Ida Bianco, pioniera della ricerca ematologica condotta “sul campo”, nasce a Roma il 30 luglio 1917. Il padre è impiegato presso il Ministero delle Finanze, la madre, che Ida definisce “amica, confidente, compagna”, è casalinga.
Iscritta a Medicina nel 1935, frequenta da allieva interna la Clinica Medica diretta da Cesare Frugoni avendo come tutor il suo assistente Ezio Silvestroni (1905-1990). Prende così avvio una collaborazione di lavoro che li porterà a sposarsi nel 1945 e che durerà per l’intera vita. Si laurea in Medicina nel 1941 e si specializza in Medicina Interna nel 1947.
La figura di Ida Bianco spicca nella Storia della Medicina per avere collaborato a identificare e definire con assoluta chiarezza la Microcitemia: condizione caratterizzata da globuli rossi più piccoli della media (microcitosi), più poveri di emoglobina (ipocromia), in numero maggiore della media (poliglobulia) e con aumento delle resistenze globulari misurate attraverso Test di Symmel. Per tale condizione clinica, spesso del tutto asintomatica, Silvestroni e Bianco avanzeranno l’ipotesi di una causa genetica e di una stretta relazione con la malattia di Cooley, di cui ancora poco si sapeva, postulando che i bambini affetti da tale patologia ereditassero il carattere microcitemia da entrambi i genitori: ma occorreva dimostrarlo.
La scelta del Test di Symmel quale metodo semplice e poco dispendioso per identificare i portatori di trait talassemico attraverso l’esame di una goccia di sangue ottenuta da puntura del polpastrello dette avvio a uno studio epidemiologico sul campo, portando i due ricercatori dapprima a Ferrara, su invito del Professor Marino Ortolani (1904-1983) Direttore del Brefotrofio San Cristoforo de’ Bastardini o IPI (Istituto Provinciale per l’Infanzia), e poi nel Delta rodigino, in Sicilia e Sardegna.
Marino Ortolani, pediatra, intuì l’importanza sociale degli studi avviati dai due ricercatori e l’intera città si dimostrò pronta a introdurli nel territorio del Delta ferrarese, densamente popolato da adulti microcitemici e da molti bambini affetti da Malattia di Cooley. Le indagini, svolte su intere famiglie, copriranno gli anni fra il 1946 e il 1961, consentendo ai due scienziati di cominciare a chiarire la complessità di una malattia elusiva come poche e di identificarne tre varianti: l’asintomatica Microcitemia, una forma di gravità intermedia chiamata Ittero Emolitico a Resistenze Globulari Aumentate o IERGA, e la Malattia di Cooley.
Per studiare la popolazione ferrarese, Ida Bianco con il suo laboratorio portatile arrivò a effettuare fino a mille test di Symmel nella stessa giornata, eseguendo poi anche lo striscio di sangue agli individui risultati certamente microcitemici, vale a dire a tutti quelli con resistenze globulari aumentate (Foto 1).
Lavorava nei paesi del Delta, talora in totale solitudine e spesso attendendo il rientro dei lavoratori dai campi fino a notte inoltrata, potendo confidare solo nell’autista che l’avrebbe riportata a Ferrara lungo strade dissestate dai bombardamenti. Dalle osservazioni di Silvestroni e Bianco, condotte anche all’interno della degenza pediatrica diretta da Marino Ortolani, si svilupperà una descrizione clinica accurata di queste famiglie, s’individuerà nella trasfusione di sangue la terapia più idonea e prenderà forma l’idea di una profilassi del Morbo di Cooley tramite identificazione prematrimoniale dei portatori di trait talassemico su tutto il territorio italiano. (Foto 2)
Al contempo, le ricerche estese all’intero paese daranno occasione ai due ricercatori di individuare forme ignote di anemia ereditaria, come la Microdrepanocitosi. Tale anemia, particolarmente frequente in Sicilia e in Calabria, è nota anche con l’eponimo di Anemia di Silvestroni e Bianco (una delle poche condizioni mediche identificate anche dal nome di una donna).
