È il 1907, nonna Allegra, ha solo quarantaquattro anni, i capelli già un poco grigi sono tirati a crocchia sulla nuca, il viso senza trucco, un abito sobrio, ben stirato, poche concessioni vezzose: gli orecchini ai lobi e una bella spilla al jabot. Le labbra ben disegnate sorridono senza scoprire i denti, gli occhi non guardano l’obiettivo, ma un punto lontano, il capo è leggermente piegato a destra, il mento appena alzato verso l’alto. Gli zigomi e le guance ben disegnati danno una piega deliziosa al suo sorriso. Sembra l’immagine di una persona serena, forte di carattere e determinata.
Questa fotografia mi è stata lasciata in eredità da zia Lina. Sin da piccola curiosavo nelle vecchie scatole per trovare le fotografie di famiglia, tempestando di domande tutti su quanti vi trovavo raffigurati. Ma la storia di nonna Allegra, la mia trisnonna, mi ha sempre affascinato più di tutte le altre. Ho promesso a zia Lina che avrei riprodotto la fotografia e che l’avrei mandata a tutti i nipoti e i pronipoti, e avrei raccontato loro la sua storia, e l’ho fatto [1]. Noi tutti in famiglia arriviamo dai cromosomi e dagli ovociti di nonna Allegra. E noi donne di famiglia soprattutto dai suoi mitocondri. [2]
Allegra Lucchesi è nata con una sorella gemella, nel 1863, a Molina di Quosa [3], fra Lucca e S. Giuliano, da genitori acculturati, entrambi maestri di scuola e benestanti.
L’anagrafe allora era organizzata in modo piuttosto approssimativo e lei viene registrata con la data di nascita della sorellina più grande nata nel 1861 e morta senza essere registrata all’uscita da questo mondo. Così papà Lucchesi lascia Allegra segnata all’anagrafe come nata nel 1861 e registra nel 1863 solo la sorellina gemella.
Bel nome Allegra, la figlia di Byron si chiamava Allegra.
I due fratelli più grandi, anch’essi gemelli, moriranno giovanissimi di tubercolosi. Anche i genitori si ammalano e per salvare le due bambine dal contagio le affidano allo zio, cappellaio con lavoranti e “stilisti”, fratello della madre, sposato ma senza figli che, con la moglie, le alleva come se fossero le proprie figlie. Questi sono sicuramente anni sereni per Allegra: ben vestita, curata, può giocare, studiare: «era trattata come una signorina». La zia, soprattutto, le vuole molto bene. A Molina di Quosa (una zia dice a Pugnano) allora c’era via Privata Lucchesi, con tutte case di proprietà della famiglia di Allegra, che poi lo zio amministrerà alla morte dei genitori delle nipoti.
Il destino di Allegra, però, prenderà una strada inaspettata. Come lavorante nel cappellificio dello zio Allegra incontra Onorato, un giovane che, con la complicità della governante, “la compromette", facendola rinchiudere da sola con lui nel laboratorio, forse per una notte intera. Chissà se Allegra, solo quattordicenne, ha sogni, batticuori, felicità, chissà se Onorato le piace o se si è trattato soltanto di prepotenza e violenza? E Onorato ha desiderato la ragazza per amore? È più probabile che mirasse alla dote della “signorina”. Ma le cose non vanno secondo i suoi piani. Lo zio Lucchesi per salvare l’ onore di Allegra li fa, sì, sposare, ma non tira fuori una lira di dote. Con la scusa del disonore li caccia entrambi, tenendosi il patrimonio delle gemelle e gli sposi se ne vanno a vivere a Pisa. È il 1878 e Allegra ha 15 anni, Onorato dodici più di lei. La sorella gemella si sposa nello stesso anno ed emigra in Argentina e non tornerà più. Unica risorsa economica per Allegra è un grosso fagotto d’oro, si dice di due chili e mezzo, che la zia le dà di nascosto e che apparteneva alla mamma di Allegra: «ma la zia ci aggiunse anche del suo».
Queste parole sempre riportate nello stesso modo dalle zie, come la frase “trattata da signorina”, o il termine “acculturati”, fa pensare che siano proprio le parole di nonna Allegra a giungere fino a noi, forse le stesse precise parole che utilizzava per raccontare la sua storia alla figlia e poi ai nipoti.
Il piccolo tesoro viene amministrato da Allegra con grande oculatezza e di nascosto dal marito, infatti le zie raccontano che durante la seconda guerra mondiale viene utilizzato per sfamare tutta la famiglia.
