Carla nasce a Gemona nel Friuli il 5 agosto 1941. Suo padre Igino, colonnello di fanteria, di origini molisane, in quegli anni è lontano dalla famiglia per la guerra. Sua madre Elena Nais, friulana, cura quelle sue figlie dai caratteri diversi, ben cinque sorelle: Giuliana che sposerà Romolo Runcini, una delle grandi personalità della cultura italiana, Silvana, Franca, Carla, la quarta, e Diana. Trascorre la sua infanzia nella casa del nonno paterno a Moggio, “vivevo molto per strada. Giocavo, saltavo, correvo”. Adora suo nonno e quando il padre torna a casa, mal sopporta la sua severità anche se sotto sotto sa di somigliargli: “Papà era di un rigore spaventoso. Orgoglioso, duro testardo”. Quando suo padre, impiegato al Ministero della Difesa, deve trasferirsi da Gemona a Roma, la famiglia lo segue: è il 1953. “Pilo”, così viene soprannominata Carla, continuerà ad avere nostalgia delle sue montagne e di quella casa dove è stata felice. Quando potrà ne comprerà una vicino Roma con un grande forno per cuocere il pane che le ricorda quei giorni spensierati.

A Roma frequenta le scuole medie D’Azeglio in Via Asmara: un giorno di giugno del 1957, mentre esce da scuola, viene fermata da un signore che l’ha osservata camminare, così alta e bella, colpito da quei capelli rossi e da quella manciata di lentiggini che le danno un’aria ribelle e dolce allo stesso tempo. È il regista Alberto Lattuada che in lei vede la protagonista della sua pellicola Guendalina. Lattuada riesce a parlare con il padre che accetta di veder catapultata quella figlia al cinema: è il primo film per Carla anche se la parte principale verrà poi affidata a Jacqueline Sassard, ritenuta più adatta a vestire i panni di una adolescente provocante e allo stesso tempo viziata e capricciosa.

Quell’anno viene notata anche da Alessandro Blasetti che la vuole per Amore e chiacchiere-Salviamo il panorama con Gino Cervi, Vittorio De Sica, Elisa Cegani. Per la sua interpretazione nel 1958, al Festival internazionale di Locarno, riceve la Vela d'argento per la migliore interpretazione femminile.

Carla si iscrive al Centro Sperimentale di Roma e inizia una carriera cinematografica straordinaria: Primo amore (1959) di Mario Camerini soggetto di Age-Scarpelli-Scola con Lorella De Luca che diverrà una delle sue più care amiche. È giovanissima, timidissima, ma il cinema la cerca e, mentre sta lavorando a un film diventato un cult I soliti ignoti di Mario Monicelli (1958) con Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Claudia Cardinale e tanti altri grandi attori, Mario Riva la vuole con Patrizia Della Rovere al Musichiere, una delle trasmissioni televisive più seguite in quegli anni. “Un sabato arrivai alle prove in ritardo, e trovai infuriati Garinei e Giovannini. Il lunedì ebbi una lettera cortese e glaciale che mi annunciava come il Musichiere si sarebbe privato della mia collaborazione”.

Al cinema recita Esterina di Carlo Lizzani con Domenico Modugno, Policarpo, ufficiale di scrittura regia di Mario Soldati (1959) con Renato Rascel; Tutti a casa di Luigi Comencini (1960). Si rapa a zero per il film Jovanka e le altre di Martin Ritt (1960). Un giorno da leoni di Nanni Loy (1961); Quién sabe? di Damiano Damiani (1966); I sette fratelli Cervi di Gianni Puccini (1968), La donna invisibile di Paolo Spinola (1969); Cuore di mamma di Salvatore Samperi (1969); La monaca di Monza di Eriprando Visconti (1969); Senza movente (1971); Alfredo, Alfredo di Pietro Germi con Dustin Hoffman e Stefania Sandrelli e Frammenti d’amore (1972) diretto da Massimo Antonelli; L’erede (1972) di Philippe Labro con Jean Paul Belmondo; Tutta una vita di Claude Lelouch (1974); Il figlio del gangster di José Giovanni (1976) con Alain Delon e Charles Vanel. Carla, volitiva e curiosa, sperimenta sé stessa in ogni campo, nel cinema, in teatro come anche in Tv.

