta a cavallo fra i due schieramenti: interventista ed irredentista, godendo della doppia cittadinanza, si impegna come staffetta trasmettendo fra Rovereto e Verona documenti militari segreti. Tornata con la madre a Treviso per evitare l’internamento, è fra i pochissimi civili rimasti in città a supporto infermieristico per militari e profughi dopo la disfatta di Caporetto. Nonostante l’impegno spassionato e il rischio vissuto, Giacomelli rifiuta la medaglia al merito d’infermiera e la Croce di Guerra.

Dopo il conflitto torna a Rovereto dove vive in povertà sempre più estrema, specie dopo la morte della madre. Qui nel 1920 fonda e gestisce la sezione locale dello scoutismo femminile fino allo scioglimento imposto dal Regime nel 1927.

Il suo legame con la città natale non perde mai di vitalità e sono frequenti e documentati i lunghi soggiorni negli anni Venti e Trenta. In particolare, Antonietta torna a Treviso per aiutare la popolazione dopo il bombardamento del 7 aprile 1944 inferto dagli Alleati. A fine guerra è di nuovo a Rovereto dove rifonda la sezione scoutistica femminile, continuando ad impiegarsi per il sociale fino alla morte.

La sua longevità biografica e letteraria si snoda in parallelo alle vicende cruciali della storia d’Italia dal Risorgimento alla Repubblica. Stona pertanto che, a fronte di un impegno civile quasi secolare e di una produzione che consta di ben 75 titoli, siano ancora pochi gli studi specialistici a riguardo.
Antonietta è ricordata soprattutto per i romanzi pedagogici e per il rapporto travagliato coi vertici della Chiesa: negli ultimi decenni molto è stato fatto in particolare sul tema del modernismo.

Manca uno studio organico e di ampio respiro sugli interventi a favore dell’infanzia abbandonata, delle giovani a rischio di violenza e di tratta sessuale che pure le hanno causato più volte scandalo e denigrazione proprio da parte di quella borghesia che tanto alimentava questi fenomeni.

Va inoltre riscoperto il network di alleanze e collaborazioni, specie al femminile: complice la damnatio memoriae subita da Antonietta, lo stato dell’arte sembra descrivere una donna volitiva ma isolata e priva di legami affettivi e di cooperazione. Se l’amicizia con Ersilia Bronzini Majno è nota grazie al carteggio conservato in Unione Femminile, molti altri rapporti di affetto e di stima attendono di essere analizzati, come quelli con Caterina Polacco e Lina Risbek.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Ludovica Giacomelli "Antonietta"

La più ampia e dettagliata biografia, che reca anche l’elenco completo della produzione di Antonietta, è A. A. MICHIELI, Una Paladina del Bene: Antonietta Giacomelli (1857-1949), a cura dell’Accademia degli Agiati, Rovereto 1954. Online si veda www.TRECCANI.it, ad vocem Giacomelli, Antonietta.

Per il femminismo si veda V. FAVRETTO, La condizione della donna nella famiglia all’inizo del XX secolo in un discorso di Antonietta Giacomelli, Atti e Memorie dell’Ateneo di Treviso, A.A. 2019-20 – n.s., n. 37, pp. 169-187.

Per l’opposizione dei vertici della Chiesa, si veda ad esempio il coevo I. RINIERI, Le amazzoni del cattolicesimo puro, Roma 1900. Per una analisi critica, si vedano G. CAPPELLO, Antonietta Giacomelli e il modernismo a Treviso, in Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia, a. 13 (2011), mondodomani.org/dialegesthai; P. URCIUOLI, Antonietta Giacomelli, la rage du bien di una laica francescana, studisemeriani.it; L. URETTINI, Antonietta Giacomelli nella documentazione curiale, Studi urbinati, XLIX (1975), 2, pp. 453-504.

Per l’attività nella Prima guerra mondiale, si veda Vite interrotte. Cronache di retrovia a Treviso (1917-1918) a cura di A. SANTINI, C. SCINNI, Istresco Treviso 2017.


Voce pubblicata nel: 2025