«[le donne cinesi] ti hanno capito, hanno compreso che sei una donna, che anche tu ami un uomo, forse hai dei bambini, che hai caldo al sole e ti stanchi per il lavoro, che di notte dormi e dopo muori, proprio come loro, e siccome sono discendenti di nobili saggi ricambiano il tuo saluto come se tu fossi una buona sorella».[1]

Giornalista, drammaturga, romanziera, grande viaggiatrice: Ilse Langner ha attraversato tutto il XX° secolo con la sua scrittura. Nacque a Breslau (dal 1945 città polacca) mutuò dal padre Erdmann, insegnante, una passione per la letteratura e il mondo dell’antichità. I suoi studi non andarono oltre il liceo, ma la passione per la scrittura era stata precoce in lei, tanto che da giovane giornalista per testate locali, si trasferì dalla nativa Slesia alla Berlino degli anni Venti.

Qui iniziò alcune collaborazioni che la portarono nel 1928 a intraprendere la carriera di inviata speciale nella Russia neocomunista che descrisse con articoli efficaci. Soprattutto iniziò ad interessarsi della condizione delle donne, tema che divenne centrale nella sua produzione letteraria. Al ritorno da quell’esperienza, fra il 1929 e il 1933 scrisse diversi drammi teatrali di successo. Frau Emma kämpft im Hinterland (La signora Emma combatte nelle retrovie), messa in scena a Berlino nel dicembre 1929, fu un successo per l’argomento che trattava, cioè l’indipendenza acquisita dalle donne durante il primo conflitto mondiale, quando gli uomini erano tutti al fronte.

Katharina Henschke presentato a un gruppo pubblico femminile di donne nella lettura di Tilla Durieux nel 1930 affrontava il tema dei diritti delle donne fra cui l’ interruzione di gravidanza, e poi Die Heilige aus den USA (La santa degli Stati Uniti) interpretato da Agnes Straub nel novembre 1931, incentrato sulla figura di Mary Baker-Eddy, fondatrice di Christian science.

La commedia brillante Amazonen (Amazzoni) interpretata dalla stessa Agnes Straub come protagonista non andò oltre la fase delle prove, in quanto fu annullata e cancellata nel 1933 dal regime nazionalsocialista appena instauratosi. Il tema delle amazzoni, guerriere indomite e indipendenti, non era gradito al regime, proprio come gli altri personaggi e argomenti portati in scena da Langner: le donne emancipate, i diritti delle donne, l’interruzione di gravidanza. Considerata una scrittrice “indesiderata” e sottoposta allo Schreibverbot (divieto di scrivere) Ilse Langner si rivolgerà soprattutto al passato mitologico: le opere teatrali del periodo bellico sono Der Mord in Mykene (Assassinio a Micene) del 1937, Iphigenie kehrt heim (Ifigenia torna a casa) del 1938; Orpheus findet Eurydike (Orfeo trova Euridice) del 1941. Ma tutti rimarranno manoscritti nel cassetto.

La fine del nazismo, e il periodo postbellico segnato dalla speranza di un nuovo inizio, non significò per Ilse la riconquista di un posto rilevante nel panorama letterario. Tuttavia dal 1933 questa scrittrice, la cui memoria venne cancellata dai nazisti, come quella di molte altre autrici tedesche, produsse una gran quantità di opere in tutti i campi letterari.

Mai più il successo le arrise come era successo a Berlino, negli ultimi anni della repubblica di Weimar e questo fatto fu per Langner motivo di grande amarezza. Romanzi come Flucht ohne Ziel (Fuga senza meta), che racconta la fuga delle popolazioni della Germania orientale di fronte all’avanzata dei Russi, il radiodramma Heimkehr (Ritorno a casa), che parla della vita nelle capitale tedesca ridotta a un cumulo di macerie, la prevista trilogia Himmel und Hölle im 20. Jahrhundert (Paradiso e Inferno nel 20 secolo) di cui pubblicò solo due primi romanzi, la novella Rodica, sono tutte opere che non troverete nelle storie della letteratura tedesca. Qualche opera teatrale fu messa in scena, negli anni Cinquanta, fra cui Cornelia Kungström, sul tema della responsabilità morale e civile degli scienziati, che nel 1955 fu l’ultima pièce langneriana vista in un teatro in Germania.

