Gioconda Anna Clelia De Vito nasce a Martina Franca il 26 luglio 1907. Dopo aver iniziato in tenerissima età lo studio del violino perché affascinata dalla musica della banda del suo paese, nel 1919, all'età di dodici anni, viene ammessa all'ottavo anno della Scuola di violino del Conservatorio “Rossini” di Pesaro.1 A tredici anni affronta il pubblico per la prima volta, a Martina Franca, dove suona la Fantasia per violino e pianoforte di Ernesto Camillo Sivori. Conseguito nel 1921 il diploma di violino con il massimo dei voti e la lode sotto la guida di Attilio Crepax, continua la sua formazione frequentando i corsi di perfezionamento di Remy Principe all'Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. Contemporaneamente, gli inizi della sua carriera concertistica le assicurano le prime affermazioni su tutto il territorio nazionale.
Già nel ʼ21, il 30 ottobre, prende parte a un concerto commemorativo di Enrico Caruso, dato al Teatro Argentina di Roma, a beneficio del fondo «Cassa pensioni artisti lirici» di Milano e, già in quest’occasione, la critica le riconosce «una tecnica violinistica delle più ragguardevoli e un sentimento genuino, talora assai soave».2 Iniziano anche le sue prime performance alla radio che, insieme ai concerti, le procurano un'ampia popolarità. In questo periodo, si concretizza un altro degli interessi della violinista, quello per la didattica: nel 1924 apre una sua scuola di violino e musica da camera a Bari e, dall'anno seguente, ricopre la cattedra di pianoforte principale, prima presso l'Istituto Niccolò Piccinni di Bari e poi, dal 1935 al 1961, presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Nel 1946 l'Accademia Nazionale di Santa Cecilia le affida il Corso di perfezionamento per le opere violinistiche di Brahms.

Qualche anno prima, nel 1932, era arrivata la sua grande occasione: la vittoria all'Internationaler Wettbewerb für Gesang und Violine di Vienna, che allarga la sua carriera oltre i confini nazionali, procurandole notorietà in tutta Europa, specialmente in Gran Bretagna, in Russia e negli Stati Uniti. Per un trentennio, il suo nome risuona nelle più importanti sale da concerto di tutto il mondo, oltre che nell'etere, sempre collegato a quello dei più noti musicisti del secolo. È acclamata dalla critica e la sua notorietà è alle stelle.
Il 31 gennaio 1937 la De Vito suona al Teatro Adriano di Roma «accolta da manifestazioni di evidente simpatia».3

Nel 1937 la violinista dà inizio alla collaborazione con Rodolfo Lipizer per un'iniziativa volta a ricostituire l'Orchestra del Circolo Professionisti e Artisti di Gorizia. Nell'ambito di questa collaborazione, il 16 febbraio 1938, Gioconda, in occasione dell'inaugurazione del Teatro Verdi al termine dei lavori di ristrutturazione, esegue il Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 61 di Beethoven e il Concerto n. 1 in re maggiore per violino e orchestra di Paganini sotto la direzione di Lipizer.
Quantunque l'orchestra durante le prove avesse dato più di un problema, tanto da suscitare la preoccupazione della De Vito, al momento del concerto era riuscita ad entrare perfettamente in sintonia con la solista, rendendole possibile conseguire un successo tale da determinare il tutto esaurito per tutti i concerti della stagione.

In quegli anni, la violinista diventa elemento di punta delle programmazioni radiofoniche e l'azienda ne riconosce e proclama tutto il suo valore: «Gioconda De Vito, altra giovane promessa dell’arte musicale italiana, parteciperà come solista nel concerto Colarocco. Questa giovane violinista in occasione dei suoi recenti concerti è stata oggetto dei giudizi più lusinghieri da parte della critica, che ha riconosciuto in lei doti spiccate di tecnica e di interpretazione»4 e ancora: «Il concerto n. 22 in la minore di Viotti sarà eseguito dalla violinista Gioconda De Vito, giovane artista che si è conquistata in questi ultimi tempi le più vive simpatie dei pubblici internazionali»5, per continuare, dopo qualche anno, con: «Concerto in sol maggiore per violino e orchestra K. 216 che viene interpretato da una delle nostre migliori violiniste, Gioconda De Vito».6 Nel luglio del 1941, per l'Eiar, suona sotto la direzione di Alfredo Casella.

