Sono un uccello di bosco e amo svolazzare e finché le ali mi sosterranno io correrò a vedere ed ammirare tutte le cose belle che natura ed arte riunite faranno balenare ai miei sguardi entusiasti, appassionandomi ancora di tutto come una ventenne giovinetta. Che vuoi è carattere: né l’età smorzò la mia foga di sempre nuove sensazioni, né la brama di osservare co’ miei occhi, di giudicare col mio criterio uomini e cose e dire senza pretese, senza prevenzioni, sinceramente la mia opinione.
Così si autorappresentava Giuseppina Massara, evidenziando il suo spirito di indipendenza e la consapevolezza di non essere da meno dei rappresentanti del sesso forte, in un articolo della rivista «L’Aurora» del 1875, una delle tante penne rosa che operarono in Italia nella seconda metà dell’Ottocento nel campo del giornalismo e della letteratura rivolta alle signore dell’aristocrazia e alta borghesia. Alla sua epoca ebbe senz’altro una certa notorietà: firmava cronache di moda e racconti su alcune riviste e strenne, insieme ad Anna Maria Mozzoni, Erminia Fuà Fusinato, Giulia Molino Colombini, Adelaide Beccari, solo per citarne alcune, partecipò alla redazione dell’album in onore di Adelaide Bono Cairoli, eroina del Risorgimento e modello di madre italiana.
Per delineare il suo profilo occorre ritrovare le tante tessere che parlano di lei, direttamente o indirettamente, in documenti di vario genere: i dizionari biobibliografici usciti tra Ottocento e Novecento, gli scritti autobiografici e professionali, pubblicati su riviste, oggi non sempre di facile consultazione e reperibilità. Oscar Greco (Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo) e Carlo Villani (Stelle Femminili) ne forniscono il ritratto: “Distinta scrittrice, verseggiatrice gentile… modestia, gentilezza, affetto, delicatezza e santo amor patrio, ecco le belle doti che adornano l’animo di questa italiana”.
Massara, la cui effige racchiusa in un ovale che appare sul Dizionario Biografico delle Donne Lombarde (1995) è tratta dalla strenna pubblicata da Adele Woena nel 1875 in Illustrazione dell’Aurora, nacque il 6 febbraio 1828 a Montagna, un paese della Valtellina vicino a Sondrio, in seno a una famiglia agiata (il padre era medico). Le fu impartita una buona istruzione comprendente la conoscenza delle principali lingue straniere. Si trasferì a Torino che ricordava come ”la bella e pittoresca città che mi accolse per tanti anni, dove passai tra tristi e liete vicende parte di mia gioventù, dove tengo care e sincere amiche e sacri e gentili ricordi” e lì iniziò la carriera giornalistica. Praticò – lo si evince dalle sue cronache – già un turismo moderno, compiendo molti viaggi con i nuovi mezzi di trasporto in Italia e all’estero, dove soggiornò in luoghi di villeggiatura alla moda sulle rive del lago Verbano e di Lugano, visitò capitali straniere, si recò a Parigi per visitare l’Esposizione Universale del 1878, condividendo tutto ciò con persone del suo stesso censo e aristocratiche.
Collaborava con periodici a cui inviava racconti, poesie, traduzioni di novelle dall’inglese o dal tedesco, fece parte di quella schiera di donne emancipate, dotate di una buona cultura che dopo l’unità d’Italia avevano abbracciato un’attività indipendente, legata alla scrittura, “un'operaia della penna”. Una delle fonti a cui attingere per avere sue notizie e “giudicare” la sua produzione letteraria è senz’altro il periodico «L’Aurora», fondato e diretto da Adele Woena, di cui fu amica ma anche fedele collaboratrice in quanto dai primi mesi di pubblicazione (1872) fino alla sua morte, avvenuta nell’autunno del 1881, inviò i suoi scritti soprattutto di costume. Sono infatti le sue cronache (Impressioni di viaggio, Corrispondenze) a darci uno spaccato della sua vita mondana e dell’epoca e si scopre come l’autrice avesse interessi culturali che la portavano sia a visitare monumenti d’arte, che parchi naturali e giardini all’inglese di cui forniva una descrizione ricca delle emozioni che si provano a contatto con la bellezza naturale e di quella creata dall’uomo.
