Una stanza piuttosto buia, stipata di ogni sorta di ingombri: libri, indumenti, ceramiche, mobili, un pianoforte e alcuni gatti, che non era possibile identificare se veri o falsi a causa della loro assoluta immobilità. In questo affascinante ambiente si è sviluppata per molti e molti lustri la “Musica Non Grata” di una sorprendente e indecifrabile musicista russa: Galina Ivanovna Ustovolskaya. Nata a Pietrogrado (poi Leningrado e in seguito San Pietroburgo) il 17 giugno 1919, Galina inizia i suoi studi in una scuola di musica collegata al Conservatorio di Leningrado, per poi passare all’Istituto Rimsky-Korsakov dove, tra gli altri, ha come insegnante Dimitri Shostakovich che l’apprezza e la difende. E questa giovane compositrice va proprio difesa, nell’autentico significato del termine, perché i suoi pezzi, fatti di poche note e molta musica non sono facili da capire. E neppure da ascoltare. A questo pensano le autorità sovietiche quando decretano che la sua musica non è grata, e che, di conseguenza, deve scomparire. Galina, dal canto suo, fa di tutto per non apparire, anche perché in un regime dittatoriale ogni opposizione al potere in carica è mal tollerato. Nei lunghi anni che vanno dal 1917 al 1991 la musica poteva costituire per il potere un pericoloso veicolo di idee sovversive, e non soltanto quella di Galina, bensì tutta quella appena composta. Ma come si fa a utilizzare per una musica l’aggettivo “sovversiva”? È possibile emettere questo giudizio per le parole, dette o scritte, per le azioni, al limite anche per l’arte figurata… Giudicare se le note sono pericolose o innocue è evidentemente una questione di arbitrio; e comunque dipende dal gusto, dall’umore, dalla benevolenza o dall’astio dei funzionari preposti a questo impegno. In linea di massima coloro che catalogarono le sue opere seguendo l’idea ufficiale, abbastanza vaga e incomprensibile del realismo socialista, furono obbligati a distruggere la musica scritta in quegli anni da Galina e da molti altri suoi colleghi russi. Gli autori della “Musica Non Grata” (l’aggettivo andava inteso come un criterio di qualità), vennero minacciati, calunniati, ignorati; in qualche raro caso tollerati, purché inviassero all’estero le composizioni che erano state loro commissionate da paesi stranieri, e lì eseguite. Consapevoli di non essere graditi i compositori di quel periodo obbedivano all’ordine ricevuto di non schierarsi per una corrente o per l’altra come facevano invece i loro contemporanei occidentali. Tanto sarebbe stato inutile combattere in patria le loro battaglie ideologiche. Ovviamente anche gli editori dell’Unione Sovietica avevano le mani legate. La casa Melodiya che aveva pubblicato opere di Arionov, Denisov, Goubaidoulina, Kalinine, Kancheli, Mossolov, Roslavets, Schnittke, Silvestrov ignorò completamente Galina e pure Arvo Pärt. Come si è visto le difficoltà sono molte, e Galina è anche molto parsimoniosa nello scrivere le note. Dagli inizi fino al 1990 le sue composizioni sono soltanto ventuno. «Io scrivo solo quando sono in stato di grazia», si legge in una sua lettera datata 04.02.1990, all’editore delle Edizioni Sikorski di Amburgo, «poi lascio che le mie note riposino per un buon lasso di tempo, e ne autorizzo la pubblicazione soltanto quando la loro ora è venuta. E se l’ora non viene, le distruggo. Comunque non accetto commissioni».
Ci si può chiedere come una donna sola, piccola e minuta, estremamente timida, abbia potuto resistere ai “diktat” del potere, agli allettamenti del denaro, agli onori della fama. Galina ci è riuscita là dove molti uomini forti, robusti e professionalmente validi hanno rinunciato. Forse venne aiutata dal fatto di non avere mai concesso interviste. La violenza dei media non ha mai sfiorato Galina che ha sempre e solo scritto quello che le piaceva, con l’unica eccezione della colonna sonora di un film e due suites per bambini. Ricordiamo che i suoi celebri colleghi Prokofiev e Shostakovich avevano finito per abbassare la testa agli ordini del potere scrivendo A guardia della pace e Il canto delle foreste.
Per vivere Galina ha dato lezioni di composizione. Sarebbe stato bello assistere a una di queste lezioni; dovevano essere davvero peculiari in quanto impartite da una compositrice di cui è impossibile classificare la musica inserendola in un gruppo o in una corrente musicale. Galina non scrive musica da camera, né concepisce la musica come qualcosa da eseguire in una sala per concerti. «Forse,» ha scritto in una lettera del 17.05.1988, «le mie musiche rendono meglio se inquadrate in una chiesa, ma non sono religiose in senso liturgico, sono semplicemente impregnate di grande spiritualità».
L’opera numero uno del suo repertorio Concerto per piano, orchestra d’archi e timpani, composto nel 1946 ed eseguito dal pianista Pavel Serebriakov nel 1969, presenta gli elementi tipici della musica di questa compositrice. Grida silenziose e silenzi ardenti, ostinati ossessivi, rumori stridenti, canti ansimanti di provenienza remota. Il piano, sempre attivo per tutta la durata del concerto, ha una funzione tematica e rapsodica, e a volte serve anche da percussione. Il pezzo termina con accordi che ricordano il suono di campane a distesa.
Una delle sue didascalie nel Gran duo per violoncello e piano del 1977 recita: «va suonato con la massima energia, con espressività, creatività e genio». E non si può ignorare il fatto che quando Galina Ustvolskaya fu eseguita per la prima volta in Italia nel febbraio del 2003 grazie all’ensemble Sentieri selvaggi, appoggiato dalla Fondazione Italia-Russia che voleva festeggiare il tricentenario della nascita di San Pietroburgo, venne scelto il titolo La donna col martello, un Dies Irae per otto contrabbassi e cubo di legno dalle forti sonorità. Il martello glielo hanno messo tra le mani i critici facendo notare che «i suoi suoni attraversano la musica come raggi laser in grado di tagliare i metalli più duri, evocando il martello delle origini che forgiò un universo di suoni prima ancora che il mondo venisse creato».
Il 22.12.2006 Galina cessa di vivere. Ottantanove anni di suoni forti, poi il silenzio, che aveva sempre cercato, costantemente in fuga dalla fama, dagli onori, dalla mondanità, dai giornalisti e dai fotografi. Solo in quel giorno, chi riuscì a vederli, seppe che i gatti erano animali veri: si erano mossi per raggiungere Galina.
È reperibile in Italia un CD. Galina Ustvolskaya. Concerto per piano, orchestra d’archi e timpani; Ottetto per 2 oboi, 4 violini, timpani e piano; Sonata n.3 per piano; Gran duetto per violoncello e piano
Musica non grata, collana BMG classics
Su YouTube:
Piano Concerto (1/2)
Five Preludes performed by Hayk Melikyan, piano
Sonata 6 - Andrea Rebaudengo
Referenze iconografiche: Galina Ivanovna Ustvolskaja nel 1977. Fonte: stvolskaya.org.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023