Cresciuta a Conegliano, Mara Antelling – pseudonimo di Anna Piccoli Menegazzi – fu scrittrice e giornalista. Fra i suoi lavori più noti è da ricordare il saggio La moda pubblicato in un volume della collana Vallardi Il secolo XIX nella vita e nella cultura dei popoli. Allo stesso volume contribuirono anche Scipio Sighele, Anna Vertua Gentile e Silvio Zambaldi. La serie Vallardi mirava a ripercorrere ogni aspetto del secolo che si avviava all’epilogo: il lato musicale e quello storico, il lato letterario e quello economico, insieme a quelli legati al fenomeno di moda e sport. La scelta di Mara Antelling per un saggio sulla moda non fu casuale. Antelling era infatti un’esperta dello scrivere di stile e abbigliamento: con lo pseudonimo Marchesa di Riva, la scrittrice teneva una rubrica chiamata L’arte e la moda sulla rivista «Natura ed Arte» e collaborava all’«Almanacco Italiano Bemporad» con un «Corriere femminile» su moda e décor.
L’approccio di Mara Antelling allo scrivere di moda non è frivolo e superficiale, ma storico e sociologico:
Se si dovesse di questa [della moda] far uno studio profondo attraverso tutti i secoli, ne risulterebbe una connessione con l’organismo politico, col carattere dei popoli, col mutarsi degli usi, tale che darebbe tela da ricamare ai filosofi, ai sociologi ed agli statisti. Perché ha il suo massimo impulso dalla vanità, non vuol dire che sia argomento futile, come a tutta prima apparisce. 1
Chi seguiva le rubriche di Mara Antelling si accorgeva subito che non si trattava solo di argomenti tradizionalmente femminili o superficiali ma che, insieme alle tendenze di moda e décor, Antelling si occupava anche di questioni più serie come quella dell’opportunità (o meno) di indossare il busto, della pratica del duello, dei pericoli della pigrizia ("Io conosco tante signore che non hanno mai visto l’alba, lo spuntar del sole, quello spettacolo grandioso per quale [sic] tutta la natura sembra esultante e sia in preparazione di una festa solenne, […]" 2.
Il pubblico di Mara Antelling era costituito in massima parte, e non sorprende, da lettrici, eppure nel saggio sulla Moda è evidente lo sforzo di uscire dal “ghetto” in cui le convenzioni letterarie e culturali del periodo la costringevano e di rivolgersi a un pubblico eterogeneo, fatto di uomini e donne. A questo proposito si pensi alla pagina dedicata alla nascita del fenomeno del pantalone maschile:
E che la moda dei pantaloni abbia origini democratiche ci è provato da questo, che la rivoluzione del costume coincide colla grande rivoluzione politica dell’89, ed è il principio livellatore che sorge dal popolo, il quale può anche deridersi nelle sue supine rassegnazioni col motto Pantalon paga; ma poi apre gli occhi al primo spiraglio di luce ed inizia, con sapienza antiveggente, una pacifica evoluzione che condurrà lontano, un attacco occulto lento ad una rocca, di cui egli va sgretolando con l’ugne le forti muraglie vetuste. Col trionfo dei pantaloni, sparirono i cappelli a tre punte, le code, le borse, i nei, tutte le pastoie che diedero tanto alimento alla vena satirica del Parini sferzante la elaborata “toilette” del giovin signore […]. 3
Il momento di maggiore fama, suo malgrado, fu raggiunto nel 1903, anno in cui l’autrice pubblicò per l’«Almanacco Bemporad» un catalogo di quelle che erano, a suo avviso, le maggiori scrittrici viventi italiane. Le numerose assenti (fra cui Ida Baccini, Anna Vertua Gentile, Matilde Serao, Evelyn) suscitarono non poche reazioni sdegnate nel mondo della pubblicistica e della scrittura femminile italiana. La lista completa includeva Vittoria Aganoor, Luisa Anzoletti, Gualberta Alaide Beccari, Sofia Bisi Albini, Rachele Botti Binda, Maria Alinda Bonacci Brunamonti, Grazia Deledda, Luigi di San Giusto, Donna Paola, Febea, Gemma Ferruggia, Fulvia, Antonietta Giacomelli, Jolanda, Marchesa Colombi, Neera, Maria Pezzè Pascolato, Regina di Luanto, Sfinge, Thérésah. Sorprende, in particolare, l’assenza di Matilde Serao, alla quale Antelling era stata un tempo legata, tanto da raccomandarla caldamente al suo mentore, Angelo De Gubernatis, nel 1879, allorché Serao si accingeva a muovere i primi passi nel campo delle lettere (in una lettera datata 3 aprile 1879 Antelling scrive di questa "buona amica che merita un posto nel Dizionario ch’Ella sta compilando").
Mara Antelling non raggiunse la fama di altre sue colleghe. A parte i saggi e le rubriche di moda e décor, fu autrice di poesia e narrativa 4 e collaborò a numerose riviste fra cui «Flirt», «Vita italiana», «La Rivista per le Signorine», «Il Caffaro».
Le poche notizie biografiche su Mara Antelling rivelano una personalità intraprendente: la corrispondenza con Angelo De Gubernatis conservata alla Biblioteca Nazionale di Firenze indica che la sua vita privata non fu sempre facile a causa di difficoltà finanziarie e professionali: dopo la morte del padre, la giovane Antelling iniziò infatti a lavorare a tempo pieno e diresse per qualche tempo l’ufficio postale di Conegliano Veneto. Le nozze col giornalista Giacinto Piccoli, a cui seguì la nascita di una figlia, la portarono a numerose peregrinazioni per varie città italiane, da Treviso a Bergamo, da Ferrara a Milano a Torino.
Giovanni Armenise, Il secolo XIX nella vita e nella cultura dei popoli, Lecce, Pensa Multimedia 2008
Maria Bandini Buti, Donne d’Italia. Poetesse e scrittrici, Roma, Tosi 1946 [Voci: Antelling, Maria (sic); Piccoli Menegazzi, Anna]
Ombretta Frau, Mara Antelling intellettuale “di moda”, in O. Frau, C. Gragnani, Sottoboschi letterari. Sei case studies fra Otto e Novecento. Mara Antelling, Emma Boghen Conigliani, Evelyn, Anna Franchi, Jolanda, Flavia Steno, Firenze University Press 2011, pp. 1-28
Ombretta Frau, Mara Antelling, in Scrittrici italiane dell’Otto e Novecento: le interviste impossibili, a cura di H.A. Cavallera, Pisa, pp. 125-143
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2024