“Nel 1958, appena laureata, presentai ricorso poiché ero stata esclusa da un concorso alla carriera prefettizia, in quanto mi mancava il requisito di appartenenza al sesso maschile.”
Nata a Salerno da genitori campani, Rosa Oliva risiede a Roma, dove si trasferisce per intraprendere gli studi presso l'Università La Sapienza, conseguendo nel 1958 la laurea in Scienze Politiche e Sociali. Presenta quindi istanza per partecipare al concorso per la Prefettura, ma la sua richiesta viene respinta poiché, fino a quel momento, i principali concorsi pubblici erano riservati agli uomini. Non avendo la possibilità di partecipare al concorso, si rivolge al suo docente di Diritto costituzionale, il Professor Costantino Mortati, per ottenere assistenza nella presentazione di un ricorso legale. A 24 anni Rosa Oliva dà inizio alla sua battaglia. Il suo obiettivo non è strettamente quello di diventare prefetto, quanto quello di sollevare la questione delle discriminazioni di genere.
L'esame del ricorso da parte della Corte costituzionale riconosce la violazione dell'articolo 3, che garantisce l'uguaglianza senza discriminazioni di sesso, e dell'articolo 51 riguardante l'accesso ai pubblici uffici e alle cariche elettive in condizioni paritarie.
"Il motivo principale che mi spinse all'azione fu che io non accetto l’incoerenza, sia negli individui che nei diritti e nella società in generale. Mi affascinò profondamente la Costituzione e mi colpì il principio di uguaglianza sancito all'Articolo 3 tra i suoi fondamenti, ribadito anche all'articolo 51 riguardo all'accesso alle carriere pubbliche. Lo confrontavo con una realtà in cui sapevo che io, una volta laureata, così come le mie colleghe, non avrei potuto partecipare a una serie di concorsi di grande rilevanza, che erano invece lo sbocco lavorativo dei nostri colleghi.”
Rosa Oliva ottenne la sentenza della Corte costituzionale numero 33 del 13 maggio 1960, la quale rappresentò il primo e uno dei più rilevanti interventi in materia di parità di genere, eliminando le principali forme di discriminazione nell'accesso agli impieghi pubblici. Questa coraggiosa sentenza, fondata su una Costituzione ancora giovane, ebbe inizialmente un impatto limitato solo sulle prefetture. Successivamente, il Parlamento approvò la legge numero 66 il 9 febbraio 1963, estendendo alle donne l'accesso a tutte le cariche pubbliche, compresa la magistratura. Solo allora è stato consentito alle donne di svolgere le funzioni giudiziarie, prima esplicitamente riservate agli uomini.
Tale legge ha tolto ogni vincolo all’accesso a tutte le altre professioni e impieghi pubblici nei vari ruoli, carriere e categorie, senza limitazioni di mansioni e di livelli. Il concorso per l’accesso in magistratura fu aperto alle donne nello stesso anno di promulgazione della legge e due anni dopo otto donne cominciano il lavoro di uditrici giudiziarie. Graziana Calcagno, Emilia Capelli, Raffaella d’Antonio, Giulia De Marco, Letizia De Martino, Annunziata (Anny) Izzo, Ada Lepore, Maria Gabriella Luccioli.
È sull’onda di questo grande cambiamento che ha inizio la carriera di Rosa Oliva come scrittrice, attivista e giurista italiana, ricoprendo diversi incarichi di rilievo e ricevendo numerosi riconoscimenti nel corso degli anni. Per tredici anni lavorò come funzionaria dello Stato nell'Amministrazione finanziaria. Dopo un decennio dedicato alla famiglia e all'impegno sociale, fu eletta Consigliera nella XX Circoscrizione di Roma per tre mandati. Ricoprì poi vari incarichi, prima come Commissario regionale dell’IPAB Conservatorio Santa Caterina della Rosa, contribuendo con l’apertura de La casa degli zii per l’accoglienza di bambini e neonati, e successivamente come Consulente giuridica sia alla Camera che al Senato, durante la XII e la XIII Legislatura.
Dal 1974 ad oggi ha unito all'attività professionale un costante impegno volontario nella difesa dell'ambiente, nella promozione dell'informatica e delle nuove tecnologie e nel sostegno delle donne, dei bambini e dei soggetti più vulnerabili. Nel 2006 fonda l’Associazione Aspettare Stanca, volta a promuovere la presenza delle donne in politica e nei processi decisionali. Nel 2010, in seguito alle celebrazioni del cinquantenario della sentenza della Corte costituzionale numero 33 del 1960, istituisce la Rete per la Parità, di cui è Presidente onoraria. Nel 2016 viene pubblicato Cinquant'anni non sono bastati. Le carriere delle donne a partire dalla sentenza numero 33/1960 della Corte costituzionale: ventinove riflessioni che offrono una visione collettiva sulle carriere e i destini delle donne italiane, a partire dalla famosa sentenza che ha segnato l'inizio delle modifiche legislative per eliminare le discriminazioni contro le donne nell'accesso alle carriere pubbliche.
“Bisogna lottare per il passaggio da una società patriarcale a una società in cui uomini e donne alla pari si trovino a concorrere e a sviluppare le proprie vite, i propri destini”.
Anna Maria Isastia, Rosa Oliva, Cinquant'anni non sono bastati. Le carriere delle donne a partire dalla sentenza n. 33/1960 della Corte costituzionale, Scienza Express, 2016 Sartori, F. (2009). Differenze e disuguaglianze di genere. Il Mulino. P. 114-115 Di Caro, Eliana. (2023). "Magistrate: Finalmente le Prime Giudici d'Italia". Il Mulino. https://www.raiplay.it/video/2023/02/La-storia-di-Oliva-Rosa---Rebus---Puntata-del-23102022-a930c0e7-b63c-4316-9a29-fcd4d504834a.html (URL consultato il 28 aprile 2024) https://www.youtube.com/watch?v=7_KdQSLd4LA (URL consultato il 28 aprile 2024) https://www.treccani.it/enciclopedia/rosa-oliva/ (URL consultato il 2 maggio 2024) https://www.reteperlaparita.it/la-presidente/ (URL consultato il 2 maggio 2024)
Voce pubblicata nel: 2024
Ultimo aggiornamento: 2024