Nasce nel 1902 a Vienna dove trascorre la sua prima infanzia. La madre, viennese, era maestra d’infanzia e il padre, ungherese, ebanista. Nel 1908 la famiglia si trasferisce a Budapest. Quando Emmi ha dodici anni, la madre muore.
Nel 1920 Emmi Pikler torna a Vienna per studiare medicina, specializzandosi in pediatria presso la Clinica Pediatrica Universitaria.
In questi anni a Vienna avvengono importanti cambiamenti: Eglantyne Jebb scrive la prima Carta dei Diritti del Bambino, Freud e Klein studiano lo sviluppo infantile con l’aiuto della psicoanalisi e in campo educativo Freinet, Montessori e altri apportano metodi e nuove maniere di apprendimento contrari all’educazione tradizionale.
Questi cambiamenti progressisti influiscono nel lavoro dei professionisti della salute e la giovane dottoressa ha la fortuna di studiare e lavorare con grandi maestri, il pediatra Clemens Von Pirquet e il chirurgo infantile Hans Salzer, di grande ispirazione per il suo lavoro futuro.
Nella clinica Pirquet vi è un dipartimento di “cure pedagogiche” che svolge un interessante lavoro unendo la pedagogia, la pediatria e la psichiatria. La clinica ha una percentuale di guarigioni molto alta e suscita l’interesse di medici da tutto il mondo. Con Von Pirquet si utilizzano pochi farmaci e si dà invece più attenzione alle cure del neonato: “l‘importante non è la malattia ma il bambino”.
Sotto la supervisione del professor Pirquet gli assistenti si prendono cura in maniera globale di ogni aspetto del paziente bambino: l’alimentazione, l’igiene, l’importanza del gioco e le ore all’aria aperta sono aspetti che promuovono la prevenzione.
Anche il chirurgo Salzer è convinto che sia importante durante la visita, la cura e la terapia considerare il soggetto mettendolo a proprio agio.
Emmi Pikler, nel corso della sua pratica nei reparti di traumatologia pediatrica ha potuto verificare importanti differenze nelle statistiche sugli incidenti infantili. Tra i bambini dei quartieri popolari che giocano, corrono per strada e si arrampicano sugli alberi, vi sono meno fratture e commozioni cerebrali che tra i bambini di famiglie più abbienti, cresciuti in un clima di disciplina e di iperprotezione e in compagnia delle balie.
Dopo aver terminato gli studi a Vienna, si trasferisce a Trieste. Inizia a lavorare come pediatra di famiglia e si sposa con György Pikler, un matematico e pedagogo progressista. Quando si trasferiscono a Trieste, Emmi trascorreva molto tempo in spiaggia, osservando il comportamento dei bambini e quello degli adulti. Vede la premura con cui i genitori mettono a sedere, alzano in piedi o guidavano per mano i figli; ma nota anche, dietro quel trattamento affettuoso, la sfiducia nelle capacità di iniziativa e di azione degli stessi bambini che vengono cosi limitati nel loro sviluppo.
Nel 1932 torna a Budapest e nasce la loro prima figlia Anna. La Dott.ssa durante il suo lavoro come pediatra e come madre si pone delle domande: Cosa succede se non si interviene stimolando o insegnando i grandi movimenti al bambino? Arriverà da solo a mettersi in piedi e a camminare? E se sì, come lo fa, a partire dalla sua posizione di neonato sdraiato sulla schiena?
Per rispondere a queste domande inizia a mettere in pratica le sue idee, con la figlia e insieme al marito che la sostiene nei suoi studi, predispongono in casa un ambiente ampio e sicuro in grado di consentire la piena libertà di movimento e osservare con pazienza lo sviluppo della piccola senza interferire.
L’avvento delle leggi antiebraiche non le consente di lavorare in ospedale o aprire uno studio; non le resta che andare a casa delle famiglie per svolgere il suo lavoro di pediatra. Impartisce corsi privati di formazione e intrattiene scambi significativi con altri professionisti della salute.
Nel 1936 per le sue idee politiche il marito viene arrestato e imprigionato per dieci anni. Grazie al supporto delle famiglie dei suoi pazienti continua a lavorare e utilizzando le annotazioni prese durante i suoi dieci anni di attività scrive nel 1940 il suo primo libro “Mit tud mar a baba?” (Che cosa sa fare il tuo bambino?). Nel libro la dott.ssa invita le famiglie a osservare di più, a intervenire di meno e a non forzarli. Indica inoltre come interpretare i segnali silenziosi con i quali il neonato esprime i suoi sentimenti e bisogni.
Emmi Pikler ha così potuto mettere in pratica, alcune delle sue idee, che avrebbero avuto un ruolo fondamentale nel suo lavoro futuro.
Alla fine della guerra e il rientro del marito hanno altri due figli. Pikler anziché aprire un ambulatorio pediatrico preferisce occuparsi dei bambini abbandonati e malnutriti.