Nelle esecuzioni alla radio, tantissimi sono i compositori contemporanei che Gioconda propone, tra i quali anche Mario Castelnuovo-Tedesco con Canto ebraico nel 1933 e Concerto italiano per violino e orchestra l’anno seguente, quando suona anche la Romanza di Gennaro Napoli e i Canti siciliani di Remy Principe. Per la radio, accanto alle esibizioni di Gioconda con repertorio contemporaneo, si pongono esecuzioni di compositori del passato: da Corelli a Bach, da Händel a Porpora, da Mozart a Beethoven, da Paganini a Franck, da Brahms a Mendelssohn. Nel dicembre 1945, nell’ambito del Festival di musica contemporanea, al Teatro Adriano, suona il Concerto in La per violino e orchestra di Pizzetti, a lei dedicato, sotto la direzione dello stesso compositore.
Dopo qualche giorno, ancora all’Adriano, Gioconda prende parte al concerto pomeridiano del primo gennaio, dato in onore dei partecipanti al V Congresso del Partito comunista italiano, eseguendo nuovamente il Concerto in La, sempre sotto la direzione di Pizzetti. Il 15 gennaio 1947, al Teatro Nuovo di Milano, è la volta di due capolavori bachiani: insieme al Concerto in mi per violino e orchestra, Gioconda si produce nella Ciaccona dalla Partita per violino solo n. 2 in re minore, ed è trionfo: «sostenere con tante forze d’intelligenza e di sentimento, con tanta purezza di suono e d’intonazione, con tanta volontà di coloriti quanti ne ha messo in questo ciclopico pezzo di musica la signora De Vito, è raro pregio di grandi violinisti».7
Quell’anno, però, riserva a Gioconda, insieme con i tanti trionfi, un grande dolore: la sorella Elvira, pianista, che più volte l’aveva accompagnata in concerto, nella loro casa romana di via Montevideo nel pomeriggio del 21 gennaio, armatasi della pistola del fratello, uccide la loro madre inferma, che ella accudiva, prima di rivolgere l’arma contro se stessa, tentando di togliersi la vita.8

Con uno degli ultimi concerti del 1947, il 25 novembre, nel Ridotto del Verdi di Trieste, Gioconda inaugura la stagione concertistica organizzata dall’Università Popolare con musiche di Tartini, Franck e Bach. Sempre nel ʼ47 inizia le incisioni in Gran Bretagna per la Emi, che rimarrà per sempre la sua casa discografica.9 Nel 1948 partecipa al Festival beethoveniano di Cagliari in un concerto trasmesso da Radio Sardegna10 e, in primavera, suona sotto la direzione di Victor De Sabata al Festival delle arti dedicato ai giovani che si tiene a Bath, in Inghilterra, dal 21 aprile al 1 maggio. Dallo stesso anno, si esibisce più volte alla Royal Albert Hall di Londra, sotto le direzioni di Victor De Sabata e di Rafael Kubelik.

Il 29 maggio dell'anno seguente, a Londra, negli Abbey Road Studios, incide la struggente Romanza per violino e orchestra n. 2 in fa maggiore op. 50 di Beethoven con la London Philharmonia Orchestra diretta da Alberto Erede. In quegli anni incide con i violinisti Yehudi Menuhin, Isaac Stern, Max Rostal e con il pianista Edwin Fischer. Nel dicembre 1949, con Tito Aprea al pianoforte, suona per il primo ciclo della radio dedicato alla sonata romantica. Il ʼ49 è anche l’anno in cui sposa David Bicknell, direttore della divisione La Voce del Padrone-Emi, e acquisisce la cittadinanza britannica.

