Angelica Catalani è stata una soprano italiana nata presumibilmente nel maggio 1780 a Senigallia, Ancona, da Antonio, commerciante di pietre preziose e primo basso alla Cappella del Duomo della città, e da Antonia Summi, anconetana di umili origini.
Fin da bambina dimostra una predisposizione al canto. Suo padre le fa studiare musica al Convento di Santa Lucia in Gubbio, dove è molto apprezzata per le sue doti vocali. A quattordici anni il padre l’affida al sopranista Luigi Marchesi. Il suo primo successo arriva nel 1797 quando l'impresario veneziano Alberto Cavos giunge a Senigallia e, dopo averla ascoltata, le organizza un concerto a La Fenice di Venezia dove canta Lodoïska di Johann Simon Mayr. Seguono molti altri successi in tutta Europa. La Catalani si reca a Livorno nel 1799, poi al Teatro Argentina di Roma e successivamente alla Pergola di Firenze dove interpreta Gli Orazi e i Curiazi di Domenico Cimarosa. L’anno successivo si esibisce con Clitemnestra di Nicola Antonio Zingarelli e I Baccanali di Roma di Giuseppe Nicolini. I compositori scrivono opere appositamente per lei e gli impresari spendono fortune per aggiudicarsela. Niccolò Paganini, dopo averla ascoltata alla Scala nel 1833, la loda per la sua capacità di utilizzare i colori musicali e definisce la sua voce “il più bell’istrumento”; anche il compositore Louis Spohr ammira l’agilità tecnica e l’intonazione perfetta della cantante.
Nel 1801, invitata dal reggente del Portogallo, si reca a Lisbona e viene ingaggiata per una serie di recite dietro un compenso di 24.000 scudi, al tempo una somma elevata. Lì recita, nel locale teatro dell’Opera Italiana, opere di Nicola Antonio Zingarelli, Johann Simon Mayr e Giuseppe Nicolini, incantando la Corte con le sue qualità canore e drammatiche; secondo il padre, così diviene “non più celebre ma divina”. In questo periodo conosce Paolo Valabrègue, ufficiale superiore dell’armata francese, che sposa presumibilmente nel 1805 contro la volontà della sua famiglia.
Nel periodo seguente fa una breve apparizione a Madrid e viaggia insieme al marito a Parigi e in Francia; si esibisce a Saint-Cloud dal maggio al settembre 1806, con arie di Domenico Cimarosa, Marco Portogallo, Nicolini e Niccolò Piccini; riscuote un successo pari soltanto a Paganini. Diventa sempre più famosa grazie alla voce straordinaria ma, con la fama, crescono anche le critiche, che evidenziano alcuni difetti stilistici dovuti all’incompleta formazione musicale. Nonostante ciò, riceve un’offerta da parte di Napoleone Bonaparte per diventare una delle cantanti di Corte. Lei, però, rifiuta per andare di nascosto a Londra, dove ha già stipulato un contratto tramite l’ambasciatore d'Inghilterra a Lisbona.
In Inghilterra i successi della Catalani superano quelli di Parigi: a Londra si esibisce in famosi teatri come il Drury Lane, il King’s Theatre ed il Covent Garden e guadagna cifre enormi interpretando tra l’altro brani illustri come l’inno God save the King e la canzone patriottica Rule Britannia!. Gli eccessivi costi di ingaggio della Catalani scatenano una sollevazione pubblica che, comunque, non incide sui complimenti che riceve dalla stampa. D'altronde gli acuti della soprano (si scrisse) costringono la regina Carolina a proteggere le orecchie con tappi di cotone. La Catalani recita anche come attrice teatrale in ruoli impegnativi, come ad esempio quello di Susanna nella prima rappresentazione inglese de Le Nozze di Figaro di Mozart.
Viaggia più volte in Scozia ed in Irlanda, conquistando il Paese con il suo talento, la bellezza ed il portamento regale; guadagna enormi ricchezze, che il marito sperpera velocemente nel gioco. Dopo l’abdicazione di Bonaparte nel 1814, la Catalani torna a Parigi, dove viene ricompensata con un lauto stipendio e con la nomina di Direttore del Teatro degli Italiani da parte di re Luigi XVIII, già suo ammiratore per le performance in Inghilterra. Durante i Cento giorni napoleonici la Catalani viaggia in Europa del nord, esibendosi in Danimarca, Svezia, Olanda e Belgio; nel 1816 riprende la direzione del Teatro che deve però chiudere a causa della cattiva gestione economica del marito. Tra il 1819 e il 1832 intraprende una serie di viaggi per varie rappresentazioni in Polonia, dove incontra un giovanissimo Chopin; e in Russia, dove riceve l'accoglienza alla corte dello zar Alessandro. Ovunque in Europa la Catalani dimostra di essere “destinata a lasciare un'impronta nella storia dell'interpretazione musicale”, come scrive il musicista Giacomo Gotifredo Ferrari, che ha modo di lavorare in più occasioni con lei e ne apprezza il talento naturale, più istintuale che dovuto a una rigorosa formazione musicale.
Canta per l'ultima volta alla Scala di Milano il 17 novembre 1832 per la rappresentazione di Elena e Malvina di Carlo Evasio Soliva. Si ritira poi in una sua villa presso Firenze e fonda una scuola di canto gratuita per ragazze povere: è questo uno dei suoi numerosi atti di solidarietà umana nei confronti dei bisognosi. Nel 1849, per evitare l’epidemia di colera in Italia, la Catalani torna a Parigi presso i figli Augusto ed Angelica (qualche fonte parla della presenza di un terzo figlio). Si ammala comunque e muore presumibilmente l’anno stesso nella capitale francese.
*voce a cura di Margherita Albano ed Elisa Ferrari. Margherita Albano frequenta il Liceo Scientifico “G. Galilei” di Trento; Elisa Ferrari il Liceo delle Scienze Umane “Alcide Degasperi” di Borgo Valsugana (Tn). Entrambe hanno partecipato a un progetto di Alternanza Scuola Lavoro con l’Università di Trento (progetto Ecoltura: per un’ecologia della cultura, Prof.ssa Rodler) che ha previsto la scrittura di alcune biografie (referenti SCRIBUNT: (Gruppo di) Scrittura di Biografie - Università di Trento: Dott.ssa Maria Barbone; Dott.ssa Susanna Pedrotti; Prof.ssa Lucia Rodler).
Anna Pia Giansanti. Angelica Catalani: la cantatrice dei re. Ancona: Affinità elettive, 2014.
Raoul Meloncelli. Catalani, Angelica. Dizionario biografico degli italiani, vol. 22, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1979 (https://www.treccani.it/enciclopedia/angelica-catalani_(Dizionario-Biografico) - data ultima consultazione 1.3.2022).
Giuseppe Radiciotti, “Angelica Catalani”, in Il Pianoforte, V, 3, marzo 1924, pp. 69 - 73.
Flavio Solazzi, Gabriela Solazzi. Angelica Catalani. Una vita di applausi e tormenti per la Diva. L’eco dai luoghi delle Marche, 28 agosto 2016 (http://www.ecomarchenews.com/una-vita-di-applausi-e-di-tormenti-per-angelica-catalani/ - data ultima consultazione 1.3.2022).
Wikipedia. Angelica Catalani. (https://it.wikipedia.org/wiki/Angelica_Catalani - data ultima consultazione 1.3.2022).
Referenze iconografiche: Angelica Catalani, 1806, Kimbell Art Museum. Fonte: Beeldbank. Foto di Mertens, Joeri. Creative Commons Attribution 4.0 International license.
Voce pubblicata nel: 2022
Ultimo aggiornamento: 2023