Nel 1946 il Ministero della sanità Ungherese la nomina direttrice dell’ Istituto di Metodologia dell’Educazione e della Cura della prima Infanzia in via Lóczy numero 3, un brefotrofio non solo di orfani ma anche di bambini allontanati dai genitori malati che non potevano prendersi cura di loro. I primi tre mesi sono complicati, le infermiere non lavorano secondo i suoi principi, svolgono le cure molto velocemente e senza rispetto e così insieme alla sua collega Maria Reinitz le licenziano e in cambio prendono giovani senza formazione professionale, che non avevano molti studi, ma che erano interessate all’educazione dei piccoli. Loro stesse elaborano i manuali per la formazione, Emmi Pikler e le collaboratrici progettano anche oggetti, arredi e vestiti adatti ai bisogni dei bambini.
Nell’istituto lavora con neonati, bambini e bambine fino ai 3 anni e riesce a mettere in pratica il suo proposito, quello di creare un’atmosfera di sicurezza organizzando con cura la vita individuale e in gruppo in modo tale che i bambini potessero avere uno sviluppo il più simile possibile a quelli cresciuti nelle famiglie. Il suo obiettivo era quello di offrire, ai piccoli che sono cresciuti a Lóczy, un'esperienza di vita che ne preservasse lo sviluppo ed evitasse le drammatiche carenze che possono creare la vita all'interno di un'istituzione come l’apatia, i ritardi nel linguaggio e nel movimento e il “sindrome da istituzionalizzazione” per l'assenza di un legame significativo e le scarse cure che ci venivano già descritte da A. Freud, J. Bolwby, R. Spitz, D. Bellingham tra i tanti.
Il suo lavoro si infoca particolarmente nella relazione tra l’adulto e il bambino nei momenti di cura, quindi durante il bagno, il cambio del pannolino e dei vestiti, l’alimentazione, contesti adatti per costruire un rapporto solido. In Loczy durante questi momenti si può osservare il tono pacato e intimo delle puericultrici, l’anticipare le azioni con le parole, i gesti delicati che sembrano vere e proprie “coreografie “. La Pikler realizzava studi approfonditi sui movimenti dalla nascita fino all’acquisizione della marcia senza influenzare il loro sviluppo motorio con ginnastiche, stimolazioni né aiuto diretto né indiretto né con divieti.
I suoi studi si basano sull’importanza dei movimenti autonomi e quindi passare dalla posizione supina sperimentando tutte le varianti “le posizioni intermedie” fino alla posizione laterale, la posizione ventrale, strisciare, rivoltarsi, rotolare, gattonare, sedersi ecc…
Sono tante le posizioni registrate e cronometrate, tutto documentato nelle tabelle pediatriche dello sviluppo dell’Istituto Lóczy, che ha avuto modo di approfondire, verificare e arricchire le sue scoperte con la collaborazione delle persone che con lei si sono prese cura dei bambini.
Emmi Pikler dirige l’Istituto dal 1949 al 1979, dopo il pensionamento continua la sua attività di formazione in Ungheria e Germania. Muore a Budapest nel 1984.
L’Istituto é diretto, successivamente, da Judit Falk, Gabriella Püspöky e Anna Tardos, la figlia. Sotto la sua direzione prosegue la sua attivitá e la equipe svolge anche corsi di formazione per operatori della prima infanzia in tutto il mondo.
Nel 2006 Lóczy avvia una scuola materna per 0-3 anni. Nell’aprile del 2011, in un momento in cui l’ affido delle famiglie ha quasi completamente sostituito gli orfanotrofi, il brefotrofio chiude e solo rima e l’asilo nido sempre in via Lóczy numero 3.
L'approccio pedagogico della Dott.ssa Pikler potrebbe essere così riassunto:
valorizzare l’attività autonoma del bambino;
valorizzare una relazione affettiva privilegiata;
il bisogno di favorire nel bambino la presa di coscienza di se stesso e di quello che lo circonda;
l’importanza di uno stato di salute fisica che serve come base per applicare i principi anteriori e che è anche il suo risultato.
L’originalità degli studi condotti da Emmi Pikler e dalle sue importanti collaboratrici ha rivoluzionato la pediatria, la pedagogia e la psicologia dello sviluppo in tutto il mondo.
Emmi Pikler, Datemi tempo, Edizioni Scientifiche, Bologna, 2015.
Emmi Pikler, Per una crescita libera. L'importanza di non interferire nella libertà di movimento dei bambini fin dal primo anno di vita, Editore Cortina, Torino 2003.
A cura di Emanuela Cocever, Bambini attivi e autonomi. A cosa serve l'adulto? L'esperienza di Loczy, Zeroseiup, Bergamo, 2016.
Monika Aly, Il mio bambino scopre se stesso e il mondo. Promuovere la crescita secondo l'approccio di Emmi Pikler, Edizioni Junior, Parma, 2016.
G. Honnegger Fresco, E. Cocever, B. Ongari, Tre sguardi sul bambino viaggio alla scoperta di Maria Montessori, Emmi Pikler ed Elinor Goldschmied, Il leone verde,Torino, 2020.
www.pikler.hu
Referenze iconografiche:
Prima immagine: Emmi Pikler. Immagine di Evajbalseiro22. Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.
Seconda immagine: Giardini Emmi Pikler a Parigi. Immagine di Guilhem Vellut. Creative Commons Attribution 2.0 Generic license.
Voce pubblicata nel: 2022
Ultimo aggiornamento: 2023