"Perché sono la prima cantautrice professionista in carrozzina in ordine di tempo ad apparire nei media in Italia, in Europa, negli Stati Uniti, e forse nel mondo? Sicuramente per una seria di coincidenze e… dissolvenze incrociate".
Nata a Bologna da genitori trapiantati dalla Basilicata, Antonietta prende il virus della poliomielite all’età di un anno e mezzo. Trascorre quaranta giorni nel polmone d’acciaio e diventa una dei sessanta su cento bambini che ce la fa “merito dei medici e di tutta la struttura ospedaliera”. Per Antonietta, Bologna rimane la sua città straordinaria, un contesto idoneo al suo sviluppo come ragazza, artista, attivista, donna e madre.
Frequenta la scuola comunale e l’Istituto magistrale Laura Bassi, dove nel 1969 all'età di sedici anni si aggrega ai suoi compagni occupando la scuola. Poco tempo dopo, si innamora di Franco, intellettuale autodidatta. Hanno una figlia, Vanessa, che nasce nel 1972.
Un incontro casuale la porta a una riunione di autocoscienza, che le fa scoprire il femminismo e da questo momento inizia a scrivere canzoni femministe. Nel 1975 con Nadia Gabi, chitarrista svizzera, incide a Milano il primo EP, Alle sorelle ritrovate. Canta nelle piazze, nei teatri, nei circoli culturali italiani, inclusa Roma al teatro della Maddalena invitata da Dacia Maraini. Nel 1979 esce l’album Le belle signore.
Con l’inizio degli anni Ottanta inizia una ricerca artistica che prevede il coinvolgimento di strumenti elettronici, fumetti, fotografia e teatro sperimentale. Incontra Nico, un fotografo argentino di origine italiana, che sposa e con il quale crea il gruppo Plastico Amore insieme ad altri artisti bolognesi. Il gruppo fa spettacoli trasgressivi e irriverenti con sfilate di moda, proiezioni di diapositive, musica e una fanzine, produzioni dai toni provocatori, una miscellanea di diverse identità sessuali e sociali. Antonietta costruisce uno studio di registrazione in casa, utilizzando le più avanzate tecnologie.
“È stato un periodo di ricerca importantissimo, perché attraverso l’elettronica ho espresso tutte le mie potenzialità creative e innovative in piena libertà espressiva.”
Ma le case discografiche non la vogliono. La sua arte non viene ritenuta interessante per il mercato e gli spettatori non vogliono vedere una donna in carrozzina.
“Venivo, quindi, censurata proprio per questa mia immagine di donna non adeguata agli standard della cantante tipica!”
“Nel bene e nel male ero al centro dell’attenzione e questo mi ha fatto sentire all’interno di un palcoscenico virtuale dove mi vedevo dall’esterno, io, interpretare me stessa, ovvero alla ricerca di una rappresentazione di me che mi rendesse giustizia.”
All’inizio degli anni Novanta, con l’aiuto di Franco Piro, un politico disabile, canta la sigla finale del Cantagiro in diretta su RAI 2 per dieci settimane. È la prima donna cantautrice in carrozzina ad apparire in televisione a livello nazionale.
Nel 1992 esce il terzo album Donne a Marrakech presentato in numerose occasioni in Italia e all’estero. La casa discografica si rifiuta di lasciarla partecipare alle trasmissioni televisive perché non le considera adatte a lei.
Ciononostante, gli anni Novanta sono pieni di eventi e manifestazioni ideati e realizzati dalla stessa Antonietta. Scrive rassegne e articoli per la stampa bolognese e nazionale e conduce trasmissioni radiofoniche su Ciao Radio. Infine, la sua trasmissione televisiva Sirena Project va in onda su Rete 7-Bologna. Numerose sono le sue performance radiofoniche e televisive, private e nazionali. Si esibisce anche in concerto a Londra e a Düsseldorf.
Nel 1995, concepisce l’idea della “Festa della Befana” come una festa della donna, simbolo di evoluzione e di trasformazione del femminile. Realizza sei edizioni (1996-2001) di “La Befana Vien di Notte” un complesso di manifestazioni e di spettacoli progettati da donne e uomini con il coinvolgimento di associazioni e della stampa contro la violenza sulle donne. Lo scopo è raccogliere i fondi per un’iniziativa in favore delle donne in difficoltà.
Poco prima dell’inaugurazione della prima edizione, scompare improvvisamente Nico, il marito. Nonostante il dolore indescrivibile Nicoletta non si ferma e costituisce l’Associazione Sirena Project – Arte e Diversità, attiva ancora oggi.
Antonietta e La Sirena, una creatura post-human che supera ogni schema biologico e fisico della condizione umana, sono proprio la stessa persona. E dal 2000 a oggi continua a ideare e realizzare installazioni, mostre multimediali, performance e concerti con la stessa tenacia contro l’ingiustizia che l’ha sempre caratterizzata.
Sito ufficiale: https://antoniettalaterza724410823.wordpress.com/
Il Sessantotto lungo la via Emilia: https://viaemilia68.it/cronologia
Referenze iconografiche: Immagine concessa da Antonietta Laterza.La fotografia è stata scattata nel 1992 nello studio fotografico Pulga-Pedrini di Bologna in occasione dell’uscita dell' LP’ “Donne a Marrakech “ , casa discografica Fonit-Cetra.
Voce pubblicata nel: 2022
Ultimo aggiornamento: 2023