“Tra i protagonisti più significativi della tradizione della sociologia economica, del lavoro e dell’organizzazione italiana”, una delle sue madri fondatrici. Ed è senza dubbio così, aggiungendo, però, che si tratta di una tradizione particolare: “eretica” si giunge a dire, se confrontata alla tradizione di altre discipline. Risale agli anni Cinquanta-Sessanta, quando al di fuori e in contrasto con l’accademia e la cultura “ufficiale” – entrambe avvolte da un profondo provincialismo e chiuse al cambiamento – si sono verificate una rinascita della sociologia e una ripresa della ricerca, che pur nelle sue diverse sfaccettature si distingue per un forte impegno politico e sociale.
I protagonisti della rinascita più influenti sono giovani studiosi di varia formazione legati al movimento operaio e sindacale e alla tradizione meridionalista, molti quelli che muovevano da posizioni ispirate al marxismo critico, determinati, cioè, a leggere, conoscere, la società italiana in cambiamento con gli strumenti del Capitale. Bianca ne diventa un'esponente autorevole. Riandando con la memoria ai movimenti culturali pre '68, racconta quanto la passione per la sociologica – non solo la sua – sia nata dentro un’impresa collettiva. Sia stata un’esperienza esistenziale più che un progetto di carriera.
Per lei l’inizio è segnato dall’incontro con Alain Touraine che nel 1948-49 aveva condotto la famosa ricerca sulle trasformazioni dell’organizzazione in fabbrica agli stabilimenti automobilistici della Renault a Billaconcourt 1. Giovane studentessa di filosofia dell’Università di Pavia aveva seguito i suoi corsi a Parigi, rimanendone, come racconta, folgorata.
Fu una folgorazione: anche se seguivo un corso di studi di filosofia, mi ero sempre interessata al tema del lavoro e con l’esperienza parigina trovai la dimensione di studio più adatta ai miei interessi... Credo che questo inizio così casuale e appassionato con la sociologia abbia finito per condizionare le mie scelte professionali, di ricerca e di vita accademica o forse l’intera mia vita tout court.
Ancora ripensando a quegli anni e alla sua storia, così racconta:
Per certi versi la nostra esperienza era quasi più bohemien e internazionale e l’università rappresentava solo uno dei possibili campi in cui praticare la sociologia. Per me la scelta era piuttosto di una trasgressione esistenziale e sociale, non il primo passo verso una carriera professionale. Questo inizio, penso, abbia segnato anche i momenti successivi della mia vita professionale. 2
Certo è che la sua vita è stata animata da più passioni: la sociologia, la politica, la partecipazione ai movimenti operai. Da studiosa un impegno costante e rigoroso sui temi della rappresentanza, dell’uguaglianza e della parità tra uomini e donne. Come persona una vita vissuta intensamente ogni giorno. E fin da giovanissima l’essere stata una donna amata e ammirata.
Nasce a Pavia nel 1938 da una famiglia borghese e liberale, presente nell’ambiente intellettuale e sociale della città. Da liceale è attiva nel movimento studentesco, matricola è delegata nazionale dell’Ugi (Unione goliardica italiana, di studenti comunisti e socialisti). È il tempo dell’amore con Marco Pannella, è con lui che partirà per Parigi (1957-1959). Al ritorno, dopo la laurea con una tesi su Durkheim, passaggi importanti, segnati dall’incontro con Raniero Panzieri e dal matrimonio con Michele Salvati.
Si erano conosciuti anni prima all’università quando lui era uno “smilzo” studente di giurisprudenza, di origine cremonese. Si sposano nel 1963 davanti al sindaco valdese di Torre Pellice, e subito dopo partono per Cambridge. Lui per laurearsi in economia, Bianca per immergersi pienamente nella sociologia e nella pratica della ricerca sotto la guida di David Lockwood, un altro grande interprete della sociologia del lavoro.
L’incontro con Raniero Panzieri, ha significato molto nella sua vita. Decisivo per la sua attiva partecipazione a «Quaderni Rossi» (1961-1966) e all’operaismo degli anni Sessanta con Vittorio Rieser, Mario Tronti, Liliana Lanzardo.
Intanto nel 1962, per iniziativa di Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi, era nata la rivista «Quaderni piacentini» (1962-1984), all’inizio fortemente sostenuta da Franco Fortini e arricchita dall’arrivo di Goffredo Fofi. Anche Bianca partecipa a questa impresa, la cui novità culturale è stata “dirompente” e, come aveva già fatto per «Quaderni Rossi», sollecita Michele a farne parte. Nel 1971 entrambi entrano nel comitato direttivo insieme a Carlo Donolo, Edoarda Masi, Federico Stame e altri.
La sua posizione di studiosa in questi anni si va caratterizzando per il contributo dato alla conoscenza delle reali condizioni e aspirazioni della classe operaia che proprio nella ricerca sociologica (di Panzieri e Rieser, ma anche di Lockwood e Touraine) trovò il suo punto di forza. Centrali per lei i temi della soggettività operaia e della rappresentanza sindacale.
