Figlia di Mosè Magrini (originariamente Finzi-Magrini) e di Fausta Artom (degli Artom di Casale Monferrato), Isa nasce a Ferrara il 3 dicembre 1876. Mosè è banchiere e possidente (agli ebrei ferraresi è permesso acquistare terreni agricoli oltre Po). I Magrini hanno anche un altro figlio, Silvio, appassionato delle “scienze dure”, che nel 1905 prenderà la laurea in Scienze matematiche, fisiche e naturali a Bologna; è Silvio che sarà preso a modello da Giorgio Bassani per il professor Ermanno de Il giardino dei Finzi-Contini.

Le notizie sull’infanzia di Isa sono scarse, ma è noto che sin da ragazza ama dipingere e lo fa con passione; allieva privata di artisti locali quale Federico Bernagozzi, il miglior ritrattista ferrarese, Isa è certamente una “dilettante di gran classe”. Sullo scorcio di fine secolo è nella sua città che incontra il geniale medico triestino Giulio Ascoli, figlio di Annibale , commerciante, e di Ida Levi, dei Levi di Trieste. Secondo di sette figli, Giulio è studente eccezionale, schermidore, nuotatore, gran camminatore solitario. Un gran bel ragazzo, impetuoso.

Si era laureato in medicina nel 1895 “con distinzione” frequentando le università di Praga, Gratz e Vienna e nel dicembre dello stesso anno aveva discusso la tesi anche a Padova, confermando così il titolo di dottore nel Regno d’Italia. Trieste è una delle sedi ove fioriscono gli allievi delle grandi scuole mediche europee e Giulio Ascoli fa parte di quei medici ebrei triestini che saranno un giorno motivo di vanto per la città. Alla notizia della infausta giornata di Adua (1° marzo 1896) si era arruolato come sottotenente medico per partecipare alla Campagna d’Africa. Tornatone incolume, era divenuto assistente di Augusto Murri a Bologna e poi, nel 1898, aiuto a Genova di Edoardo Maragliano, il medico che impegnava se stesso e la propria scuola nella lotta contro la tubercolosi.

I rapporti tra Ferrara e Trieste erano “cospicui” fin da quando Giuseppe II era salito sul trono di Maria Teresa. È in questa fase della sua vita che Ascoli giunge in visita a Ferrara; il motivo non è noto, fatto sta che conosce Isa ed è un vero colpo di fulmine. Si sposano a Ferrara il 27 agosto 1901. Isa lascia i genitori e il fratello e segue il marito.

A Genova, Isa studia, disegna gioielli, dipinge ritraendo anche il marito. La passione per la fotografia accomuna entrambi. Ma per Giulio, che ha anche assunto la direzione del laboratorio di chimica medica, i concorsi universitari non vanno come dovrebbero. Nel 1904, amareggiato, sbatte la porta e se ne va con Isa a Parigi, all’Istituto Pasteur.

Nel 1905 gli Ascoli sono a Milano dove Giulio è nominato direttore medico e batteriologo dello stabilimento industriale per la manifattura di crine animale Ditta Carlo Pacchetti & C. Questo impegno impone studio e sperimentazione, ed è per questo che gli Ascoli vanno a vivere a Pavia dove si possono svolgere ricerche nel laboratorio dell’Istituto di Patologia Generale dell’Università, diretto da Camillo Golgi, Nobel per la medicina nel 1906. È qui che Giulio ottiene buoni risultati nello studio del sistema nervoso dei vermi (Mazzarello, p. 269).

Sono gli anni nei quali a Pavia insegna patologia speciale medica Maurizio Ascoli, fratello di Giulio; e da Pavia era da poco passato anche Alberto, il loro fratello più piccolo, per breve tempo allievo di Luigi Mangiagalli, il medico che aveva cercato di riorganizzare la clinica ostetrico-ginecologica pavese raccogliendo intorno a sé numerosi giovani promettenti.

A Pavia, Isa e Giulio sono felici, ma non completamente realizzati. Non riescono ad aver figli. È per questo che, in modo del tutto moderno, consapevole ed entusiasta, all’inizio del 1908 avviano le pratiche necessarie per un’adozione. Grazie al rabbino capo di Roma, il triestino Vittorio Castiglioni i coniugi Ascoli riescono ad adottare una bambina: Lili Kohn figlia di Berta Kohn, una domestica ebrea originaria di Varaždin. Il padre è ignoto. Gli Ascoli la vanno a incontrare il 3 gennaio del 1910 a Trieste. Lili ha appena compiuto tre anni. Non sarà più Lili, ma d’ora in avanti Ida, come la nonna Levi. La piccola famiglia poco dopo torna a Pavia, in via Luino 10, accanto all’Università.