Nel 1960 nella sua vita arriva l’amore: conosce Gian Maria Volonté. Lui è un giovane attore milanese, bello e introverso, complicato e pieno di talento: recitano insieme nel dramma di Shakespeare Giulietta e Romeo, regia di Franco Enriquez, al Teatro Romano di Verona; sboccia un rapporto fortissimo, fisico e intellettuale, un amore osteggiato dalla famiglia ma anche dalla società di quel periodo visto che lui è sposato. “Una storia d'amore importante, grandissima, io vomitavo per l'emozione, per la passione”. Da quell’amore il 3 luglio 1961 nasce Giovanna, ma Gian Maria non può riconoscerla. “Nei primi anni Sessanta non era tollerata una storia d’amore con un uomo sposato e una figlia nata fuori dal matrimonio. Ci fu uno scandalo e il cinema mi chiuse le porte”. Ne scrivono tutti i giornali, la famiglia, dapprima travolta, poi la protegge e suo padre è felice di essere diventato nonno.

Carla, contro una morale ipocrita, frantuma tutte le convenzioni ancora prima di Mina, lotta e non si arrende nemmeno quando viene accusata di concubinaggio e il cinema la boicotta. "Nel '61 in quell'Italia bigotta e democristiana, mettere al mondo un figlio fuori dal matrimonio, peggio con uno sposato, era inaccettabile. Ragazza madre, scandalo, da mettere al bando. E così, nonostante i film con Monicelli, Lizzani, Comencini, di colpo mi si chiusero le porte. Il contratto d'oro per sette anni con Dino De Laurentiis, i Caroselli in tv. Tutto cancellato”. Fa da “apripista” per le donne definite in senso dispregiativo ragazze madri, che iniziano a scrollarsi di dosso quel marchio. La società è in evoluzione anche grazie a queste donne famose che non si sottomettono all’ideologia maschilista di una maternità legata al vincolo matrimoniale.

Il teatro resta l’altra sua grande passione; il 10 giugno 1963 Carla, Corrado Pani, Gian Maria Volonté, Ilaria Occhini e Luca Ronconi costituiscono una compagnia teatrale che la stampa battezza dei Nuovi giovani. Mettono in scena La putta onorata e La buona moglie, due commedie di Carlo Goldoni in un unico spettacolo; il debutto avviene al Teatro Verdi di Pisa il 7 dicembre 1963 con la regia di Ronconi. Nel 1964 ancora una esperienza di gruppo: Volonté, Carlo Cecchi, Giancarlo Bonuglia, Claudio Meldolesi e altri, creano una compagnia di teatro militante e sperimentale il Teatro Scelta. Carla Gravina negli anni offrirà sul palcoscenico grandi prove di attrice, tra i titoli: Le baruffe chiozzotte con la regia di Giorgio Strehler, I due gentiluomini di Verona di Shakespeare regia di De Lullo, La governante con Turi Ferro regia di Squarzina, La gatta sul tetto che scotta di Tennessee Williams con Roberto Alpi, Mario Carotenuto, regia di Giancarlo Sbragia. Santa Giovanna dei Macelli di Bertolt Brecht regia di Giancarlo Sepe, Joe Egg di Peter Nichols, con Alberto Lionello regia di Mario Missiroli, La bisbetica domata con Carlo Giuffré regia di Giancarlo Sepe. La Marchesa di O… dal racconto di Heinrich von Kleist versione teatrale di Renzo Rosso, Rosa di Andrew Davies, regia di Mario Monicelli. La paura, l’insicurezza che nasconde dietro quel volto inquieto, a volte impenetrabile e allo stesso tempo magnetico, non la lasciano mai: ogni sera trema, si emoziona, teme i vuoti di memoria ma in realtà passa da successo in successo. Anche in televisione continua a provarsi, portando al pubblico il racconto di donne diverse che pagano le loro scelte o la loro volontà di non farsi zittire. Tra i titoli: Padri e figli di Guglielmo Morandi nel 1958, Caravaggio regia di Silverio Blasi (1967), I fratelli Karamazov, nel 1969, regia di Sandro Bolchi e Madame Bovary di Daniele D'Anza, nel 1978, Nella vita di Sylvia Plath regia di Alessandro Cane (1979). La locandiera, regia di Giancarlo Cobelli (1986). La Tv le dona una grande popolarità, ma è con il personaggio di Lucia nello sceneggiato Il segno del comando di Daniele D’Anza che, nel 1971, tutti gli italiani si innamorano di lei.

