Fra i Santi e i Beati venerati a Reggio Emilia non ci sono molti reggiani. L’unica a esserlo veramente è Giovanna Scopelli e ce ne parla Don Luigi Bocconi in un suo libretto edito nel 1922 nel quale vengono ricordati i personaggi che nei secoli resero illustre la Parrocchia di S. Agostino in Reggio Emilia.
Da tempo immemorabile i conti Mazzoli avevano dimora in quella “vicinia” e il nostro Don Luigi racconta che “è tradizione antica che la famiglia della nostra Beata Giovanna abitasse nella casa Mazzoli dove nacque da genitori reggiani nel 1439".
Il legame con la famiglia che l’aveva accolta fu molto forte. La si considerò sempre in qualche modo parente, ma non solo: tutt’ora in famiglia Mazzoli si racconta che ogni volta che nasce o che muore un Mazzoli la Beata Giovanna si fa viva, di notte, battendo tre forti colpi alla porta udibili solo dal capostipite Mazzoli “in carica”. Il fatto viene riportato anche in una “Cronachetta giornaliera” tenuta dal reggiano reverendo don Angelo Camurani che riguarda gli anni dal 1859 al 1870.
Giovanna, fin da bambina, decise di consacrarsi allo Sposo Divino che per lei era l’unica ragione di vita fino a che, raggiunta l’età, vestì l’abito dell’Ordine delle Carmelitane e, secondo l’uso del tempo, visse come religiosa in famiglia portando il cilicio e una catena di ferro sulle spalle per partecipare alla sofferenza di Cristo.
Alla morte dei genitori rinunciò all’eredità dedicandosi a realizzare il suo massimo desiderio, fondare un Monastero, anche se non sapeva bene con quali mezzi ma con la convinzione profonda che il Signore avrebbe esaudito il suo desiderio.
Iniziò con una piccola comunità, e le sorelle Carmelitane che vi partecipavano vestivano una tonaca, uno scapolare di lana marrone e un mantello bianco che diede loro il nome di “Sorores Albae” chiamate familiarmente “le Bianche”.
Il primo episodio che favorì la sua fama di santità fu la conversione di un giovane eretico che la madre, disperata, aveva affidato alle cure di Giovanna.
Si stava anche realizzando il desiderio di fondare un proprio Monastero: ormai le consorelle erano ventidue e molti concittadini devoti concorrevano alle spese della comunità con sussidi in denaro.
Quando una conosciuta nobildonna reggiana, affetta da vari disturbi, non riuscendo a rimanere gravida, per realizzare il suo sogno di maternità si rivolse alla futura Beata ricevendone l’assicurazione che entro un anno avrebbe avuto un figlio maschio – cosa che avvenne –, la fama di Giovanna, nonostante il suo comportamento modesto e schivo, crebbe a dismisura.
Quando si rese conto che il suo tempo stava scadendo, nel 1491 aveva cinquantadue anni, sentendosi vicina alla sua ultima ora chiamò a sé le consorelle e lasciò loro il suo testamento spirituale.
La sua prima sepoltura avvenne nel giardino del convento, vicino al pozzo che sarà detto il “Pozzo della Beata” e tutti andavano lì ad attingere acqua per i loro infermi. I prodigi erano innumerevoli e quando, dopo circa un anno e mezzo dalla sepoltura, il suo corpo fu tolto dalla nuda terra fu trovato incorrotto.
Il culto della Beata fu vivissimo a Reggio fino a quando un decreto del 1625 di Papa Urbano VIII Barberini proibì il culto di chi non era stato canonizzato.
Nel 1771, sotto il papato di Clemente XIV, iniziò il processo di canonizzazione di Suor Giovanna che termina nel 1773 con l’inserimento di Giovanna nel canone dei Beati.
I miracoli attribuibili alla Beata sono tanti e, rogati da vari notai, si trovano elencati in un fascicolo conservato nell’Archivio dei Canonici.
Con l’arrivo dei Francesi – anche Napoleone fu a Reggio – i monasteri furono chiusi e trasformati in caserme. Le “monache bianche” si dispersero o presso case private di benefattori o, in parte, presso la chiesa di S. Ilario presso S. Agostino.
La salma della Beata, sempre incorrotta, racchiusa nel suo sarcofago d’ebano e argento riprende il suo girovagare cercando un posto accogliente e sicuro. La ritroviamo in una stanza del palazzetto della famiglia Mazzoli, in Via Ludovico Ariosto, senza che nessuno, dopo tanti secoli, fosse a conoscenza che quello era il luogo dell’infanzia della Beata Giovanna in seno alla famiglia Mazzoli.
Passato il turbolento periodo della Rivoluzione Francese, nel luglio del 1803 il sacello della Beata verrà finalmente sistemato nella Cattedrale di Reggio Emilia, sotto l’altare della cappella Rangoni.
Franchino Bonzagni, Archivio di Stato – busta 5
Achille Crispi, Notizie della Famiglia Scopelli, in Elogi degli uomini e donne illustri di Reggio, Vedrotti 1674, Archivio Stato di Reggio E.
Misc. XXIX,21 – Vita della Beata Giovanna Scopelli
Voce pubblicata nel: 2019
Ultimo aggiornamento: 2019