Costanza d’Avalos, principessa di Francavilla, era figlia di Inigo e di Antonella d’Aquino. Inigo, Gran Camerlengo del Regno di Sicilia, è il capostipite degli Avalos italiani, una delle principali famiglie spagnole che si erano stabilite a Napoli; giunto al seguito di Alfonso d’Aragona, aveva sposato l‘erede di una delle più antiche famiglie del regno, Antonella d’Aquino, marchesa di Pescara e contessa di Loreto e Monteodorisio.
Giovanissima aveva sposato con nozze fastose Federico del Balzo principe di Taranto. Per l’occasione era stata rappresentata anche una Farsa per le nozze di Costanza d’Avalos di Jacopo Sannazaro. Era uno di quei madrigali in scena che possono essere considerati all’origine dell’opera lirica: una macchina spettacolare appositamente creata come era in uso per le feste della corte napoletana. Rimasta vedova dopo pochi anni di matrimonio seguì il fratello Innico a Ischia e alla morte di lui, nel 1503, ne divenne la governatrice. Ultima superstite della famiglia – l’altro fratello Alfonso era morto nel 1495 ucciso a tradimento da uno schiavo moro –, assunse subito un ruolo dominante nella conduzione della politica familiare, e non solo.
Nel 1501 il re Federico d’Aragona (ultimo della sua famiglia), vittima dell’accordo segreto tra Ferdinando d’Aragona e Luigi XII, ripara a Ischia insieme alla famiglia: la moglie Isabella del Balzo, cognata di Costanza, la sorella Beatrice, ripudiata regina d’Ungheria, e la nipote, la duchessa vedova di Milano Isabella d’Aragona Sforza. Lasciando l’isola, per il definitivo esilio in Francia, il re la assegna in feudo a Inigo d’Avalos, per premiarlo della sua fedeltà, mentre alla sorella Costanza assegna il ducato di Francavilla. Costanza, che non aveva avuto figli, si prende cura dei nipoti rimasti orfani: Ferdinando Francesco (Ferrante), figlio di Alfonso, Alfonso e Costanza, figli di Inigo. Questi furono educati nel rispetto e nella coscienza delle loro origini spagnole e nel culto degli ideali cavallereschi, feudali e anche umanistici. Nell’ambiente di poeti e letterati della corte della zia i giovani raffinarono i loro gusti e promossero i loro interessi.
Al governo dell’isola Costanza si trovò subito nella condizione di doversi misurare nelle questioni militari che riguardavano il Regno. Sempre nel 1503, infatti, difese Ischia con energia e successo per ben quattro mesi contro quaranta galee francesi che l’assediavano. Si guadagnò il titolo di “Novella Amazone» e il merito di aver mostrato la sua «nobleza de España, que antigua tenia» come scrisse Juan Hernandez. Nel 1516 Carlo V confermandole il possesso di Montescaglioso si riferì a quell’episodio e poco prima della morte l’Imperatore le accordò anche il titolo di principessa di Francavilla.
Costanza d’Avalos fu rispettata come donna di grande cultura, per il coraggio e la determinazione che mantenevano fede a una famiglia di splendido mecenatismo, celebrata per la fedeltà alla tradizione cavalleresca. Fu conosciuta, stimata e apprezzata dai contemporanei: conosceva la letteratura italiana e latina, era ritenuta autrice di un testo filosofico-morale e anche di un poema, nel «più fiorito valenciano», sulla tragica morte del fratello Alfonso. Alla duchessa furono dedicate cronache, lodi e poemi fra cui una canzone d’amore che fornisce preziose notizie sulla sua corte e sulle dame e letterati che le gravitavano attorno. Il canzoniere ha sollevato alcuni dubbi circa l’identificazione di colei cui è dedicato, sino a che Benedetto Croce non l’ha riferita alla duchessa di Francavilla. L’autore è il parmense Enea Irpino che si era invaghito a distanza della signora, grazie alla sua fama e ai ritratti che circolavano numerosi. Dedicò a Costanza alcune delicate poesie in stile petrarchesco. In due sonetti fa riferimento a Leonardo da Vinci che avrebbe ritratto la signora, menzione che ha fatto supporre che Costanza potesse essere la Gioconda. Il poeta, seguendo il consiglio di Amore, si mette in viaggio per Ischia (il che probabilmente avvenne tra il 1505 e il 1506). Nell’Isola, che descrive con versi delicati, rimase per alcuni anni ospite della duchessa, sempre generosamente disposta a accogliere eruditi e letterati.
La nostra duchessa è ricordata anche in un poemetto tra le inclite guerriere che onoravano il regno di Napoli. A Costanza è inoltre indirizzata la lettera dedicatoria di un altro poema, Il tempio d’amore di un tale Campanio, Jacopo Campanile, devoto servitore della duchessa di Francavilla, che descrive un tempio sostenuto da trenta colonne, che rappresentano altrettante dame napoletane.
Nel 1507, a Napoli, Costanza sottoscrisse i patti matrimoniali per il nipote Ferrante che si impegnava a sposare Vittoria Colonna . Le nozze furono celebrate con fasto a Ischia, il 27 dicembre 1509. Il marchese di Pescara era un grande capitano delle armate aragonesi, ma il suo maggiore contributo alle glorie letterarie della famiglia fu proprio il matrimonio con Vittoria Colonna. Costanza e il suo castello furono luoghi sicuri anche per il papa. Nel 1527 Clemente VII, ostaggio delle truppe che avevano messo a sacco Roma, si era impegnato a pagare una somma cospicua. Parte di essa, in gioielli e arredi sacri, era stata affidata a Costanza d’Avalos affinché li conservasse nell’isola. Questo episodio ne ricorda uno analogo che ha per protagonista Caterina Cybo e ancora Clemente VII. Un inventario del 1532, conservato presso l’Archivio di Stato di Camerino, fa fede del deposito del tesoro della Santa Casa di Loreto affidato alla duchessa per preservarlo dalle scorrerie dei Turchi sulle coste dell’Adriatico.
Costanza morì nel 1541 ricordata con ammirazione da quanti avevano avuto occasione di conoscerla e apprezzarla.
B. Croce, Un canzoniere d’amore per Costanza d’Avalos, duchessa di Francavilla, in Aneddoti di varia letteratura, I, Bari, G. Laterza e F. 1953
C. Mutini, Costanza d’Avalos, principessa di Francavilla, in Dizionario Biografico degli italiani, v. 4, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana 1962
M. T. Guerra Medici, Intrecci familiari, politici e letterari alla corte di Costanza d’Avalos, in Donne e scritture del XII al XVI secolo, Bergamo, Lubrina Ed. 2009
Referenze iconografiche: Ritratto di Costanza d'Avalos, principessa di Francavilla, 1520 circa, Affresco nel convento di Sant'Antonio a Ischia. Immagine in pubblico dominio.
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023