Nel cinema resta memorabile anche la sua interpretazione ne L'anticristo di Alberto De Martino, nel 1974.

Nel 1980 vince il premio come migliore attrice non protagonista al Festival di Cannes per il film La terrazza di Ettore Scola.

Davanti a una cinepresa o su un palcoscenico, Carla Gravina riesce a creare un suo linguaggio, mettendo a nudo, con un atteggiamento laico, ironico o drammatico, attraverso la propria impronta esistenziale, le innumerevoli sfaccettature e i chiaroscuri dell’universo femminile. La tragica dualità tra innocenza e inquietudine, il continuo alternarsi nelle donne della capacità di adattamento e, contemporaneamente, della forza della ribellione.

Eclettica e versatile, ama le sfide: dal 23 ottobre 1980 all'11 luglio 1983, vive una esperienza politica, entra in Parlamento. “Sono risultata prima dei non eletti. Luigi Longo muore, e chi lo sostituisce? La Gravina! Che vergogna, prendere il posto dell’ex segretario del Pci!”. Si batte per i diritti delle donne, per la legge sull’interruzione di gravidanza, va in fabbrica, discute con gli operai della Zanussi. Ben presto però si rende conto che la sua voglia di lavorare per reali cambiamenti viene ostacolata dai compromessi che dovrebbe accettare per restare nel mondo politico, esce da questa esperienza profondamente delusa. Eppure, quando da Ferentillo le giunge la notizia che non ci sono donne tra i candidati al Comune, lei, che aveva appoggiato un disegno di legge per l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della commissione per le pari opportunità, non si tira indietro e risponde alla campagna Io sono donna e sono pronta a fare l'assessora, lanciata dal gruppo consiliare indipendente del Comune umbro.

Recita infine nella pellicola Il lungo silenzio di Margarethe von Trotta e riceve il premio come migliore attrice al Montreal World Film Festival: è il 1993. L’anno seguente scompare Giancarlo Sbragia, suo caro amico e compagno di avventure artistiche. A dicembre muore all’improvviso Gian Maria Volonté che Carla si ritrova a salutare insieme alla famiglia e agli amici. Volonté riposa a La Maddalena, l’isola dove avrebbe voluto vivere anche lei e dove abita e lavora sua figlia Giovanna che ogni anno, caparbia e testarda come la madre, superando ogni genere di difficoltà, organizza La valigia dell’attore il festival che ricorda Gian Maria e che apre le porte a giovani e ad artisti con la voglia di incontrarsi, di creare laboratori, di confrontarsi in nome dell’arte cinematografica e teatrale.

Carla l’antidiva, come viene definita da molti giornalisti, decide il suo nunc dimittis, si ferma definitivamente e forse così si riprende la sua vita.

Da tempo abita nel cuore di Roma, in una stradina che non può non ricordare l’atmosfera di quelle magiche e antiche de Il Segno del comando dove Carla/Lucia, fantasma bellissimo e misterioso, correva inseguita da Ugo Pagliai.