È con questa storia alle spalle che gli anni Settanta la vedono pienamente inserita nella comunità sociologica che via via si faceva più visibile e che si “raccolse” intorno alla Scuola del CO.S.PO.S, la prima scuola di specializzazione in sociologia per giovani laureati, aperta a Milano nel 1967 e affidata alla direzione di Alessandro Pizzorno. L’ultima innovativa tappa della rinascita della sociologia in Italia, prima della sua istituzionalizzazione accademica. Bianca è stata uno dei suoi “istruttori”, nel 1973, mentre proseguiva il suo forte impegno nei movimenti sociali e nelle lotte operaie di quel periodo. Vi partecipa sia intellettualmente che affettivamente: la sua casa era insieme luogo di accesi dibattiti e di calda ospitalità. È anche il momento in cui il suo desiderio di maternità si realizza con la nascita di Marta.
Lo stesso modo di intendere la rappresentanza come espressione della soggettività individuale e collettiva si ritrova nei suoi studi sul genere e sulle pari opportunità e anche nell’impostazione data al Centro Interdipartimentale Donne e differenze di genere presso l’Università degli Studi di Milano, da lei fondato nel 1995 e poi diretto per molti anni e di cui è tuttora presidente. Sugli inizi di questa scelta così lei commenta:
Secondo me, quando ho deciso di impegnarmi esplicitamente negli studi di genere, sono stata automaticamente declassata dai colleghi: essendo stata considerata una giovane promessa, la mia scelta è stata considerata quasi come un venir meno a questa.
Il suo punto di vista in questo campo di studi è che:
Il genere è un approccio che non si dovrebbe mai trascurare. Non dovrebbe mai confinarsi in un reparto di studi specializzato, ma dovrebbe intervenire criticamente nei confronti di altri paradigmi.
La distanza sempre mantenuta dalle regole che guidano la carriera accademica non le ha impedito di percorrerla fino al più alto livello. Ha insegnato sociologia del lavoro e delle pari opportunità presso il Dipartimento di studi del lavoro e del welfare della stessa Università, dove nel 2009 vince la battaglia per l’istituzione di un Corso di specializzazione interdisciplinare in Diritti, Lavoro, Pari Opportunità. Ha frequentato o insegnato in importanti università e centri di ricerca, a Berlino, a Parigi, a Londra, a Cambridge (USA), a Buenos Aires, a Canberra. Dal 1995 al 1998 è coordinatrice della Sezione Economia, Lavoro e Organizzazione dell’AIS (Associazione Italiana di Sociologia). Nel 2003 la città di Milano le conferisce l'Ambrogino d’Oro.
Sempre determinata nel portare avanti i suoi studi e nuove attività di ricerca, sempre partecipe nel dibattito culturale e politico e osservatrice attenta della politica milanese, è anche nonna di tre bambini, Anna, Michele e Lucia. Loro la chiamano nonna Bi. Si spegne il 17 ottobre 2024, lasciando in lutto la famiglia e la comunità sociologica italiana e internazionale.
Bianca Beccalli, The Modern Women's Movement in Italy, «New Left Review», I/204, March-April 1994
Bianca Beccalli, Donne in quota, Milano, Feltrinelli 1999
Bianca Beccalli e Chiara Martucci, Con voci diverse. Un confronto sul pensiero di Carol Gilligan, Milano, La Tartaruga 2005
Bianca Beccalli, Società e sociologia in Italia negli anni Cinquanta e Sessanta, Parolechiave, 38/2007 Danilo Montaldi
Bianca Beccalli, L’operaismo degli anni ’60, Relazione al Corso di Formazione Politica, Circoli Dossetti, 13 dicembre 2008, www.circolidossetti.it
Bianca Beccalli I "Quaderni Rossi", l’inchiesta operaia e lo sviluppo della sociologia in Italia, in Pugliese Enrico, L'inchiesta sociale in Italia, Roma, Carocci 2009
Bianca Beccalli, La città non è solo un’azienda, «ArcipelagoMilano – settimanale milanese di politica e cultura», 26 gennaio 2016, www.arcipelagomilano.org
Bianca Beccalli con Sabrina Perra, Intervista, ottobre, 10/2015, http://sociologia-economica.it
Bianca Beccalli con Giuliana Chiaretti e Marina Piazza, Interviste, 2013, 2016
Vittorio Emiliani, VITELLONI E GIACOBINI Voghera-Milano fra dopoguerra e “boom”, Roma, Donzelli 2009
Paolo Di Stefano per il «Corriere della Sera», Bianca, la sposa mancata nella Pavia del ’58, 17 maggio 2010
Voce pubblicata nel: 2016
Ultimo aggiornamento: 2024