Nel 1912 Giulio è nominato primario dell’Ospedale San Matteo. A Pavia, gli Ascoli vivono in “una casetta con giardino dove papà stava in estasi davanti alle piante e ai fiori e si divertiva a spiegare a me e alla mamma le leggi che regolano i cicli della natura” (Fedeli 2017, p. 49). Convinto patriota irredentista, vorrebbe tornare nella sua Trieste, con Isa e la bambina. L'occasione gli si presenta molto presto.

Appoggiato dall’amico Arturo Castiglioni, medico e figlio del rabbino di Roma, riesce a farsi naturalizzare austriaco in modo da vincere il 12 ottobre 1913 il concorso di direttore dell’Ospedale Civico di Trieste. L’ospedale necessita di un profondo risanamento. E difatti Ascoli avvia subito un’intensa ed efficace riorganizzazione privilegiando l’aspetto igienico-sanitario. Riforma poi o, meglio, rilancia una istituzione che diverrà stabile: la scuola-convitto per infermiere suore laiche (oggi Scuola per Infermieri Professionali Giulio Ascoli).

Isa a Trieste continua a dipingere. La sua pittura, che “partendo da ritratti realistici giunge a raffigurazioni di gusto simbolista e liberty”, sta mutando forse anche a causa dei continui viaggi e spostamenti. E molto probabilmente anche grazie alla frequentazione di quella scuola artistica triestina, cui era stato dato per la prima volta uno spazio autonomo nella cosiddetta “sala della città di Trieste” alla Biennale del 1910 (Venezia, 22 aprile–31 ottobre).

Il 28 luglio 1914 scoppia la guerra. l’Italia è neutrale, ma gli irredentisti sono interventisti e si riuniscono nei vari caffè dove si va forgiando una coscienza nazionale italiana. Tra di loro, in prima linea, sono i coniugi Ascoli che frequentano sulle rive, accanto all’Hotel de la Ville, il caffè Tomaso, nota “base” per pensieri e azioni di stampo irredentista.

Giulio è presto denunciato dalle autorità asburgiche per aver difeso e favorito alcuni presunti renitenti alla leva. All’entrata in guerra dell’Italia, il 24 maggio 1915, Ascoli aveva già deciso: lui resta a Trieste, al suo Ospedale, dai suoi malati, mentre Isa e la piccola Ida partono per Ferrara.

Ma presto (il 19 giugno) Giulio è sollevato da ogni incarico e inviato come semplice medico subalterno sul fronte galiziano, a Kolomea (oggi Ucraina), presso un istituto batteriologico. Lì si rifiuta di indossare la divisa austriaca e inizia a sottoporsi a sfibranti digiuni per minare la propria salute. Il disegno di Ascoli è palese: essere rimandato a casa così da poter poi entrare in Italia e combattere dalla parte giusta.

Non ci riuscirà. Sfinito e sfibrato dalle prove fisiche e morali, dalla Galizia è invece ricoverato in ospedale a Vienna dove Isa lo raggiunge nell’agosto del 1915 per assisterlo. Imputato presso il tribunale militare con l’accusa di alto tradimento e aggravamento della malattia stessa (Fedeli 2017, p. 57), rinchiuso addirittura in reparto psichiatrico, Ascoli contrae la tubercolosi. Nel maggio del 1916 muore, poco dopo che l’inchiesta a suo carico si era conclusa con un “non luogo a procedere”. Nel 1919 la salma verrà traslata al Cimitero Monumentale di Milano.

Siamo nel mezzo della guerra e Isa non riesce a tornare a Ferrara. Resta dunque a Vienna da Emma, la sorella di Giulio. Ritorna a Ferrara solo il 21 novembre 1917, dalla figlia. La perfetta educazione – sempre e solo privata – di Ida sarà l’unico scopo della sua esistenza. Abbandona la pittura e si dedica all’insegnamento presso la Scuola elementare ebraica di via Vignatagliata nel ghetto (dal 1939 al 1943 diventerà anche sede della scuola media, del ginnasio e del liceo per gli studenti espulsi dagli istituti cittadini).