Quelle mura sembrano proteggerla dai rumori del traffico, dai malumori cittadini, dall’indifferenza del tempo che passa. Vive circondata dall’amore di chi le vuol bene e basta un argomento di cinema o di politica perché i suoi occhi tornino a illuminarsi di quella passione mai assopita. L’ascensore che porta su nell’appartamento luminoso, a volte spiato dai gabbiani che sembrano volerle stare vicino, è lentissimo: lo manovri tu; devi tenere fermo un dito sul pulsante del piano a cui vuoi arrivare, altrimenti si ferma… A ben guardare pare la metafora della vita di Carla, gestita dalle sue scelte, anche quando il tempo ha portato via coloro che ha amato, anche quando ha deciso di staccare il dito da quel pulsante, restando però, inconsapevolmente, esempio per tutte le donne.

Se un fiore dovesse raccontarla sarebbe sicuramente il papavero non solo per i colori, il rosso dei capelli e il verde intenso degli occhi, ma anche perché lo trovi ovunque, capace di resistere a piogge e venti; ma se provi a reciderlo appassirà fra le tue mani. Carla Gravina è così: una donna che ha fatto scelte complicate nella vita come nell’arte cercando di non cedere mai a compromessi, determinata a difendere in ogni occasione la propria autonomia intellettuale.

Da Gemona, dove sono nata, sono andata via troppo presto. I ricordi sono a Moggio, dove c'era la mia casa sugli alberi e la casa del nonno. Non amo le tombe, vorrei che le mie ceneri fossero sparse con dei semini da quelle parti. Così magari spunterebbe qualche fiore con dentro un po' della mia energia.


Fonti, risorse bibliografiche, siti su Carla Gravina

Carla Gravina https://www.treccani.it/enciclopedia/carla-gravina
La valigia dell’attore, https://www.lavaligiadellattore.com/
Bellissime, documentario regia di Giovanna Gagliardo, 2004 https://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-64232217-7186-4267-8fa6-297d92892474-cinema.html
T. Megale, Mirandolina e le sue interpreti Roma, Bulzoni, 2008.
M. Capozzoli, Gian Maria Volonté, Torino, Add Editori, 2018.
O. De Fornari, Teleromanza. Mezzo secolo di sceneggiati & fiction, Alessandria, Edizioni Falsopiano, 2013.
C. Capitini, Le voci del teatro Interviste ai grandi della scena, Venezia, Gli specchi Marsilio, 2014.
G. Colletti, La lama nel corpo. Immagini femminili nell’horror italiano, Milano, Mimesis Edizioni, 2022.
M. Costanzo, Carla Gravina: sono timida molto autoritaria, «Sorrisi e canzoni Tv», a. XXIII, n. 7, 17 febbraio 1974.
M. P. Fusco, Se per caso rivede il tuo aguzzino… Gravina tra vendetta e perdono, «La Repubblica» 31 marzo 1994.
G. Manin, Carla Gravina compie 80 anni, «Il Corriere della Sera», 21 agosto 2001, https: //www.corriere.it/spettacoli, (url al 26 marzo 2024).
A. Provantini, Ferentillo il comune senza quote rosa: centinaia di candidature. C’è anche Carla Gravina, «Il Messaggero», 20 novembre 2019, https://www.ilmessaggero.it/ (url al 19 marzo 2024).
A. Gatto, Sul set dei soliti ignoti “ero timida ma parlai in friulano”, «Messaggero Veneto», 19/02/2019, https://messaggeroveneto.gelocal.it/cultura (url al 20 febbraio 2024).
L. Resta, La vita di Carla Gravina, attrice precocissima, dall'amore per Volonté all'innato anticonformismo, «Elle», 10 maggio 2021, https://www.elle.com/it/ (url al 20 febbraio 2024).
L. Canini La diva che scelse il silenzio. Gli 80 anni di Carla Gravina Brescia «Oggi»,
18 agosto 2021, https://www.bresciaoggi.it/argomenti/spettacoli (url al 26 marzo 2024).



Voce pubblicata nel: 2024