Quale era l’ambito più idoneo per una donna giornalista, se non entrare in contatto con le lettrici scrivendo di moda, di cronache mondane, di galatei? È senz’altro nel giornalismo di moda che Giuseppina esprime il meglio di sé. Per ben quattro anni, dal 1872 al 1876, ogni mese su «L’Aurora» tenne una rubrica intitolata, Corriere della Moda, in cui elargiva alle lettrici consigli su ciò che la “Dea Moda”, capricciosa e sempre pronta a stupire, riservava loro. Non solo, ritrovando suoi articoli su altre riviste, «Mondo Elegante», «Nuovo Giornale Illustrato Universale», «La Moda Italiana» (su cui scriveva anche Maria Antonietta Torriani, la futura Marchesa Colombi), si scopre che fu una firma in tale ambito giornalistico, genere particolarmente diffusosi in Italia (a partire dalla metà dell’Ottocento, soprattutto a Milano e Torino), tanto da essere direttrice di una delle riviste femminili più importanti dell’epoca: “Direttrice del «Mondo Elegante», giornale illustrato e bellissimo nel suo genere di mode femminili… che assai prosperò nel vario tempo in cui fu diretto, non solo, ma collaborato dall’egregia lombarda” (Oscar Greco).
Giuseppina si rivolgeva alla donna privilegiata, la donna borghese, era a lei che, desiderosa di eguagliare la donna aristocratica in tutti gli agi e i modi che da secoli contraddistinguevano la sua vita, offriva l’opportunità di soddisfare il bisogno di apparire in società. In quest’ottica nascevano tutti quegli utili suggerimenti affinché fosse sempre à la page sia dentro, che fuori le mura domestiche; per questo occorreva educarla al buon gusto, alle virtù femminili e istruirla sulle ultime tendenze in fatto di fogge di abiti, stoffe, colori, complementi, accessori e quant’altro.
Nei suoi articoli di moda, molto curati nel lessico, si ritrovano tanti termini francesi, nonostante anche lei rivendicasse, in un certo senso per il nuovo stato unitario, una moda sempre più libera da quella francese, una moda italiana. Fu maestra nel saper cogliere i cambiamenti che erano in atto nella moda, aiutata senza dubbio dal vivere nei luoghi del gran mondo, dalle sue frequentazioni, dall’essere informata dalle riviste a cui sarà stata senz’altro abbonata. Le toilettes non sono semplicemente presentate in un’anonima descrizione, bensì all’interno di una cornice che giustifica la scelta dei modelli in oggetto, propri del periodo stagionale di riferimento. Infatti Giuseppina non dimenticava la sua cifra “letteraria” e, quando scriveva di moda, ingentiliva l’articolo con un incipit che rimandava quasi sempre a versi poetici (a volte suoi), a belle immagini paesaggistiche, ad atmosfere emozionanti volte a predisporre l’animo della lettrice alla piacevolezza del tempo che stava vivendo, per poi proseguire ricordando gli impegni mondani, i riti che regolavano la sua vita privata e pubblica, il bel mondo in cui la vita per queste donne scorreva. Emblematico è il titolo dell’ultima sua opera pubblicata nel 1880, Ore liete: ricordi.
G. Massara, Impressioni di viaggio, in «L’Aurora», a. IX, n. 6, 1880
G. Massara, «Corriere della Moda», in «La Moda Italiana», 1873
A. Woena, Illustrazione dell’Aurora, Modena 1875
O. Greco, Bibliobiografia femminile italiana del XIX secolo, Venezia, 1875
C. Villani, Stelle femminili, Napoli 1915
R. Farina (a cura di), Dizionario biografico delle Donne Lombarde, Milano 1995
Voce pubblicata nel: 2020
Ultimo aggiornamento: 2023