La cifra che distinse Langner da altre autrici del suo tempo fu il viaggio. Il secondo marito, l’industriale Werner Siebert, aveva rapporti commerciali con l’Oriente. Nel 1933, dopo il bruciante “veto” nazista, Ilse Langner compì un primo, lungo viaggio in Estremo Oriente, recandosi in Cina e Giappone con il transatlantico. Da quella prima esperienza nacquero diari di viaggio e romanzi come Die purpurne Stadt (La città purpurea) pubblicato nel 1937, poi ritirato. Langner fu poi in Europa, alla fine degli anni ’40, e poi di nuovo in Estremo Oriente nel 1960. Aveva 61 anni e viaggiava da sola. Scrisse nuovi diari su quei paesi che aveva visitato trent’anni prima, sulle loro trasformazioni culturali ed estetiche. Fra il 1966 e il 1967 viaggiò ancora in tutto il mondo come rappresentante delle scrittrici tedesche grazie al Goethe Institut toccando America del Nord, Giappone, Corea, India, Ceylon e la Turchia.

Nel 1972 tornò per la quarta volta in Giappone e nel 1975 visitò per la prima volta l’Africa nera. Da ogni viaggio scaturisce la scrittura con cronache e resoconti della vita, della religione, delle abitudini soprattutto delle donne incontrate dei paesi visitati; questi resoconti, pubblicati da riviste letterarie, sono un’incredibile fonte di spunti e temi. Se i rapporti in patria erano con scrittrici come Ingeborg Drewitz (conosciuta nel 1959), le critiche Margarethe Dierks e Ingeborg Meidinger-Geise, nei suoi viaggi Langner incontra le donne più diverse. Da capi di Stato, come Indira Gandhi, a religiose in odore di santità, come Madre Teresa di Calcutta, a semplici studentesse, medici, madri, contadine.

Nei suoi resoconti di viaggio analizza le opere della giapponese Murasaki Shikibu (vissuta intorno al 1000), si fa affascinare dalle danze tradizionali, dai luoghi di culto, dai monumenti, ma anche dal mercato di un villaggio africano. Langner affronta divinità, religioni, questioni quali il matriarcato, la maternità, gli stili di vita. Molte le riflessioni anche sulle modalità moderne del viaggiare, che nella sua esperienza vanno dalla lentezza del transatlantico alla rapidità dell’aereo, che non dà tempo di abituarsi al nuovo.

Langner non ha un’ottica eurocentrica; tende all’osservazione, all’empatia. Dalla pluriennale osservazione di luoghi “altri” ha ricevuto il dono di saper collegare i riferimenti culturali, trovando in ogni paese l’universalmente umano. La sua cifra è l’assenza totale di superiorità occidentale: «Ich speise Welt»: mi nutro di mondo ha scritto una volta ed è una espressione la cui verità traspare dai suoi scritti.

Rimasta vedova nel 1954, senza figli, senza più una città natale e con scarsa propensione per Berlino, che dopo la guerra si era trasformata in una città completamente differente, trascorse l’ultima parte della sua vita a Darmstadt. Una volta si definì «die grosse alte Dame der deutschen Literatur» (la grande vecchia dama della letteratura tedesca), che però continua a dimenticarla.

NOTE

1. Da Chinesisches Tagebuch (Diario cinese), 1960, in lingua originale: «sie haben dich verstanden, sie haben begriffen, dass du eine Frau bist, dass du auch einen Mann liebst, vielleicht Kinder hast, dass du heiss wirst in der Sonne und müde von der Arbeit, dass du nachts schläfst und später einmal stirbst, genau wie sie, und da sie Nachfahren edler Weisen sind, erwidern sie deinen Gruss, als wärst du eine gute Schwester».

Torna su

Fonti, risorse bibliografiche, siti su Ilse Langner

Ilse Langner, Dramen I, 1983 e Dramen II, 1991 Bergstadtverlag Wilhelm Gottlieb Korn

Ich möchte die Welt hinreissen... Ilse Langner 1899-1987. Ein Porträt von Brigitta M. Schulte, 1999 Christel Göttert Verlag

Referenze iconografiche: Ilse Langner. Foto di Stadtarchiv Darmstadt.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023