Il mondo accademico non sembrava disposto a riconoscere a lei e a Ezio Silvestroni i meriti di avere sospettato e poi dimostrato le basi genetiche della Malattia di Cooley. Lei e il marito furono discriminati al punto da essere privati del posto di lavoro, che, per quanto riguardava Ida, era stato ottenuto attraverso pubblico concorso solo nel 1951. Eppure, Ida Bianco scriverà che
“quegli anni restano nella mia mente inondati da una grande luce e da un grande calore per l’incontro quotidiano con la popolazione ferrarese, accogliente e disponibile a collaborare… e con l’Amministrazione Provinciale che al nostro arrivo ci riceveva con molta cordialità in un delizioso salottino rivestito di damasco giallo, nella parte più alta del Castello Estense”.
Altrettanto singolare fu la relazione affettiva che Ida Bianco strinse con l’ambiente dell’Istituto Provinciale per l’Infanzia, nato come Brefotrofio per i figli illegittimi, e nel tempo divenuto anche la prima Maternità italiana (1570). Allo sviluppo e al sostegno di questa Istituzione ferrarese, nata circa a metà del Duecento, collaborarono, nei secoli, numerose figure femminili: una sorta di fil rouge lega fra loro le iniziative di Duchesse estensi e nobildonne ferraresi, da Lucrezia Borgia che nel 1515 promosse l’aggregazione di San Cristoforo all’Ospedale romano di Santo Spirito in Saxia, a Barbara d’Austria che nel 1570 vi istituì la prima Maternità italiana per tutte le donne povere e miserabili, fino a Luisa Recalchi Grillenzoni che nel 1865 vi promuoveva la nascita di un Asilo Infantile e di un Presepe di Carità, cioè di un Nido d’Infanzia destinato ai figli di madri lavoratrici povere.
Nel 1954, a Roma, Ezio Silvestroni e Ida Bianco fondano il Centro Studi della Microcitemia, promuovendo su tutto il territorio italiano lo screening della popolazione in età scolare e favorendo la decisa diminuzione statistica dei casi di Malattia di Cooley semplicemente sconsigliando il matrimonio fra microcitemici. (Fig 3)
I loro studi saranno fonte di nuove conoscenze e occasione per numerosi ricercatori di esplorare le nuove frontiere genetiche, biochimiche e molecolari delle emoglobine umane e di affinare le tecniche dell’emotrasfusione. Ida Bianco ed Ezio Silvestroni ricevettero numerosi riconoscimenti e fra questi, nel 1977, il Premio Manca per la Medicina, istituito dall’Institute of International Medical Education e dalla Italo American Medical Education Foundation.
Ida Bianco Silvestroni, Storia della microcitemia in Italia. Giovanni Fioriti Editore, 2002. La microcitemia 1951, documentario scientifico di Ezio Silvestroni e Ida Bianco, Youtube.
Ezio Silvestroni e Ida Bianco, La resistenza osmotica delle emazie nei soggetti normali, Pontificia Accad. Scient. 1944.
Marino Ortolani, “Anemia di Cooley” ed altre sindromi eritroblastiche dell’infanzia, Clin. Ped. Vol. 23, p. 45, 1941.
Marino Ortolani, Funzionamento ed attività di un’organizzazione sanitaria distrettuale per la lotta contro le malattie microcitemiche, Atti Giorn. Studio Probl. Soc. Microc. e Morbo di Cooley, Roma, Ist. It. Med. Soc. Ed. vol II, 1961.
Daniela Fratti, È venuto alla Casa involto nelle straze… San Cristoforo de’ Bastardini, Italiatipolitografia editore,2013.
Riferimenti iconografici
Foto provenienti dall’Archivio Cesare Menini, Centro Emotrasfusionale Arcispedale S. Anna, per cortesia di Gianluca Lodi.
Voce pubblicata nel: 2024
Ultimo aggiornamento: 2024