La vita da sposata di nonna Allegra non sembra essere affatto felice. Di Onorato sappiamo poco: spende la paga giocando e frequentando prostitute. Nel 1879 nasce Nello, due anni dopo, nell’81, Pia. Nello muore annegato in Arno a 12 anni.
La leggenda familiare racconta la disperazione di Allegra: erano già tre giorni che Nello era scomparso in Arno e, nonostante le ricerche, non ne trovavano il corpo. Allegra, assopita dal gran piangere a braccia conserte sul tavolo di cucina, sogna Nello che le chiede di andarlo a prendere e le dice esattamente dov’è , impigliato sotto l’imbarcadero in un luogo improbabile. Lì viene ritrovato. Per tutto il resto della vita l’amore di Allegra si riversa sulla figlia Pia.
Allegra non ha più rapporti col marito, da quando lei ha uno «sbocco di sangue», e, subito dopo la nascita di Pia, il marito la caccia dalla camera matrimoniale per paura della tubercolosi e «non l’ha più toccata».Nonna Allegra potrebbe non avere avuto la tubercolosi o forse un principio, guarendone ben presto. È sopravvissuta un anno al marito e ha avuto la forza di allevare i 7 figli di sua figlia Pia.
Si racconta che quando in famiglia qualcuno diceva ad Allegra, riguardo ad Onorato: ma mandalo via , come fai a sopportarlo? Lei rispondeva «cosa devo fare....in fondo è mio marito».
Onorato (detto Leprino), oltretutto, ogni tanto vuole affermare il suo potere di capofamiglia. Quando Pia inizia ad essere in età da marito, sceglie per lei un bravo giovane, Augusto, e questa è l’unica azione che lo riscatta.
Pia e Augusto si sposano nel nuovo secolo, nel 1902, e nel 1903 nasce la prima figlia, Sira e poi via via altri 6 figli: Nello, Lina, Danilo, Lara, Sergio, Leonia. Tutti nomi russi. Augusto era appassionato lettore della narrativa russa, ma anche dell’internazionale socialista. Per le vie della Pisa fascista se ne andava a “bazza alta” e a bocca chiusa mugolando l’Internazionale.
Sia Pia che Augusto lavorano. Pia ha un forte carattere, conduce l’economia in famiglia, prende le decisioni importanti. Nonna Allegra le sta accanto e la sostiene nella cura dei figli, fa loro da mamma . Pia è vissuta dai propri figli più come una sorella grande, Allegra è chiamata “mamma”, Pia “mamma Pia”.
È la terza volta che Allegra vive in luogo di qualcun altro: all’anagrafe la prima volta, al posto della sorellina morta, la seconda presso gli zii a sostituire una figlia non nata, in questa fase della propria vita a fare la mamma al posto di Pia. Ama i nipoti teneramente, li cresce tutti sani e bravi. Tranne il povero Nello che, come il Nello di cui porta il nome, muore bambino, lui ancora più piccolo, a 11 mesi, di polmonite, mentre è a balia. Forse è per questo motivo che in famiglia in seguito nessuno è stato più chiamato Nello, né Allegra, né tantomeno Onorato, come se quei nomi portassero ad un destino di infelicità o di morte precoce.
Il grande amore di Allegra è Pia, Pia che fino alla vecchiaia dalla mamma si farà coccolare, che trova l’acqua calda col bicarbonato per il pediluvio tutte le sere, la casa pulita, il bucato fatto, stirato, la cena pronta, i figli in ordine e sereni. «Fate silenzio bimbi, la mi Piina è stanca»; «Piina ti faccio un brodino caldo?». Allegra piano piano invecchia, dolcemente amata dalla figlia, dal genero e dai nipoti che hanno di lei, tutti, un ricordo intenso e riconoscente. Allegra muore nel suo letto il 19 novembre 1933.
NOTE
1. La storia di Nonna Allegra si fonda sulla ricostruzione dei fatti raccontati negli anni da mia madre Lara, da zia Lina,zia Leonia e zia Sira, durante bellissime serate di confidenze e memorie. A volte i racconti concordano a volte risultano, invece, comicamente e simpaticamente contradditori. Questa che presento è, credo, la massima verità raggiungibile.
2. Piergiorgio Odifreddi, Storia di Eva la grande madre in «La Repubblica» 10 marzo 2007.
3. Zia Sira sosteneva che Nonna Allegra era nata a Pugnano.
Torna su
Voce pubblicata nel: 2012
Ultimo aggiornamento: 2023