Il titolo “Cineserie”, spiega nella postfazione Gian Carlo Calza, non è solo l’evocazione in Occidente di visioni incantate di un mondo asiatico del passato. Il termine, infatti, fa riferimento a un periodo dell’arte europea in cui si ebbe una forte influenza dell’arte cinese. La scelta di Cineserie come titolo di questo volume allude quindi, non senza ironia, a quell’immaginario che dal Seicento è giunto per varie strade a occupare dimore di ogni tipo, come un invito al viaggio, come un esotico richiamo a una Cina immaginaria e concreta. Monica Dematté, artista e specialista di arte contemporanea cinese, pone al centro del libro le storie da lei vissute e commentate con la tipica modalità arcaica dei viaggiatori e dei narratori che nei secoli hanno parlato delle cineserie.
Il libro riporta la descrizione di diciannove cineserie sulla base del materiale raccolto dall’autrice in trent’anni di viaggi assidui e lunghe permanenze in Cina. Quello che propone Dematté, spiega Calza, è la liberazione dai preconcetti diffusi sul paese asiatico, per interrogarsi sul senso che scorre attraverso le descrizioni. Ne sono esempio capitoli come Chiamami come si conviene, che tratta dell’acrobazia linguistica cinese sul come rivolgersi a una persona, o Non per tutti, la scoperta del nido d’aquila di un vero monaco guerriero e guaritore su una delle montagne sacre cinesi. Una serie di racconti, quindi, che, come cronache di viaggio, restituiscono al lettore una Cina contemporanea e diversa dalle narrazioni correnti.
Monica Dematté applica un approccio che va considerato oltre ogni tipologia precostituita, condividendo l’esperienza diretta degli artisti. Così le due anime della Cina, quella sociale umanistica e quella individuale creativa, si fondono dando vita a un viaggio artistico e culturale che mira a svelare gli aspetti concreti, ma esemplari, di una Cina che da sempre è stata narrata in maniera “ideologica”, “filosofica” e “politica”.
Monica Dematté vive e lavora in Italia e nella Repubblica Popolare Cinese dal 1986, dedicandosi alla scoperta e al sostegno di artisti ancora poco noti, alla scrittura e alla cura di mostre. Ne ha realizzate una novantina in vari paesi. Ha lavorato come curatrice presso il Singapore Art Museum e la Shanghai Gallery of Art, ha collaborato con la Biennale di Venezia (1999, 2001). Ha ideato per la rivista internazionale di fotografia PRIVATE tre numeri dedicati alla Repubblica Popolare Cinese: Carne e Ossa, 1999, Earth, 2005 e True or Real?, 2011. Il suo libro Arte, una ricerca individuale – Percorrendo gli ultimi 20 anni dell’arte cinese (2008) è l’unico testo di un esperto straniero pubblicato in lingua cinese su questo soggetto. Dal 2014 è la direttrice artistica del Mo Art Space 莫空间 a Xinmi, Henan (www.moartspace.com). Su di lei è stato fatto un documentario: Il sogno di Mo, FilmWork, 2017/18.
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