Adelaide Gigli nasce nel 1927 da Lorenzo Gigli, noto pittore, e Maria Teresa Valeiras, artista argentina dedita al disegno e all’incisione. I due si conoscono a Buenos Aires, dove Lorenzo frequenta l’Accademia delle belle arti e Maria Teresa lavora come artista.
Si sposeranno nel 1925 a Buenos Aires, per poi intraprendere un lungo viaggio in giro per l’Europa che si conclude con una residenza di circa 3 anni a Recanati, città natale di Lorenzo. Qui nasce Adelaide.
Nel 1930 la famiglia ritorna in Argentina: il padre immagina così di poter sfuggire alle maglie del partito fascista e all'aria di oppressione che si respira in Italia. È dunque a Buenos Aires che si svolge l'infanzia e la prima giovinezza di Adelaide: qui il suo nome assumerà quella 'a' finale che rappresenterà per sempre l'alfabeto delle sue rivolte. A Buenos Aires nasce anche il fratello, Lorenzo A. L.
Intelligente e coraggiosa, Adelaida partecipa attivamente alla vita culturale della città, e al bar della Pace incontra il futuro marito, David Viñas. Dopo aver frequentato la facoltà di lettere e filosofia, nel 1953 dà vita insieme al marito al circolo culturale che si esprimerà attraverso la rivista “Contorno”. È l’unica donna di questo gruppo. Non sono anni facili: sta prendendo sempre più piede il peronismo, quel misto di patriottismo, cattolicesimo e giustizialismo che reprimerà le voci libere e il dissenso. Adelaida e David vedranno molti dei loro amici scomparire per sempre.
Dal matrimonio nasceranno due figli: nel 1954 María Adelaide, detta “Mini”, e l’anno successivo Lorenzo Ismael.
Tra le molte peregrinazioni, la coppia si trasferisce per un breve periodo (1959-1960) in Venezuela, dove Adelaida impara a lavorare la ceramica, attività a cui poi dedicherà tutta la sua esistenza. In particolare, il suo interesse è indirizzato verso la scultura precolombiana. Nel suo lavoro di ceramista ha molta influenza anche il viaggio in India compiuto in quel periodo.
Il ritorno in Argentina, nonostante le loro illusorie speranze, è tragico: nel '76 si insedia la dittatura militare di Videla. I due figli di Adelaida entrano a far parte della folta schiera di desaparecidos.
Adelaida stessa racconterà la scomparsa della figlia a Fabrizio Carbonetti, giornalista de Il Cittadino di Recanati:
Mia figlia [...] è scomparsa il 21 settembre 1976 all’età di 22 anni. Oggi avrebbe quasi 28 anni. Quel drammatico giorno Maria si trovava in compagnia della sua bambina di circa 7 mesi nel giardino zoologico di Buenos Aires. All’improvviso da una macchina rossa sono scesi degli uomini in borghese, forse della polizia segreta dell’esercito, e c’è stata una sparatoria violenta con alcuni uomini che poc’anzi avevano incrociato mia figlia e mia nipote. È stato un attimo. Terminati gli spari gli uomini della macchina rossa si sono avvicinati a Maria che, avuto sentore di un qualche pericolo, ha fatto appena in tempo ad affidare la piccola a due anziani coniugi svizzeri, prima di essere rapita e condotta in un luogo sconosciuto. Da quel giorno non ho saputo più nulla di Maria.
Anche Lorenzo viene arrestato per la prima volta nel 1976, accusato di trasportare volantini per l’organizzazione di estrema sinistra Erp, sebbene fosse invece un simpatizzante dei montoneros. Dopo un anno di carcere è allontanato dal paese e si dirige in Messico. Viene arrestato dalla Polizia brasiliana ad Uruguaiana, in Brasile, nel 1980: scappava dall'Argentina cercando di raggiungere la madre in Italia.
Adelaida non saprà più nulla di loro.
All'epoca, i prigionieri del regime venivano torturati e caricati sugli elicotteri, dai quali venivano poi gettati nel Rio. Da quel giorno, il bel volto di Adelaida si vela di un'inaccessibile malinconia: scrive Adrián Bravi, nel suo splendido "Adelaida" (Nutrimenti Ed. - 2023) che “la sua bellezza era come una ferita aperta”.
Torna, ormai separata dal marito, a Recanati, luogo che la accoglie a braccia aperte ma che lei vive come un esilio. Occupa un monolocale intriso del fumo delle sue sigarette e zeppo di oggetti che fanno parte del suo passato; la sua lingua è sempre lo spagnolo, anche se, quando le memorie più dolorose si fanno pressanti, sceglie di parlare in italiano, per difendersi.
La sua casa è il palcoscenico dove dà forma alle assenze della sua vita: ai volti dei suoi figli e delle persone scomparse, plasmati nella ceramica. Scrive poesie e racconti senza nessuna velleità di pubblicazione. Sono opere di valore, come tutto ciò che Adelaida crea: le interessa dare ordine al suo mondo interiore, perché l'arte possa svelarglielo. L'immaginazione - lei lo sa - è la sola arma per combattere ogni autoritarismo e per trovare sé stessi.
Finisce i suoi giorni, malata di Alzheimer, in una casa di riposo, nel 2010.
Nel 2022 viene inaugurata la mostra “Adelaide Gigli. La voce della terra” nel Museo dell'Emigrazione Marchigiana di Recanati. Nello stesso anno le viene intitolato un parco in via Tre Colli, nel quartiere Castelnuovo di Recanati. Nel parco la scultura “l’albero del sole” comprende una formella in ceramica di Adelaide.
Il Giardino delle parole interrotte, sempre a Recanati, è stato dedicato alla memoria dei figli desaparecidos di Adelaide, Mini e Lorenzo.