Nel nuovo contesto di vita, la fama che l’accompagna la porta alla carica di vicepresidente della Society of Women Musicians, carica che ricoprirà fino allo scioglimento dell’associazione avvenuto nel 1972. Negli anni, Gioconda prende parte tre volte al Festival di Edimburgo nel 1948, 1951 e 1953: memorabile, nella prima edizione, resta l'esecuzione del Triplo concerto in do maggiore op. 56 di Beethoven con la direzione di Wilhelm Furtwängler e con Arturo Benedetto Michelangeli al pianoforte ed Enrico Mainardi al violoncello. Il 13 luglio 1951 accompagna i Cori da Messa che cantano l’Alleluia Gentium al Festival Internazionale di Musica di Llangollen nel Galles. Nel 1953, lo Stato Italiano le affida «ad vitam» il Toscano, il prestigioso violino facente parte del Quintetto Mediceo di Antonio Stradivari.11 Nel 1957 la De Vito è nella giuria del 3° Concorso Internazionale “Henryk Wieniawski” di Poznan e, l’anno seguente, su invito di David Ojstrach, in quella della 1a edizione del Concorso Internazionale Čajkovskij per la sezione violino. Sempre nel ʼ58 compie molte tournée in Russia, negli Stati Uniti e in Australia.
Suona più volte per il pontefice, Papa Pio XII. Nel 1961, a Basilea, all'apice di una carriera sfolgorante e lunghissima, a soli 54 anni, la violinista si ritira dalle scene con una memorabile esecuzione del Concerto in re maggiore di Brahms, nel quale «Entrava nell’ordito orchestrale quasi d’assalto, con estrema precisione, con fierezza: pronta a rivelare le intenzioni e i sentimenti dell’artista creatore, come se lei li avesse miracolosamente intuiti in tutta la loro profondità, come se li sentisse dentro di sé, e fosse presa dalla fatalità di doverli comunicare al prossimo» e con «il suo arco non scherzava; ché un mondo si sprigionava per le sue vibrazioni, e giungeva fino a noi ascoltatori, e ci conquistava, e ci soggiogava, e ci lasciava come tramortiti.

A volte, la voce del suo violino, negli a solo, diventava un’eco ora impetuosa ora sommessa, ma sempre incantante, di anime remote, di misteri indecifrabili, di idee e di sentimenti ai loro inizi e negli sviluppi più complessi entro le magiche zone dello spirito. Il violino della De Vito piangeva, rideva, si abbandonava alla vendetta o all’ira, entrava in una calma da paradiso; ci lasciava ammaliati», in una sola frase «Sola, ella dominava (non dico sopraffaceva) tutta l’orchestra.»12

Nel 1991, in un'intervista rilasciata in occasione della consegna del Premio Amadeus, l’artista spiegherà quel ritiro, per molti incomprensibile, con la consapevolezza di aver raggiunto a quel momento il massimo della sua vicenda artistica e di non poter dare nulla di più. Dopo molti anni trascorsi nella sua casa a pochi chilometri da Londra, il Flint Cottage, immersa in un ampio giardino attraversato da un ruscello e popolato da varie specie animali, l'artista si spegne a Roma nel 1994.

