Dulce Chacón perde il padre all’età di 11 anni; la madre, per mantenere i nove figli, che hanno tra i cinque e i tredici anni, si trasferisce a Madrid in cerca di lavoro. Una volta nella capitale, Dulce e Inmaculada, la sua gemella, vengono mandate in collegio. Qui Dulce, che aveva ereditato dal padre l'amore per la poesia e dalla madre quello per la lettura, comincia a scrivere poesia, la sua forma di espressione preferita. Ama e rilegge Celan, Rilke, César Vallejo, José Ángel Valente e Félix Grande. Nonostante inizi a scrivere poesia da giovane, Dulce riesce a dare alle stampe la prima raccolta solo nel 1992, a 38 anni. A partire da quel momento, però, le pubblicazioni si succedono con regolarità. In sette anni pubblica quattro raccolte, poi riunite nel volume Cuatro gotas (2003) e già nel 1995 riceve il primo riconoscimento pubblico: il Premio de Poesía Ciudad de Irún.

Negli stessi anni comincia a scrivere anche opere di narrativa – la parte più conosciuta della sua produzione –, nelle quali ricorrono il tema della memoria e quello della condizione femminile. Il suo stile curato ed espressivo attinge all'oralità, al monologo interiore e alle forme di cultura popolare, concentrandosi soprattutto sull'interiorità dei personaggi. I suoi narratori di riferimento sono Julio Llamazares, Luis Landero e José Saramago. Nei primi tre romanzi – Algún amor que no mate (tr. it. Non c'è amore che non uccida), Blanca vuela mañana e Háblame, musa, de aquel varón, pubblicati rispettivamente nel 1996, 1997 e 1998 – l'autrice si occupa della psicologia e dei conflitti femminili nella Spagna contemporanea: Prudencia, protagonista del primo, è vittima della violenza del marito; Blanca e Ulrike, le due figure al centro del secondo romanzo, devono affrontare la fine di una relazione sentimentale, la paura della solitudine e la malattia; nel terzo romanzo torna il tema della violenza domestica attraverso il personaggio di Matilde e, con la figura di Aisha, compare quello della xenofobia. Il motivo della memoria è presente invece in tutti i suoi romanzi: Prudencia non può fare a meno di riflettere e interrogarsi sul suo passato; la memoria di Blanca è satura di ricordi dai quali non riesce ad allontanarsi; Aisha, immigrata clandestina, condivide con Matilde la propria storia e le difficoltà vissute dalle immigrate africane nella Spagna del XX secolo. Ed è proprio il tema della memoria a segnare una svolta nella produzione narrativa: cresciuta in una famiglia aristocratica e conservatrice, con un padre che era stato sindaco della città di Zafra durante la dittatura franchista, Dulce avverte una crescente sintonia con valori e idee della sinistra e si accorge che in Spagna, proprio come nella sua famiglia, della guerra civile si conosce solo quanto raccontato dai vincitori. Dulce sente il bisogno di ascoltare, e far parlare, la voce repubblicana. Nascono così gli ultimi due romanzi: Cielos de barro, del 2000 – premiato nello stesso anno con il XXIV Premio Azorín –, e La voz dormida (tr. it. Le ragazze di Ventas), del 2002. In queste due opere Dulce cerca di riscattare la memoria, individuale e collettiva, delle donne che hanno vissuto la guerra civile e il dopoguerra. La voz dormida racconta la storia di un gruppo di prigioniere politiche rinchiuse nel carcere madrileno di Ventas alla fine della guerra civile. Frutto di quattro anni e mezzo di ricerche e interviste, riceve il Premio Libro del Año 2002 e consacra l'autrice al successo.

Ma l'interesse di Dulce per la situazione della donna nella società non si esaurisce con la produzione narrativa: già nel 1998 collabora alla scrittura di Matadora, biografia di Cristina Sánchez, e quattro anni dopo lavora alla versione teatrale di Algún amor que no mate. Pubblica anche alcuni reportage di attualità dedicati al tema della violenza domestica e a quello delle vittime della guerra e della dittatura franchista. Inoltre, partecipa attivamente alla vita civile spagnola: collabora con la Plataforma de Mujeres Artistas contra la Violencia de Género, un gruppo di artiste impegnate contro la violenza sulle donne, e prende parte all'attività pacifista del gruppo Cultura contra la Guerra; nel 2003, poco prima che scoppi la guerra, visita con un gruppo di intellettuali l'Iraq per conoscere in prima persona le condizioni di vita delle donne irachene; il 15 marzo 2003, a Madrid, è una delle protagoniste della grande manifestazione contro la guerra e, con il premio Nobel Saramago, legge il manifesto dell'iniziativa. Oltre alla questione dei diritti umani e delle donne, incoraggia l’amore per la lettura, prendendo parte a iniziative organizzate nelle scuole, promuovendo la libertà nella lettura e opponendosi alle letture obbligatorie, perché «non bisogna obbligare, ma trasmettere la passione»[1] .

Nel 2003, proprio quando si stava affermando come una delle più importanti voci femminili della Spagna contemporanea, le viene diagnosticato un tumore già in fase avanzata. Muore dopo pochi mesi, a soli 49 anni. Prima di spegnersi, però, condivide con la sua gemella il progetto di una storia su una principessa azteca e un conquistador messicano. Inma, anch'essa scrittrice, porterà a compimento il suo progetto: nel 2005 esce La princesa india, romanzo che, a partire dall'idea di Dulce, affronta i temi della morte e del destino, della dualità e della solitudine, dell'amore e dell'assenza.

Nello stesso anno della sua scomparsa, l'Ayuntamiento de Brunete (Madrid), dove l'autrice viveva, istituisce il Premio Literario de Novela Corta “Dulce Chacón”. Nel 2004, anche la città di Zafra istituisce un premio di narrativa a suo nome: il Premio Dulce Chacón de Narrativa Española, che è giunto ormai alla settima edizione.

NOTE

1. S. Velázquez Jordán, Dulce Chácon: “La reconciliación real de la guerra civil aún no ha llegado”, Espéculo. Revista de estudios literarios, 22 (2002-2003).

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Fonti, risorse bibliografiche, siti su Dulce Chacon

D. Ceccato, Biografía de Dulce Chacón

A. J. Domínguez, Entrevista con Dulce Chacón

C. Servén, La narrativa de Dulce Chacón: memoria de las perdedoras, Arbor: Ciencia, pensamiento y cultura , 721 (2006), 583-591

S. Velázquez Jordán, Dulce Chácon: “La reconciliación real de la guerra civil aún no ha llegado”, Espéculo. Revista de estudios literarios, 22 (2002-2003)

Intervista a Inma Chacón, Vitela. Boletín de la Biblioteca Bartolomé J. Gallardo, 4 (2005), 34-35

Referenze iconografiche: Targa nella calle dedicata a Dulce Chacon a Siviglia. Foto di Kespito.  Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported license.

Voce pubblicata nel: 2012

Ultimo aggiornamento: 2023