Isa, con la bambina, vive con il fratello Silvio, sua moglie Albertina Bassani e i figli Giuliana e Uberto. Sono loro la ricca famiglia ebrea che ora abita la bella casa con giardino al numero 76 di via Borgo dei Leoni. Qui, per ora, la vita scorre senza problemi. I tre ragazzi sono felici; più che cugini paiono fratelli e passano il loro tempo nel grande giardino e sul campo da tennis (quello che sarà reso famoso da Bassani). Il giorno in cui Ida si sposa, Isa le augura di provare “proprio quell’amore che tutto dà e nulla chiede, che è tanto forte e profondo da rendere leggero qualsiasi sacrificio e senza cui la vita sarebbe deserta” (Fedeli 2017, p. 60.). E che lei conosce bene. Poi verranno le leggi razziali; e, ancora, la guerra.

Quando Ida con marito e figli intraprenderà nel 1944 la fuga salvifica per la Svizzera, anche mamma Isa andrà con loro. Ma non ce la farà. Sarà catturata l’8 marzo del 1944 a Cannobio e mandata a Varese. Da lì scriverà alla figlia “se mi succede una disgrazia, pensa che ho così concluso il ciclo che è cominciato col martirio di chi ti fu padre affettuoso, sia pure per pochi anni, martirio che fu suo e anche mio, martirio che non sarà certo superato da quanto ora mi potrà avvenire” (Fedeli 2017, p. 109). Verrà mandata al Polizei- und Durchgangslager di Fossoli. I primi vagoni piombati diretti ad Auschwitz partono da Fossoli il 22 febbraio 1944. Appena si raggiunge il numero di seicento internati per far posto ai nuovi arrivati si organizza un trasporto ferroviario.

Il 5 aprile 1944 Isa sale su un vagone piombato e viene annientata il giorno stesso dell’arrivo a Auschwitz: il 10 aprile del 1944.

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Isa Magrini

In CDEC Digital Library, il portale web per l’accesso e la consultazione delle risorse informative e documentali della Fondazione CDEC sulla storia, la cultura e le tradizioni degli ebrei in Italia dall’età dell’Emancipazione ad oggi: http://digital-library.cdec.it/cdec-web/persone/detail/person-5043/magrini-isa.html

M. Ansaldo, La vera storia dei Finzi Contini, La Repubblica 13 giugno 2008

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2008/06/13/r2-la-vera-storia-dei-finzi-contini.html?refresh_ce

M. Crespi, Giulio Ascoli, Dizionario Biografico degli italiani, vol. 4, 1962, http://www.treccani.it/enciclopedia/giulio-ascoli_(Dizionario-Biografico)/

S. Fedeli, Gli occhiali del sentimento. Ida Bonfiglioli: un secolo di storia nella memoria di un’ebrea ferrarese, La Giuntina, Firenze 2017

P. Mazzarello, The Hidden Structure: A Scientific Biography of Camillo Golgi‬, Oxford University Press, London 1999‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬‬

E. Ponte, H. Margetic, D. Baldo, I fratelli Ascoli: Giulio (1870-1916) Maurizio (1876-1958), Alberto (1877-1957), in «Biografie Mediche» 2015, 4: 28-31

http://www.centrostudipromozioneprofessionemedica.it/wp-content/uploads/2019/05/Biografie_Mediche_numero_4_2015.pdf

L. Scardino, La pittrice ferrarese Isa Magrini Ascoli, dilettante di gran classe, in «Vicino al focolare e oltre: spazi pubblici e privati, fisici e virtuali della donna ebrea in Italia (secc. XV-XX)», Atti del Convegno internazionale di studi organizzato dal M.E.I.S. (Ferrara 18-19.11.2014), Giuntina, Firenze 2015, pp. 309-32

L. Scardino, S. Simonetta, I Magrini. Quattro artisti ferraresi tra Ottocento e Novecento, La Carmelina, Ferrara 2016

L. Scardino, Ferrarese, ebrea, europea: la pittrice Isa Magrini, conferenza al Museo civico del Risorgimento e della Resistenza, Ferrara 8.3.2017

https://www.cronacacomune.it/notizie/30441/ferrarese-ebrea-europea-la-pittrice-isa-magrini-raccontata-da-lucio-scardino.html

A.P. Torresi, Una pittrice bassaniana artista ebrea tra Ferrara e l’Europa, in «Ferrara storia», 10, 1998

Referenze iconografiche: Epigrafe posta in via Mazzini a Ferrara, di lato all'ingresso della sinagoga. Il nome MAGRINI ASCOLI ISA si legge verso la fine dell'elenco nella colonna di sinistra. Foto di Saliko.  Creative Commons Attribution 3.0 Unported license.

Voce pubblicata nel: 2020

Ultimo aggiornamento: 2023