Note


1 L'ambiente familiare e cittadino è fecondo di stimoli musicali. Una sorella è pianista, uno zio materno è un affermato violinista in Germania e il direttore della banda musicale del paese, dal quale Gioconda apprende i primi rudimenti musicali, è un amico di famiglia.
2 “Caruso commemorato all’Argentina”, La Tribuna, 1 novembre 1921, p. 3.
3 Capitolium, rassegna mensile del Governatorato, Istituto romano di arti grafiche di Tumminelli, 1937, p. 197.
4 La stagione sinfonica dell’Eiar. Il concerto Colarocco, Radiocorriere XII/7, p. 33.
5 La stagione sinfonica dell’Eiar dell'anno XVI. Radiocorriere XIII/46, p. 5.
6 Stagione sinfonica dell'Eiar. L'ora mozartiana. Radiocorriere XVII/18, p. 7.
7 Carlo Gatti, “Al Teatro Lirico, al Teatro Nuovo”, Illustrazione italiana, 27 gennaio 1947, n. 4.
8 Un ampio articolo di cronaca sulla tragica vicenda è presente sull’Unità del 22 gennaio 1947, dove viene anche riportata la notizia dell’avvenuto suicidio, a Milano nel 1925, di un fratello della violinista studente di Ingegneria.
9 In precedenza, aveva inciso per la Cetra il Concerto Brandeburghese n. 5 di Bach con la direzione di Previtali.
10 Per maggiori approfondimenti sulla collaborazione della violinista con la radio, cfr. Maria Adele Ambrosio, Rendez-vous radiofonici: presenze musicali femminili nel primo trentennio della radio italiana, Musiciste e didatte 2. Creazione, interpretazione, didattica, a cura di Bianca Maria Antolini, Orietta Caianiello, Milena Gammaitoni, Roma, Società Editrice di Musicologia, 2023, pp. 173-194.
11 Il Quintetto mediceo, composto da un violoncello, una viola tenore, una viola contralto e due violini era stato commissionato ad Antonio Stradivari dal nobiluomo cremonese Bartolomeo Ariberti nel 1690, quale dono al Gran Principe Ferdinando de' Medici, figlio di Cosimo III, virtuoso di clavicembalo. Oggi dei cinque strumenti, il violoncello e la viola tenore (entrambi decorati con lo stemma mediceo) sono custoditi nella Galleria dell'Accademia di Firenze, la viola contralto alla Library of Congress di Washington mentre, dei due violini, il Toscano è conservato presso il Museo degli strumenti musicali dell'Accademia di Santa Cecilia a Roma e l'altro è andato perduto.
12 Luigi M. Personè, “Saluto a Gioconda De Vito”, Il Piccolo, 5 dicembre 1962, p. 3.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Gioconda De Vito

Ambrosio Maria Adele, Rendez-vous radiofonici: presenze musicali femminili nel primo trentennio della radio italiana, Musiciste e didatte 2. Creazione, interpretazione, didattica, a cura di Bianca Maria Antolini, Orietta Caianiello, Milena Gammaitoni, Roma, Società Editrice di Musicologia, 2023, pp. 173-194
Annuario Unione Nazionale Concerti presso la Reale Accademia di Santa Cecilia in Roma, Volume I, 1925, pp. 156-158

Bonaventura Arnaldo, Storia del violino, dei violinisti e della musica per violino, Lampi di Stampa, 2000, p. 224

Bozzi Paolo, Rodolfo Lipizer, Edizioni Studio Tesi, 1997, pp. 59, 60

De Vito Gioconda, in Dizionario Enciclopedico Universale della Musica e dei Musicisti (diretto da Alberto Basso), Torino, Utet, Le Biografie, Vol. II, 1985, p. 486

Graybill Guy, Bravo!: Greatness of Italian Music, Branden Books, 2008, p. 38

Palma Pierangela, Gioconda De Vito. La dea del violino, coll. "Personaggi della Musica", Varese, Zecchini Editore, 2019

Roselli Corrado, Gioconda De Vito: un mito dimenticato, in Ennio Francescato (a cura di), Dalla Foresta alla musica, Atti del 35º Congresso Internazionale ESTA/From the Woods to Music, Proceedings of the 35° International ESTA Conference (testo bilingue), Cremona, Cremona Books, 2008, pp. 278-293


Voce pubblicata nel: 2024