Aspasia, Laide, Neera, Teodote, Frine, e poi Saffo, Anite, Mirtide… affiorano da questo libro tante donne greche che vale la pena di incontrare più da vicino, dando voce ai loro destini e alla loro poesia. È vero, sono gravate da un patriarcato incombente, che tenta di contenerle in stretti contorni: le mogli, le concubine, le etère, le schiave, confini che le guerre o gli interessi possono spazzare via in un momento, ma che si possono allentare anche grazie alla loro iniziativa, intelligenza, affettività. Per una donna greca il matrimonio – denunciava la Medea di Euripide nel V secolo a.C – significava comprarsi, al caro prezzo di una dote, insieme al marito un padrone, con l’incognita di non sapere neppure se sarebbe stato un padrone buono o cattivo. Rispetto a questa condizione appare quasi desiderabile la vita rischiosa e discriminata dell’etèra, che in cambio del mantenimento offriva ai suoi amanti compagnia, sesso e soprattutto relazione. Con le curvature e le deformazioni tipiche dell’epoca le fonti storiche e quelle letterarie dell’epica, del teatro e della poesia, rivelano destini in cui la ricerca di qualche forma di libertà si fa strada tra le maglie strette di una società profondamente maschilista, ma sensibile alla bellezza e all’amore, messa in ogni caso alla prova da tante donne incantevoli e brillanti.
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Vittoria Longoni, laureata in filosofia e in letteratura greca, ha insegnato lungamente e pubblicato numerosi commenti, traduzioni e libri di testo (L’immaginario epico, La nuova Italia). Insegna greco antico e cultura classica all’Unitre e all’Humaniter. Femminista dal 75, collabora con la Libera università delle Donne e con la Casa delle Donne di Milano, nei gruppi Libr@rsi e Bibliomediateca.
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